sabato 9 maggio 2015

Taglio ai vitalizi: Grasso lo ammette, persa la battaglia



da: Il Fatto Quotidiano – di Nello Trocchia

La delibera approvata dal Parlamento salva più di quelli che punisce. E il presidente del Senato confessa: “La mia proposta era più rigorosa, ma in politica serve il consenso”.

Un compromesso, una decisione cerchiobottista”. La definisce così Massimo Villone – costituzionalista dell’Università Federico II di Napoli, già parlamentare di Pds e Ds – la delibera che prevede la possibilità per i condannati che ottengono la riabilitazione di ricevere nuovamente il vitalizio e che è stata votata dal consiglio di presidenza del Senato e dall’ufficio di presidenza della Camera.  

L’abolizione dei vitalizi a una platea di ex parlamentari condannati, certo, è un primo risultato. Ma l’esclusione dell’abuso di ufficio, il salvacondotto della riabilitazione nonché il tetto passato da quattro a sei anni, salvano diversi ex parlamentari e futuri destinatari dell’assegno d’oro che hanno commesso reati. Il presidente del Senato Pietro Grasso parla di grosso passo avanti, ma ammette: “La mia delibera iniziale era più rigorosa e coincideva con quella auspicata dal M5S, ma in politica serve consenso per costruire qualcosa”. Un
consenso che quella versione iniziale non aveva soprattutto in casa Pd. Per Laura Bottici, senatrice del M5S, la battaglia è appena iniziata: “Questo è un piccolo risultato, pretendiamo di più. Non ci fermiamo, presenterò una nuova delibera e, in caso di ricorsi già annunciati da parte dei condannati, anche una proposta di legge per migliorare il testo approvato”. E dopo l’approvazione c’è la corsa alla riabilitazione. Francesco De Lorenzo, una condanna per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito, ha già annunciato che presenterà una domanda. Spetterà ai tribunali di sorveglianza decidere caso per caso. In caso di accoglimento l’assegno mensile sarà restituito fin dalla presentazione della domanda. Gli ex onorevoli condannati si possono già dividere tra quelli che perderanno la dorata pensioncina e chi la manterrà. La bilancia pende sui fortunati che continueranno a percepire l’assegno.  

Nell’inferno dell’azzeramento del vitalizio ci vanno Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale, con un assegno mensile da 8 mila euro. Lo seguono anche i forzisti Cesare Previti, Marcello Dell’Utri che prendeva la dorata pensioncina direttamente in carcere, Giuseppe Ciarrapico, il pluricondannato Giancarlo Cito, l’ex deputato forzista Gianstefano Frigerio, il missino Massimo Abbatangelo.   È lunga la lista dei “graziati”. A partire da Luigi Grillo che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nello scandalo Expo e incassa 6930 euro al mese. Nella delibera, infatti, è prevista la revoca del vitalizio anche per chi ha patteggiato pene superiori ai 2 anni, ma, come nella legge Severino, non ha valore retroattivo.   “Ho la fedina penale pulita, continuerò a percepirlo” racconta al Fatto Alfredo Vito, meglio noto come Mister Centomilavoti, che patteggiò due anni per reati contro la pubblica amministrazione. Salvi i suoi due vitalizi, uno da ex consigliere regionale e l’altro da ex deputato. Graziati l’ex senatore Forza Italia Rocco Salini, l’ex senatore Pdl Giulio Camber. Salvi l’ex repubblicano Antonio Del Pennino, i socialisti Claudio Martelli e Gianni De Michelis, gli ex onorevoli democristiani Paolo Cirino Pomicino, Giorgio la Malfa, ma anche Renato Farina che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento. Tutti hanno ricevuto pene inferiori ai due anni e sarebbero stati comunque fuori dalla lista dei “cancellati”.  

Continuerà a incassare il vitalizio Arnaldo Forlani, condannato a due anni e 4 mesi perché il finanziamento illecito non rientra tra i reati causa di revoca. Salvo anche Paolo Pillitteri, che è stato condannato per ricettazione, ma continuerà a ricevere il vitalizio perché riabilitato. Salvatore Sciascia, invece, oggi è senatore di Forza Italia, in passato è stato condannato per aver corrotto alcuni finanziari. Ha spiegato di essere stato riabilitato. Quando uscirà dal Senato incasserà il vitalizio. La riabilitazione, che cancella gli effetti penali della condanna e le pene accessorie, è stata giustificata come ombrello giuridico per mettere la delibera approvata al riparo dai ricorsi e, nella realtà, anche venire incontro alle richieste provenienti dal Pd. Per il costituzionalista Massimo Villone non c’era bisogno di inserire la scappatoia della riabilitazione: “I vertici di Camera e Senato hanno scelto la strada del compromesso. La perdita del vitalizio è motivata, per chi è stato condannato, con il danno arrecato al prestigio delle istituzioni. Questo è un danno – conclude Villone – che la riabilitazione non cancella”.

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