Su
Interris.it è stata pubblicata la straziante lettera di un anziano che viveva
in un Rsa e prima di essere ucciso dal Covid-19 saluta la figlia e i nipoti,
senza sapere se leggeranno mai queste sue parole: i rimpianti, i rimorsi, le
riflessioni di un uomo che sa di morire. Un commovente addio e una forte
denuncia. Ecco il testo della lettera
Pubblichiamo
il testo integrale della lettera d’addio di un anziano morto per coronavirus
all’interno di una Rsa (Residenza sanitaria assistita, ndr)
dove purtroppo si sono registrati numerosi decessi e dove le persone sono morte
da sole e a causa della pandemia non si è potuto neanche celebrare un funerale
Da questo letto senza cuore scelgo di
scrivervi cari miei figli e nipoti. (L'ho consegnata di nascosto a Suor Chiara
nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere
più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a
stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età
Elisa mia cara. È l'unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche
sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un
po' di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre
assistenti che neanche ti salutano.
Non volevo dirvelo per non recarvi
dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro
questa bella "prigione". Si, così l'ho pensata ricordando un testo
scritto
da quel prete romagnolo, don Oreste Benzi che parlava di questi posti
come di "prigioni dorate". Allora mi sembrava esagerato e invece mi
sono proprio ricreduto. Sembra infatti che non manchi niente ma non è
così…manca la cosa più importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere
tante volte al giorno "come stai nonno?", gli abbracci e i tanti
baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per
spostare l'attenzione e far dimenticare tutto. In questi mesi mi è mancato
l'odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie
e persino le tante discussioni. Questo è vivere, è stare in famiglia, con le
persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto così tanto
non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho
vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme.
In 85 anni ne ho viste così tante e come
dimenticare la miseria dell'infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere,
mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era
come un sogno poterci andare, una gioia, un onore. La maestra era una seconda
mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa. E poi, il giorno
della laurea e della mia prima arringa in tribunale. Quanti "grazie"
dovrei dire, un'infinità a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per
avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato. Gli
amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come
dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi
dato l'assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale
di mia moglie. Ora non ce la faccio più a scrivere e quindi devo almeno dire
una cosa ai miei nipoti… e magari a tutti quelli del mondo.
Non è stata vostra madre a portarmi qui ma
sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare
fastidio a nessuno. Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno,
forse sarà stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere più
autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto
inerme, incapace di svolgere qualunque funzione.
«Se potessi tornare indietro direi a mia
figlia di farmi restare a casa»
Certo, non potevo mai immaginare di finire
in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche
alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è
stato come entrare già in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche
chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono
sempre nervosi, scorbutici, cattivi? Una volta quell'uomo delle pulizie mi disse
all'orecchio: "Sai perché quella quando parla ti urla? Perché racconta
sempre di quanto era violento suo padre, una così con quali occhi può guardare
un uomo?". Che Dio abbia pietà di lei. Ma allora perché fa questo lavoro?
Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi
decenni, è servita solo a fare del male ai più deboli? A manipolare le
coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perché non cerco vendetta.
Ma vorrei che sappiate tutti che per me non
dovrebbero esistere le case di riposo, le Rsa, le "prigioni" dorate e
quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito. Se potessi
tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino
all'ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie
avrebbero avuto più senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo,
isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso.
Questo coronavirus ci porterà al patibolo ma io già mi ci sentivo dalle grida e
modi sgarbati che ormai dovrò sopportare ancora per poco…l'altro giorno
l'infermiera mi ha già preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o
forse no.
La mia dignità di uomo, di persona perbene
e sempre gentile ed educata è stata già uccisa. Sai Michelina, la barba me la
tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e così il cambio. Ma non
fate nulla vi prego…non cerco la giustizia terrena, spesso anche questa è stata
così deludente e infelice. Fate sapere però ai miei nipoti (e ai tanti figli e
nipoti) che prima del coronavirus c'è un'altra cosa ancora più grave che
uccide: l'assenza del più minimo rispetto per l'altro, l'incoscienza più
totale.
E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto,
quando non ci saremo più, continueremo da lassù a bussare dal cielo a quelle
coscienze che ci hanno gravemente offeso affinché si risveglino, cambino rotta,
prima che venga fatto a loro ciò che è stato fatto a noi.
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