“Nel
1969 sapevano che i fascisti avrebbero piazzato la bomba in piazza Fontana, e
gliela lasciarono piazzare.
Nel
1978 sapevano che le Br avrebbero rapito Moro, e glielo lasciarono rapire.
Nel
2001 sapevano che avremmo distrutto Genova, e ce la lasciarono distruggere.
È
una tecnica vecchia come l’Italia: si chiama ‘ destabilizzare per stabilizzare’.
E funziona ancora: dopo 50 anni, la “pista anarchica’ è un evergreen.
L’altroieri
lo sapevano benissimo che avremmo fatto quei danni a Milano, e ce li hanno
lasciati fare.”
da: Il Fatto Quotidiano
Salve, sono un black bloc. Vengo da fuori,
ma non vi dico da dove, tanto lo sapete benissimo (mi riferisco all’intelligence italiana, che è sempre
molto intelligente). E niente, vorrei parlarvi un po’ del mio lavoro, che mi dà
tante soddisfazioni, soprattutto in Italia. È un bell’impiego, non c’è che
dire, specie con questi chiari di luna. Ben pagato, anche. Io peraltro sono una
vocazione precoce: sognavo di spaccare tutto fin da piccolo. I miei matusa,
ingenui, mi dicevano: “Così non vai da nessuna parte, devi smetterla di
sfasciare ogni cosa che vedi, fatti una posizione”. Ho fregato anche loro: mi
son fatto una posizione sfasciando tutto.
Sono richiestissimo, indosso una divisa
strafica (il nero della tuta mi slancia e acchiappo un casino), giro il mondo.
Prima, ai tempi del G8 di Genova, avevo un contratto Co.Co.Co (acronimo di Cosa
Colpire a Cottimo), poi trasformato in Co.Co.Pro (Cosa Colpire a Progetto). Ora
invece, grazie al Jobs Act, mi han fatto un tempo indeterminato a tutele
crescenti: più vetrine sfascio, più macchine incendio, più negozi devasto, più
poliziotti meno, più le autorità italiane mi proteggono. Avete mai visto un black bloc manganellato o arrestato in Italia?
Io mai (parlo di noi col marchio Doc, diffidate dalle imitazioni e dai
franchising). È una sensazione eccitante: accendi un fumogeno, ti cambi d’abito
nella nuvola di gas, metti a ferro e a fuoco la città, e sfili indisturbato fra
due ali di folla, di polizia, di cameramen e di fotografi professionisti e
dilettanti: nessuno ti tocca, neppure una pieghina sulla tuta, bello lindo e
liscio come l’olio. Meglio di Mosè tra le acque del Mar Rosso.
Nel 2001, quando ho debuttato a Genova, non
ci volevo credere. I miei istruttori mi avevano detto: “Andiamo là, sfasciamo
tutto, non ci fanno niente e torniamo a casa”. Parlavano anche di un contratto
nero su bianco, ma io quando vidi tutta quella polizia in tenuta antisommossa
pensai a una frottola per convincermi a partire. Invece avevano ragione loro:
la polizia menava i ragazzini, i vecchietti, persino qualche suora, ma a noi
non ha torto un capello. Non per nulla avevamo la divisa: per farci riconoscere.
Alcuni dei nostri entravano e uscivano dalla Questura e fuori le solite zecche
coi telefonini filmavano la scena. Ho detto: “Siamo fritti”. Invece poi le
zecche sono andate a dormire alla Diaz e la polizia ha distrutto tutto: crani,
nasi, ossa, cartilagini, braccia, gambe, toraci, e naturalmente cellulari e
filmati. Un lavoro da manuale, roba che mi son sentito un dilettante: però ho
imparato molto. Da allora, con un po’ di amici, abbiamo messo su un’agenzia, la
GEPI: Grandi Eventi Pronto Intervento. Siamo richiestissimi.
In Italia facciamo sempre comodo a qualcuno
per sputtanare quelli che nei movimenti antagonisti si battono pacificamente
(pensa quanto sono coglioni) contro le mafie e le bande nascoste dietro le
sigle Tav Torino-Lione, Expo Milano 2015, Mose, ecc. Appena si muovono,
arriviamo noi e sfasciamo tutto. All’inizio era un secondo lavoro, ora è
diventato il primo: abbiamo proprio una tessera-coupon con lo strappino da
staccare di volta in volta.
E i capi dei No-Qualcosa ci lasciano fare.
Un po’ perché non hanno ancora capito che a noi non frega una beneamata cippa
del Tav, di Expo, del Mose (veniamo da Belgio, Germania, di qua e di là e manco
sappiamo che roba è, quella). Un po’ perché non hanno ancora capito che noi
lavoriamo contro di loro. O, se l’hanno capito, fanno pippa perché hanno paura
di noi, o perché gli facciamo comodo, li facciamo sentire importanti e temuti,
con tutti quei titoli sui tg e i giornali. Se sfilassero pacificamente, non se
li filerebbe nessuno. E la stampa parlerebbe d’altro: dei disoccupati che
aumentano, delle bugie del governo sulla crescita, dell’Expo tutto calcinacci e
cartongesso per nascondere i cantieri mai finiti, degli inquisiti candidati
alle Regionali.
Noi siamo l’offerta a una domanda di
mercato: facciamo comodo a tutti, al governo e agli antagonisti. Non c’è
neppure bisogno che ci chiamino: lo sappiamo noi quando serviamo, partiamo da
soli senz’avvertire nessuno. Tanto lo sanno tutti che arriviamo: gli
antagonisti come il governo. Scusate, ma
che altro han mai fatto i servizi segreti italiani dagli anni 60 a oggi se non
infiltrare i gruppi antigovernativi di destra e di sinistra?
Nel
1969 sapevano che i fascisti avrebbero piazzato la bomba in piazza Fontana, e
gliela lasciarono piazzare. Nel 1978 sapevano che le Br avrebbero rapito Moro,
e glielo lasciarono rapire. Nel
2001 sapevano che avremmo distrutto Genova, e ce la lasciarono distruggere.
È una tecnica vecchia come l’Italia:
si chiama “destabilizzare per
stabilizzare”. E funziona ancora:
dopo 50 anni, la “pista anarchica è un evergreen. L’altroieri lo sapevano benissimo che avremmo fatto quei danni a
Milano, e ce li hanno lasciati fare.
Non parlo dei poveri e ignari poliziotti da
strada, mandati allo sbaraglio con l’ordine di non caricare (tant’è che sono
riuscito a incendiarne uno così, en passant). Parlo di chi, dietro e sopra di
loro, sapeva da mesi del nostro arrivo,
e l’ha pure fatto scrivere dai giornali e dire dai tg per fare bella
figura, poi ci ha spianato la strada come sempre. Con la differenza che con
Berlusconi l’ordine era di menare qualcuno purchessia, a caso (esclusi noi, ci
mancherebbe). Ora invece, dopo la
sentenza di Strasburgo sulle torture alla Diaz, la consegna è non menare
più nessuno: prenderle e basta. Così poi le vostre solite teste di Twitter
possono dare la colpa a Fedez (un rapper mandante nostro? Uahahahahah). E quel
genio di Alfano può dire che “abbiamo evitato il peggio”. Ma come si permette
di svilire così il nostro onesto lavoro? Che si aspettava, i bombardamenti di
Dresda? Comunque, messaggio recepito: al prossimo grande evento, faremo meglio.
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