da: http://www.huffingtonpost.it/ - di
Alessandro De Angelis
Roberto
Saviano, cinque anni fa fu De Luca ad accusare Caldoro di avere in casa i
casalesi. Ora i termini si sono ribaltati?
Le liste di De Luca non sono affatto liste
con nomi nuovi e in nessun caso trasformano il modo di fare politica in
Campania. Direi che ricalcano le solite vecchie logiche di clientele. E non c’è
niente da fare. E' sempre stato questo e questo sarà: le liste si fanno su chi
è in grado di portare pacchetti di voti.
Vedendo
le liste elettorali a sostegno di De Luca, direi che il caso più imbarazzante è quello
di Enrico Maria Natale. Che cosa rappresenta a Casal di
Principe la sua famiglia?
È certamente quello di Natale il nome più
eclatante perché la sua famiglia è stata più volte accusata di essere in
continuità con la famiglia Schiavone. Negli anni Novanta hanno avuto un ruolo
nel mondo dell’imprenditoria grigia. Questa candidatura a dimostrazione che De Luca
non sta affatto cambiando il modo di fare politica in Campania.
E
poi ci sono gli uomini di Cosentino
che puntano sul centro-sinistra.
Gli uomini di Cosentino che puntano al
centrosinistra per vendetta contro
Caldoro ci sono sempre stati. Cosentino ha
sempre considerato Caldoro uno dei responsabili della sua messa in crisi nel
partito e quindi c’è sempre stato questo flusso apparentemente contrario a ogni
logica. Nicola Turco ad esempio è un fedelissimo di Cosentino, ora sua moglie è
candidata e ha dichiarato apertamente in un'intervista a Concita Sannino che
"De Luca non è di sinistra, non ha nulla di sinistra…". E quindi ci
sta bene. Pure la Criscuolo era legata a Cosentino e Scajola. Insomma c’è di
tutto.
Insomma
c’è di tutto.
Sì, pure Aveta, uno che si è sempre
dichiarato neo-fascista.
Te
lo chiedo senza tanti giri di parole: nelle liste del Pd e della coalizione che
sostiene De Luca c’è Gomorra?
Ti rispondo senza giri di parole: assolutamente sì. Nel Pd e nelle liste c’è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss. Il Pd nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale… Il diritto non esiste. Il diritto si ottiene mediando: io ti do il voto, in cambio ricevo un diritto. Il politico non dà visioni, prospettive, percorsi, ma dà opportunità in cambio di consenso. E De Luca, in questo, è uno che ci sa fare. La politica dovrebbe essere tutt’altro. Dovrebbe ottenere consenso in cambio di trasformazioni complesse e complessive della società. Invece dando il proprio voto l'elettore rinuncia a chiedere progetto e trasformazione in cambio di una e una sola cosa.
Ti rispondo senza giri di parole: assolutamente sì. Nel Pd e nelle liste c’è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss. Il Pd nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale… Il diritto non esiste. Il diritto si ottiene mediando: io ti do il voto, in cambio ricevo un diritto. Il politico non dà visioni, prospettive, percorsi, ma dà opportunità in cambio di consenso. E De Luca, in questo, è uno che ci sa fare. La politica dovrebbe essere tutt’altro. Dovrebbe ottenere consenso in cambio di trasformazioni complesse e complessive della società. Invece dando il proprio voto l'elettore rinuncia a chiedere progetto e trasformazione in cambio di una e una sola cosa.
Tu
hai fatto un elenco di nomi e hai detto che il sistema Gomorra è anche nel
centrosinistra. Significa, facendo il passaggio successivo, che non serve
aspettare i processi per dire che con certe persone non si può neanche prendere
il caffè al bar.
Al di là delle condanne e delle manette che
sono altra cosa e mi interessa meno, non avendo mai avuto l’ossessione
manettara di tanta parte del giornalismo italiano, lì si tratta proprio di
opportunità politica. De Luca ha capito che per vincere deve portare clientele,
attraverso persone modeste, senza visione e deve togliere le clientele a
Caldoro. Ecco: la guerra che si stanno facendo Caldoro e De Luca è tutta qui,
sulle clientele, ed è per questo che De Luca ha avuto bisogno di De Mita. Non
c’è bisogno di andare in questura per dire che le persone di cui abbiamo
parlato, a Casal di Principe e non solo, sono incandidabili se appartieni a un
partito che dice, o meglio millanta, di trasformare. Non scherziamo. Ora: De
Luca sa benissimo che sono impresentabili e forse, dopo questi articoli, farà
la mossa di toglierne qualcuno ma non può fare a meno del voto di scambio.
Potremmo
proseguire con altri nomi, come gli ex responsabili del governo Berlusconi a
sostegno di De Luca: Iannaccone, Cesario o Pisacane che ha candidato la moglie.
O l’ex mastelliano Barbato. Ma vorrei fare con te un ragionamento di fondo. Si
può dire che siamo oltre il trasformismo? Qui stiamo di fronte a un blocco di
potere e interessi che si lega allo schieramento finora alternativo,
determinandone la mutazione genetica.
Secondo me la triste verità è che non si
sposta nulla, resta tutto identico dove è sempre stato. Cambiano gli
orientamenti ma tutto resta sempre lì, fermo, immobile. Il trasformismo nasce
come una opportunità per chi fa politica, per fare cassa, ma non è solo un
fatto economico. La tradizione meridionale, in questo senso, è tipica: il primo
figlio fa il medico, quindi ha un ruolo importante; il secondo, che deve
difendere gli affari di famiglia, fa l’avvocato; il più incapace il politico. È
sempre stato così, nella tradizione meridionale. Ma il riciclo del ceto
politico nasce non semplicemente dalla volontà delle persone, ma anche dalla
volontà degli elettori. Può sembrare paradossale ma è così. L’elettore
meridionale medio non ne vuole sapere di un politico nuovo che magari ha
progetti e idee. Vuole il vecchio che gli garantisca il posto di lavoro, il
posto alla nonna all’ospedale, la mensa, l’asilo, quello che ti dà di volta in
volta il favore, in cambio del voto. Quindi l’elettorato non si fida del nuovo
e preferisce il vecchio che vede come garanzia. Da qui nascono i nomi che
abbiamo detto. Un vecchio arnese della politica garantisce favori più di un
nuovo politico con idee e progetti che spesso nessuno gli farà realizzare.
E
da qui l’allarme che lanciasti alle primarie.
Lanciai l’allarme perché sapevo che sarebbe
successo questo. Dissi: non legittimate politici che hanno già in mente come
vincere e come posizionarsi. E quindi l’invito a non votare era l’invito a non
legittimare questo sistema. Le primarie non si sono svolte con una competizione
su argomenti: tutti ci raccontavano la stessa storia, non era una questione di
contenuti, erano solo una battaglia tra le fazioni e tra le clientele di uno e
dell’altro.
Una
volta il Pci era il partito della lotta alla mafia, il Pci di La Torre, il Pci
che selezionava la propria classe dirigente prima che arrivasse la
magistratura. Ora questo Pd cosa è?
Il Pd non sta facendo la battaglia
promessa. Ha creduto che utilizzare le figure di Grasso o di Cantone fosse la
garanzia di un’immagine diversa. Ed è questo che Renzi vuole: un’immagine
diversa. Sicuramente c’è una parte di mondo del Pd in prima linea contro le
mafie, ma questo governo ha fatto poco contro le mafie. In un certo senso si è
trovato in una congiuntura anche positiva: non ci sono stragi o faide mafiose e
quindi l’opinione pubblica non chiede a questo governo di rispondere con urgenza.
Ma davvero non c’è stata una mossa vera per contrastare il riciclaggio, per
contrastare la presenza endemica della mafia nelle banche o negli appalti.
Questo Pd non ha un’anima che sente come una priorità l’antimafia. Ovviamente
non mi sentirei di dire che stiamo parlando di collusioni come succedeva in
Forza Italia, però da qui a considerarsi, appunto, un partito antimafia… ce ne
passa. Anche la vicenda De Luca, lo dimostra.
Andiamo
dritti alla narrazione renziana cui accennavi. Uno dei simboli è Cantone,
magistrato di punta nelle inchieste sui casalesi, ora molto esposto col governo
sulla terreno della lotta alla corruzione. Cantone da un lato e queste liste
dall’altro. Come leggi questa fotografia?
Cantone aveva avuto un rapporto già con Enrico Letta poi con Renzi, quindi ha chiara la visione della situazione. La fotografia la spiego così: sembra esserci molta prudenza da parte del governo e da parte di Cantone, che è un amico, a prendere posizione. È come se tutti fossero in attesa di essere nel prossimo governo eletto dal popolo. Uso una metafora: oggi ci dobbiamo fare incudine e ci dobbiamo stare, domani quando saremo martello batteremo. Ho molto questa sensazione, si preferisce intervenire su De Gennaro, difendendolo, piuttosto che sulla vicenda Campania, che è un dramma incredibile. È come se ci fosse una specie di compromesso. In questo momento noi non possiamo agire perché il rischio di perdere e di farci male sarebbe troppo, quindi glissiamo e aspettiamo quando ci si darà il potere vero, con un governo eletto. Credo che Renzi speri in cuor suo che vinca Caldoro così da risolvergli il problema De Luca. Il grande rimosso del governo è il Sud Italia.
Cantone aveva avuto un rapporto già con Enrico Letta poi con Renzi, quindi ha chiara la visione della situazione. La fotografia la spiego così: sembra esserci molta prudenza da parte del governo e da parte di Cantone, che è un amico, a prendere posizione. È come se tutti fossero in attesa di essere nel prossimo governo eletto dal popolo. Uso una metafora: oggi ci dobbiamo fare incudine e ci dobbiamo stare, domani quando saremo martello batteremo. Ho molto questa sensazione, si preferisce intervenire su De Gennaro, difendendolo, piuttosto che sulla vicenda Campania, che è un dramma incredibile. È come se ci fosse una specie di compromesso. In questo momento noi non possiamo agire perché il rischio di perdere e di farci male sarebbe troppo, quindi glissiamo e aspettiamo quando ci si darà il potere vero, con un governo eletto. Credo che Renzi speri in cuor suo che vinca Caldoro così da risolvergli il problema De Luca. Il grande rimosso del governo è il Sud Italia.
In
conclusione: chi votare in Campania? Alle primarie dicesti: non partecipate. Lo
dici anche oggi sperando che l’indignazione civica si esprima con
l’astensionismo?
Non votare alle primarie aveva senso per
mostrare che le primarie erano una competizione farlocca. Alle elezioni bisogna
andare e prendere parte. Mi sento di dire che ognuno scelga nel migliore dei
modi tra Cinque Stelle, Sel, Pd, Caldoro. Ormai la Campania è in una situazione
drammatica. Si sta anche spostando l’attenzione mediatica e la narrazione che
sta vincendo è quella cui ha contribuito anche De Magistris: chi racconta le
cose sta in qualche modo diffamando e si deve parlare solo di cose belle, come
il Maschio Angioino, la musica, l’arte. Ma queste bellezze non sono merito del
sindaco, non sono merito di coloro che mi spingono a celebrarle. Ecco, anche
questa narrazione ha contribuito a costruire la classe dirigente che strozza
Napoli e la città è affogata tra l’estremismo di una minoranza ricca che
almanacca su impossibili rivoluzioni e palingenesi e una piccola borghesia
spesso compromessa e corrotta. In mezzo la parte maggiore onesta e assediata
che un po' spera un po' subisce, un pò sta a guardare per capire se vince il
toro o il torero. Penso che l’unico che potrebbe oggi descrivere la situazione
se ne è andato qualche tempo fa e mi manca molto: Franco Rosi.
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