da: https://www.corriere.it/ - di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini
Nelle
prime settimane sarà mantenuto il divieto di spostarsi tra le Regioni
Prima le aziende, poi i negozi, i bar e i
ristoranti. Alla fine i luoghi del divertimento. Nelle intenzioni del governo potrebbe essere
questo lo scaglionamento delle riaperture per la «fase 2», ma sul calendario nulla
è ancora deciso. Per concedere il via libera deve esserci l’ok degli
scienziati. Perché bisogna comunque evitare che le persone tornino a circolare
liberamente.
Bisogna impedire che la lotta sin qui fatta
contro il coronavirus sia vanificata. E dunque aspettare che l’indice di
contagio R0 arrivi a zero. Ecco perché in serata, al termine di una giornata
segnata da indiscrezioni continue sulle date della ripartenza, Palazzo Chigi
dirama una nota per spiegare che «sulle date ci sono soltanto ipotesi, fughe in
avanti — in un momento tanto delicato — rischiano di alimentare caos e
confusione».
Più concreta è invece la scelta di
procedere con un piano differenziato da
concordare con i governatori, mantenendo
almeno nelle prime settimane il divieto di spostarsi da una Regione all’altra.
Non è affatto scontato che chi ha avuto meno casi di contagio decida di
ripartire più in fretta: il fatto che la popolazione sia stata meno colpita
potrebbe anzi convincere i presidenti a tenere ancora chiuso.
Le
imprese
Si comincia dalle aziende, seguendo la
tabella dell’Inail che classifica i livelli di rischio per i dipendenti. E
dunque già mercoledì 22 aprile potrebbero ripartire alcune imprese che avranno
dimostrato di poter rispettare le norme: distanziamento di almeno un metro,
dotazione di dispositivi di protezione come guanti e mascherine, pulizia due
volte al giorno, dispenser di disinfettanti agli ingressi e vicino ai computer,
sanificazione dei sistemi di areazione, smart working per il maggior numero di
dipendenti, orari differenziati per gli altri. Sì ai settori della moda, al
tessile, alla produzione di autoveicoli e motocicli, al trattamento dei
rifiuti. E poi i cantieri, le cave, le agenzie interinali.
I
negozi
In un secondo momento saranno i negozi a
riaprire. Se la curva epidemica continuerà a scendere, già il 4 maggio. Ma si
dovrà evitare qualsiasi tipo di assembramento, per questo si dovranno
scaglionare gli ingressi: un cliente e due lavoratori per un locale di 40 metri
quadri, se è più grande entrate e uscite separate, se è più piccolo massimo due
persone all’interno. La scelta sulle categorie sarà fatta in accordo con i
governatori e alcune Regioni potrebbero decidere di rinviare ancora proprio per
evitare la creazione di nuovi focolai.
Estetica
e benessere
I negozi di parrucchiere ed estetica
potranno lavorare soltanto su appuntamento — con il rapporto un dipendente per
un cliente — e dovranno dotarsi di dispositivi simili a quelli utilizzati negli
studi medici. Ogni oggetto utilizzato dovrà essere sterilizzato. Non è escluso
che già nei primi dieci giorni di maggio si valutino le riaperture,
condizionandole alla situazione epidemica della regione.
Bar
e ristoranti
Per queste attività ci sarà una vera e
propria rivoluzione rispetto a quanto accadeva prima del Covid-19. I locali
dovranno essere completamente riorganizzati per mantenere un distanziamento che
va ben oltre il metro per i posti a sedere e anche per chi si avvicina al
bancone si dovrà prevedere un «corridoio» di sicurezza. L’ipotesi più
ottimistica parla di prime riaperture l’11 maggio, ma sono in molti, tra
tecnici e scienziati, a ritenere che sia troppo presto. L’ipotesi è che si
possa effettuare una classificazione per zone d’Italia e comunque prevedere una
minima capienza proprio grazie al distanziamento.
Cinema
e teatri
Nella tabella che calcola il rischio le
«attività artistiche e di intrattenimento» sono segnate in rosso, con
pericolosità alta. Esattamente come le sale giochi e gli altri luoghi per
eventi pubblici. C’è chi ritiene opportuno rinviare la ripresa direttamente a
settembre, chi pensa invece di optare per le arene all’aperto in modo da
sostenere il settore sia pur con un distanziamento ampio per i posti a sedere e
una vendita online dei biglietti per evitare le file all’ingresso. È un
capitolo che viene affrontato con le associazioni di categoria, soprattutto per
calcolare quale sia la strada migliore in termini di costi-benefici.
Il
nodo palestre
Anche per questo settore il livello di
pericolo è massimo. Mentre viene esclusa la possibilità di andare a ballare la
prossima estate, non è scontato che rimangano chiuse le palestre, anche se il
via libera al ritorno in attività sarebbe condizionato al distanziamento tra le
persone e dunque ipotizzando esclusivamente allenamenti o lezioni individuali.
In ogni caso evitando che i più giovani — certamente meno disponibili a
mantenere le distanze oppure a girare con guanti e mascherine — possano stare molto
vicini e diventare veicolo di contagio.
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