da: http://www.corriere.it/l
Arresti alla Fifa: va in
frantumi il regno (e il sistema) di Sepp Blatter
Il presidente in carica
dal 1998 paga il suo desiderio di non mollare
Troppe rivoluzioni promesse e mai attuate, il macigno del Mondiale 2022 al Qatar
Troppe rivoluzioni promesse e mai attuate, il macigno del Mondiale 2022 al Qatar
Qualunque siano le conclusioni
dell’indagine dell’Fbi (e nonostante la resistenza opposta da subito in
conferenza stampa), gli arresti a sei altissimi
dirigenti della Federcalcio mondiale mettono fine all’era di
Joseph Blatter, che guida la Fifa dall’8 giugno 1998, quando era stato eletto a
Parigi, battendo per manifesta superiorità l’allora candidato dell’Europa,
Lennart Johansson. Blatter, 79 anni, svizzero di Visp (Canton Vallese), è stato
rieletto nel 2002, nel 2007 e nel 2011 e il Fifagate è scoppiato 36 ore prima
del congresso del calcio mondiale che avrebbe dovuto confermarlo alla
presidenza per altri quattro anni.
È possibile che la maggioranza dei delegati
delle 206 federazioni lo rielegga, ma è il sistema Blatter ad essere andato in
frantumi in queste ore. Come spesso
avviene per i Grandi della storia, c’è sempre un momento in cui la voglia di sfidare il destino rappresenta un passo fatale e segna la fine di un ciclo. Blatter
avviene per i Grandi della storia, c’è sempre un momento in cui la voglia di sfidare il destino rappresenta un passo fatale e segna la fine di un ciclo. Blatter
era riuscito a superare indenne la tempesta
del 2002, quando il fallimento della Isl, travolta dai debiti, dopo aver
acquisito i diritti tv del Mondiale nippo-coreano, ne aveva messo addirittura
in dubbio lo svolgimento. Il congresso di Seul era stato una battaglia senza
esclusioni di colpi: Blatter eletto fra le polemiche era stato costretto a
ripagare chi gli aveva dato il voto, con direzioni arbitrali al di sotto di
ogni sospetto, che avevano portato all’eliminazione di Italia (arbitro Moreno)
e Spagna contro la Corea del Sud, abilmente pilotata al quarto posto. Blatter,
che in qualche modo era riuscito a salvarsi, riconsegnando semifinali e finali
ad arbitri europei (Collina), aveva fatto cambiare lo statuto: elezione per la
presidenza sfalsate rispetto al Mondiale. E nel 2007, era riuscito a fare in
modo che il Congresso gli chiedesse di essere rieletto e lui, in lacrime e fra
gli applausi, aveva opposto un fiero sì: «Grazie, accetto, perché la Fifa è la
mia vita».
Ma è stato il Mondiale 2010, in Sudafrica,
a segnare il punto massimo del regno di Blatter. Contro tutti coloro che
sostenevano che la coppa in Sudafrica sarebbe stato un fallimento, aveva vinto
la sua battaglia, con un’edizione perfetta dal punto di vista organizzativo, al
punto che qualcuno avrebbe voluto offrirgli la carica di ministro dell’Economia
sudafricana. Aveva sorriso e pianto, incontrando Mandela; aveva distribuito
soldi a tutte le federazioni, prima di cominciare, perché Blatter ha
trasformato la Fifa in una macchina da soldi, per la felicità di tutti, con un
giro d’affari nel 2014 di 2 miliardi di euro. Lì avrebbe dovuto annunciare che
non si sarebbe ricandidato nel 2011, invece ha voluto forzare la mano,
obbligando l’Esecutivo a scegliere le sedi non di un Mondiale (2018), ma di due
(2018 e 2022).
La scelta del 2 dicembre 2010 della Russia
e soprattutto del Qatar (in estate, come da documenti ufficiali) ha fatto
nascere il partito degli oppositori di Blatter, divenuto sempre più forte e
guidato dalle nazioni la cui candidatura era stata bocciata: Gran Bretagna e
Stati Uniti. La rielezione del 2011 era stata preceduta dalla radiazione (per
corruzione) del ricchissimo sfidante di Blatter, il qatariota Mohamed Bin
Hammam, così Blatter si era presentato da candidato unico, raccogliendo 186 su
203. «Una votazione con un solo candidato è molto simile ad un mandato
fraudolento», aveva tuonato il presidente della Federcalcio inglese, David
Bernstein . Ma nonostante l’ elezione plebiscitaria, per Blatter la vita si è
fatta difficile, nel segno di una immoralità dilagante, dove quasi tutto è
stato fatto in cambio di soldi e di favori.
Blatter aveva promesso la rivoluzione.
«Abbiamo sbagliato, ma abbiamo imparato la lezione. Personalmente ho preso
tante sberle. La nave ha preso acqua ed è per questo che dobbiamo ridarle
stabilità. Io sono il capitano, tocca a me la responsabilità di compiere i
passi necessari, ma lo posso fare soltanto attraverso il vostro aiuto, perché
la Fifa siete voi. Servono riforme radicali, fatti concreti e non ritocchi,
perché mai più la Fifa si trovi in una situazione indegna come questa. Molti
dei mali attuali provengono dalla popolarità del calcio e in particolare dal
Mondiale. Tocca a noi reagire. Primo punto: è giusto che la scelta del Mondiale
venga fatta dai 24 membri dell’ Esecutivo? No e per questo d’ ora in poi la
designazione sarà decisa dal Congresso, su una lista di candidature presentate
dall’ Esecutivo. Secondo: il Comitato etico deve acquistare più importanza, nel
segno della tolleranza zero, diventando una commissione indipendente. In più occorre
un organismo che indaghi su tutto quanto è stato detto contro la Fifa in questi
mesi: una commissione composta da personalità all’ interno della Fifa, con
possibilità di ricorrere a figure esterne. Qui è in gioco la responsabilità di
tutti noi, per costruire un futuro migliore. Le finanze sono eccellenti, ma
dobbiamo proteggere il calcio. Se lavoreremo insieme, la Fifa ritroverà unità,
disciplina e fair play».
Hanno parlato anche i due massimi
sostenitori di Blatter. Le riforme sono state più apparenti che di sostanza; la
relazione Garcia sull’assegnazione del Mondiale in Qatar sono state per un
quarto rese pubbliche e per tre quarti secretate. Blatter ha cercato di
distogliere l’attenzione dalle questioni finanziarie, distribuendo ricchezza
anche prima del Mondiale 2014 in Brasile, ha lanciato l’idea della tv a
bordocampo, ha coltivato gli elettori non Europei, perché il vecchio Continente
gli ha voltato le spalle. Platini ha rinunciato a candidarsi, Figo e Van Praag
hanno preferito ritirarsi a metà maggio, per lasciare spazio al principe
giordano Alì, unico sfidante di Blatter all’elezione del 29 maggio che ha
detto: «Questo è un giorno triste per il calcio. Stanno uscendo i dettagli di
questo grande intrigo; la Fifa deve recuperare trasparenza e forza».
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