da: Il Fatto Quotidiano - di Paolo Talanca
Succede nel serale di Amici del 2 maggio: Matteo Briga canta Imagine di John Lennon
aggiungendo – in maniera oserei dire
abominevole – parole personali, versi parlati che richiamano le tragiche
vicende dei migranti nel canale di Sicilia.
La Bertè la prende malissimo dicendo che:
1) Imagine non si tocca; 2) l’intera faccenda è un’operazione estremamente
opportunistica, perché secondo lei è solo una bassa strumentalizzazione di 900
morti.
A quel punto Emma, che ha Briga in squadra,
si assume completamente la responsabilità dei contenuti e dello stravolgimento
del brano di Lennon. E lì volano stracci.
Tra questi stracci c’è anche una
godibilissima dissertazione di filosofia estetica di Emma Marrone sull’arte e
sulla libertà artistica, rivolta anche a Francesco Renga, anch’egli trovatosi
spiazzato dalla contaminazione artistica di Briga a Imagine.
Queste le
parole di Emma:
«Vogliamo
essere tutti all’avanguardia, ma poi nella vita chi prova a uscire un
attimo dal seminato e a usare l’arte per fare qualcosa di più, che vada al di là del semplice bel canto, del semplice compito, non viene mai capito. Il diverso fa sempre paura, perché siamo abituati a vivere nella normalità. Mi sconvolge questa roba qua. Io comunque continuerò a restare dalla parte di chi è diverso e a osare sempre. Io credo che nell’arte si può fare tutto, perché a questo punto Imagine non la dovrebbero cantare nemmeno ai karaoke d’estate».
attimo dal seminato e a usare l’arte per fare qualcosa di più, che vada al di là del semplice bel canto, del semplice compito, non viene mai capito. Il diverso fa sempre paura, perché siamo abituati a vivere nella normalità. Mi sconvolge questa roba qua. Io comunque continuerò a restare dalla parte di chi è diverso e a osare sempre. Io credo che nell’arte si può fare tutto, perché a questo punto Imagine non la dovrebbero cantare nemmeno ai karaoke d’estate».
Pronta la
risposta della Bertè: «Imagine
l’hanno cantata tutti ma nessuno si è permesso di mettere delle barre del
cazzo».
Gioco, partita, incontro per la Bertè, si
potrebbe pensare. Sì, ma il discorso credo vada leggermente approfondito,
rispetto all’ingenuità pseudo-impegnata con la quale lo affronta Emma Marrone e
alla sintesi poetica di Loredana Bertè: se tu fai i baffi alla Gioconda e non
hai le intenzioni di Duchamp, ma vuoi fare qualcosa che artisticamente valga di
per sé, devi realizzare qualcosa che valga almeno il dolore dello
stravolgimento, il prezzo estetico della modifica.
Quello che fa Briga è una porcheria. Emma
dice che chi va al di là non viene mai capito; purtroppo per lei invece Briga l’abbiamo capito benissimo.
Gioco, partita, incontro per la Bertè. Non
credo ci sia molto altro da aggiungere.
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