da: Il Fatto Quotidiano
Riforme,
il costituzionalista Pace: “Camere ricattate. Carta a rischio”
Il
professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza: "I grandi elettori
del nuovo Senato saranno i consiglieri regionali: sono appena un migliaio. In
Francia la platea è di 150mila persone"
di Silvia
Truzzi
Queste riforme s’hanno da fare. A tutti i
costi, nonostante il Nazareno rotto. E se il premier ha tanta fretta di
concludere, sul Corriere della Sera ci pensa il professor Cassese a rassicurare
gli italiani: non ci sono tirannie all’orizzonte, la democrazia non corre
pericoli. Molti costituzionalisti, da tempo, hanno espresso più di un dubbio
sull’esito del combinato disposto tra Italicum e riforme costituzionali. Tra
loro c’è Alessandro Pace, emerito di diritto costituzionale alla Sapienza.
“Sono d’accordo con Sabino Cassese che la democrazia, per il momento, non corre
pericoli e che non è in atto una svolta autoritaria. Questo però non significa
che, a seguito del combinato disposto dell’Italicum e della riforma
costituzionale non vengano pregiudicati quei principi supremi ai quali lo
stesso Cassese si richiama”.
Allude
al principio di rappresentanza?
Non solo, ma a questo riguardo non posso
non ricordare che nella sentenza sul Porcellum la Corte costituzionale ha
chiaramente sottolineato che le ragioni della governabilità non devono
prevalere su quelle della rappresentatività. Ammesso pure che tale principio
non sia violato dall’Italicum – il che è discutibile date le circoscrizioni
troppo vaste, i capilista bloccati, le pluricandidature ecc. -, dovrebbe
sollevare più di una preoccupazione il fatto che l’Italicum conceda il premio
di maggioranza ad una sola lista e che la Camera dei deputati, con i suoi 630
deputati, possa senza soverchia difficoltà ricoprire tutte o quasi tutte le
cariche istituzionali.
Qualche
altra perplessità?
Ne avrei molte, mi limito a tre di cui le
prime due nessuno parla. Primo: nel procedimento legislativo alla Camera dei
deputati viene eliminato del tutto il passaggio nelle commissioni in sede
referente, tranne alcune importanti materie previste nel primo comma
dell’articolo 70. Eppure è a tutti noto che nel dibattito in commissione sta il
cuore del processo legislativo. Secondo: il testo della Renzi-Boschi tace del
tutto a proposito dei diritti delle minoranze parlamentari, la cui previsione
viene invece demandata ai regolamenti delle Camere che vengono approvati a
maggioranza… Ma ciò che mi sembra soprattutto sbagliato e pericoloso, è che,
alla faccia dell’articolo 1 della nostra Costituzione, i senatori non saranno
eletti più dal popolo, ma dai così detti “grandi elettori” che non sono altro
che i consiglieri regionali. In Francia, dove le elezioni indirette sono serie,
i grandi elettori sono 150mila, mentre in Italia sarebbero poco più di mille.
Un’altra furbata, questa volta a favore delle consorterie locali! Eppure,
nonostante tutto, il Senato continuerebbe a partecipare al procedimento di
revisione costituzionale, a eleggere ben due giudici costituzionali e a
partecipare alla funzione legislativa in non poche materie di grande
importanza!
Siamo
passati dalle riforme condivise con i due terzi del Parlamento alle riforme – e
gentile concessione del referendum – a una riforma che alla fine sarà votata,
al Senato, con voti raccogliticci.
Lei parla di voti raccogliticci, ma non
pensa che tutta la legislatura sia stata, e sia, sotto “ricatto” del premier,
dal momento che la Corte costituzionale l’aveva delegittimata avendo ritenuto
incostituzionale il Porcellum col quale era stata eletta? Con la conseguenza
che le Camere potrebbero essere sciolte se i parlamentari non si adeguano?
Il
Parlamento viene convocato a tappe forzate: prima hanno contingentato i tempi,
adesso stanno provando a sfiancarli con sedute notturne. Perché tanta fretta?
Perché Renzi sa bene che, per le ragioni
appena dette, i parlamentari “eletti” della futura legislatura potrebbero
essere meno docili di quelli “nominati” in questa.
La
convince l’obiezione che la sentenza con cui la Consulta ha dichiarato il
Porcellum incostituzionale, non crea problemi di legittimità al parlamento?
Sono d’accordo col mio amico Sabino che la
sentenza n. 1 del 2014 “non tocca in alcun modo gli atti posti in essere”
grazie al Porcellum, e che in essa è scritto “che non sono riguardati gli atti
che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni
elettorali”, ma le “nuove” consultazioni elettorali – secondo la sentenza della
Corte (e secondo logica) – avrebbero dovuto essere quelle conseguenti a
scioglimento anticipato, e non quelle di lì a quattro anni. Ovviamente è
sufficiente il buon senso, per rendersi conto che le Camere non possono essere
sciolte in forza dell’intervento di un ufficiale giudiziario che ne esegua lo
sfratto. Ma una cosa è riconoscere che non ci sono o non ci sono state le
condizioni politico-istituzionali per lo scioglimento, altra cosa è trasformare
una dichiarazione d’incostituzionalità in un semplice “memorandum” per le forze
politiche…
Berlusconi,
dopo il pentimento nazareno, si è detto preoccupato per una deriva autoritaria.
Alcuni suoi colleghi lo vanno dicendo da tempo…
A me non piace parlare di deriva
autoritaria: crea confusione con il regime di Pinochet e dei colonnelli greci.
Più semplicemente dico che quella di Renzi sarebbe una svolta pericolosa perché
elimina i contro-poteri, che non sono le autorità indipendenti, i magistrati o
la Commissione europea. Sono i contro-poteri politici esterni come il Senato
elettivo, e i contropoteri politici interni, e cioè i poteri parlamentari delle
minoranze. Vi sarebbe invece il Partito della Nazione. Ebbene, più di Pinochet,
ho paura che la Camera possa somigliare alla Fattoria degli Animali.
Da
Il Fatto Quotidiano del 13 febbraio 2014
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