Era immaginabile che un governo dove alcuni ministri hanno problemi con il congiuntivo
potesse inciampare sulla parola successiva del dizionario: congiunto. Vocabolo antico, ma per nulla caloroso, che odora di
burocrazia e sembra inadatto a circoscrivere quel gomitolo di relazioni dentro
al quale ci muoviamo ogni giorno. Dell’imminente Fase Due, in cui ci sarà
concesso uscire di casa per meglio apprezzare le gioie del ritornarci,
l’incontro con “i congiunti” rappresenta il momento-clou, la novità più
preziosa e fumosa. Ma chi sono le persone care a cui, opportunamente mascherati,
ci potremo di nuovo accostare? Soltanto i parenti stretti, alcuni dei quali
sopportiamo già a stento nelle feste comandate?
Il misterioso
Comitato Tecnico-Scientifico, che nella prosa ispirata di Conte incarna il totem dello Scaricabarile da citare
all’occorrenza per dare una patente di autorevolezza all’incomprensibile,
considera “congiunti” tutti gli affetti
stabili. E qui la cosa, invece di semplificarsi, si ingarbuglia. Tra gli affetti stabili ciascuno di noi
annovera
gli amici di una vita, gli amanti, i fidanzati in carica: qualcuno anche gli ex. Per evitare la multa bisognerà dunque
trasferire sull’autocertificazione i brandelli della propria autobiografia? Una
cosa sola è sicura: a giudicare dalla scarsa
attenzione ancora una volta loro riservata, anche nella Fase Due i figli andranno considerati disgiunti.
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