da: Il Fatto Quotidiano –
di Nello Trocchia
La
delibera approvata dal Parlamento salva più di quelli che punisce. E il
presidente del Senato confessa: “La mia proposta era più rigorosa, ma in
politica serve il consenso”.
Un compromesso, una decisione
cerchiobottista”. La definisce così Massimo Villone – costituzionalista
dell’Università Federico II di Napoli, già parlamentare di Pds e Ds – la
delibera che prevede la possibilità per i condannati che ottengono la
riabilitazione di ricevere nuovamente il vitalizio e che è stata votata dal
consiglio di presidenza del Senato e dall’ufficio di presidenza della Camera.
L’abolizione dei vitalizi a una platea di
ex parlamentari condannati, certo, è un primo risultato. Ma l’esclusione dell’abuso di ufficio, il
salvacondotto della riabilitazione nonché il tetto passato da quattro a sei
anni, salvano diversi ex parlamentari e futuri destinatari dell’assegno d’oro
che hanno commesso reati. Il presidente del Senato Pietro Grasso parla di
grosso passo avanti, ma ammette: “La mia delibera iniziale era più rigorosa e
coincideva con quella auspicata dal M5S, ma in politica serve consenso per
costruire qualcosa”. Un
consenso che quella versione iniziale non aveva
soprattutto in casa Pd. Per Laura Bottici, senatrice del M5S, la battaglia è
appena iniziata: “Questo è un piccolo risultato, pretendiamo di più. Non ci
fermiamo, presenterò una nuova delibera e, in caso di ricorsi già annunciati da
parte dei condannati, anche una proposta di legge per migliorare il testo
approvato”. E dopo l’approvazione c’è la corsa alla riabilitazione. Francesco
De Lorenzo, una condanna per associazione a delinquere finalizzata al
finanziamento illecito, ha già annunciato che presenterà una domanda. Spetterà
ai tribunali di sorveglianza decidere caso per caso. In caso di accoglimento
l’assegno mensile sarà restituito fin dalla presentazione della domanda. Gli ex
onorevoli condannati si possono già dividere tra quelli che perderanno la
dorata pensioncina e chi la manterrà. La bilancia pende sui fortunati che
continueranno a percepire l’assegno.
Nell’inferno dell’azzeramento del vitalizio
ci vanno Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale, con un assegno
mensile da 8 mila euro. Lo seguono anche i forzisti Cesare Previti, Marcello
Dell’Utri che prendeva la dorata pensioncina direttamente in carcere, Giuseppe
Ciarrapico, il pluricondannato Giancarlo Cito, l’ex deputato forzista
Gianstefano Frigerio, il missino Massimo Abbatangelo. È lunga la
lista dei “graziati”. A partire da Luigi Grillo che ha patteggiato 2 anni e 10
mesi nello scandalo Expo e incassa 6930 euro al mese. Nella delibera, infatti,
è prevista la revoca del vitalizio anche per chi ha patteggiato pene superiori
ai 2 anni, ma, come nella legge Severino, non ha valore retroattivo.
“Ho la fedina penale pulita, continuerò a percepirlo” racconta al Fatto Alfredo
Vito, meglio noto come Mister Centomilavoti, che patteggiò due anni per reati
contro la pubblica amministrazione. Salvi i suoi due vitalizi, uno da ex
consigliere regionale e l’altro da ex deputato. Graziati l’ex senatore Forza
Italia Rocco Salini, l’ex senatore Pdl Giulio Camber. Salvi l’ex repubblicano
Antonio Del Pennino, i socialisti Claudio Martelli e Gianni De Michelis, gli ex
onorevoli democristiani Paolo Cirino Pomicino, Giorgio la Malfa, ma anche
Renato Farina che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento. Tutti hanno
ricevuto pene inferiori ai due anni e sarebbero stati comunque fuori dalla
lista dei “cancellati”.
Continuerà a incassare il vitalizio Arnaldo
Forlani, condannato a due anni e 4 mesi perché il finanziamento illecito non
rientra tra i reati causa di revoca. Salvo anche Paolo Pillitteri, che è stato
condannato per ricettazione, ma continuerà a ricevere il vitalizio perché
riabilitato. Salvatore Sciascia, invece, oggi è senatore di Forza Italia, in
passato è stato condannato per aver corrotto alcuni finanziari. Ha spiegato di
essere stato riabilitato. Quando uscirà dal Senato incasserà il vitalizio. La
riabilitazione, che cancella gli effetti penali della condanna e le pene
accessorie, è stata giustificata come ombrello giuridico per mettere la
delibera approvata al riparo dai ricorsi e, nella realtà, anche venire incontro
alle richieste provenienti dal Pd. Per il costituzionalista Massimo Villone non
c’era bisogno di inserire la scappatoia della riabilitazione: “I vertici di
Camera e Senato hanno scelto la strada del compromesso. La perdita del
vitalizio è motivata, per chi è stato condannato, con il danno arrecato al
prestigio delle istituzioni. Questo è un danno – conclude Villone – che la
riabilitazione non cancella”.
Nessun commento:
Posta un commento