da: https://www.lettera43.it/
- di Efraim Benmelech, Paola Sapienza e Luigi Zingales
Il
55% dei cittadini Usa non vuole far conoscere gli spostamenti per favorire il
tracciamento digitale dei contagi da coronavirus. I governo dovrebbero avere il
coraggio di spiegare siamo già nel mondo della sorveglianza digitale. Lo
faranno? L'intervento di Zingales, Benmelech e Sapienza per ProMarket.
Il numero di vittime quotidiane da Covid-19
inizia a ridursi e cresce il desiderio di riaprire l’economia e di passare a
una “fase 2” nelle politiche di risposta al Coronavirus. In assenza di un
vaccino disponibile o di un cocktail di farmaci antivirali efficace, test e
tracciamento sono due degli strumenti più importanti di cui disponiamo per
gestire la riapertura dell’economia.
L’ESEMPIO
DI COREA DEL SUD E ISRAELE
Corea del Sud e Israele stanno già
tracciando gli spostamenti grazie ai dati di localizzazione geografica dei
cellulari. Alcuni Paesi europei valutano di seguire la stessa strada. Certo, ci
sono dei problemi tecnici, ma anche qualora venissero superati il successo di
questo approccio dipende dalla collaborazione dei cittadini che non può essere
ottenuta soltanto con la forza. Una edizione speciale del Chicago Booth-Kellogg
School Financial Trust Index dimostra che i governi hanno parecchio da fare.
LA
RICERCA SULLA DISPONIBILITÀ DEI CITTADINI A COLLABORARE
La ricerca, condotta tra lunedì e martedì
della scorsa settimana su un campione rappresentativo di 1000 americani,
contiene notizie sia buone che cattive sulla disponibilità dei cittadini di
collaborare a queste politiche di test e tracciamento.
SÌ
AL DISTANZIAMENTO SOCIALE, MA NON SI RINUNCIA ALLA PRIVACY
La buona notizia è che gli americani stanno
rispettando il distanziamento sociale: il 79 per cento dichiara di indossare la
mascherina per andare a fare la spesa, il 60 per cento non ha contatti con più
di due persone oltre ai familiari, il 63 per cento ha lavorato da casa o
comunque non è uscito dalla propria abitazione. La cattiva notizia è che la
maggioranza degli americani non è disposta a rinunciare alla propria privacy
per autorizzare una qualche forma di monitoraggio digitale.
IL
55% NON È DISPOSTO A USARE L’APP PER IL TRACCIAMENTO
Il 34 per cento si dice disposto a usare
una app che traccia gli spostamenti se questo riduce la durata della quarantena
forzata di due settimane. La percentuale sale al 45 per cento se il beneficio
fosse una riduzione di due mesi. Eppure il 55 per cento delle persone non ha
alcuna intenzione di autorizzare il governo a tracciare i propri spostamenti
anche se questo rifiuto dovesse costringere tutti a stare in casa due mesi in
più.
SOLO
IL 6% METTE LA LIBERTÀ SOPRA IL RISCHIO CONTAGIO
Questo riusultato è particolarmente
interessante visto che soltanto il 6 per cento degli intervistati dice che
tutelare la libertà personale è più importante che proteggere gli altri dal
rischio di essere contagiati dal virus.
SERVONO
REGOLE PER CONVINCERE I CITTADINI
Se il governo vuole passare alla “fase 2”,
deve prima di tutto convincere le persone che non abuserà del proprio potere.
Così come ci sono regole rigide per autorizzare intercettazioni telefoniche e
altre regole altrettanto rigide per disporre delle informazioni raccolte, il
governo dovrebbe introdurre procedure analoghe per fare ricorso al tracciamento
digitale. Se non si supera la diffidenza dei cittadini, non c’è speranza che
questa misura possa funzionare.
TUTTI
NOI ABBIAMO GIÀ PERSO LA NOSTRA PRIVACY
La cosa più importante, però, è che il
governo americano dica la verità: tutti noi abbiamo già perso quella privacy
che ora ci preoccupiamo di proteggere. L’abbiamo persa quando abbiamo accettato
alla cieca le condizioni di utilizzo che Facebook, Google e altre piattaforme
ci hanno sottoposto. Siamo già seguiti, spiati, ascoltati in ogni istante delle
nostre vite, così da permettere agli inserzionisti pubblicitari di offrire
pubblicità più mirate sulle nostre preferenze.
ACCETTARE
UN PASSO FAUSTIANO
Soltanto se il governo spiegherà quanta
poca privacy è rimasta agli americani i cittadini accetteranno il patto
faustiano loro proposto: tracciamento degli spostamenti in cambio di una più
rapida riapertura dell’economia. Le conseguenze di questo comportamento del
governo potrebbero essere molto positive per l’economia in generale, ma
potenzialmente devastanti per quei settori che si sono arricchiti sfruttando la
sorveglianza digitale già in atto nei nostri Paesi.
AVRANNO
IL CORAGGIO DELLA VERITÀ?
Il presidente degli Stati Uniti e tutto il
governo avranno il coraggio di essere onesti con i cittadini e spiegare loro
quanta privacy hanno già perso? Solo
così potranno salvare l’economia.
La
versione originale di questo articolo è stata pubblicata su ProMarket.org, la
testata digitale dello Stigler Center.
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