Il segretario di Stato vaticano Pietro
Parolin ha definito le nozze gay «una sconfitta per l’umanità». Perbacco. Di
solito l’attacco all’umanità si tira in ballo per crimini efferati come gli
stermini di massa. Mentre qui il primo ministro del Papa considera l’essenza stessa
dell’uomo messa a repentaglio da un desiderio naturale, espresso da persone
adulte e consenzienti: che lo Stato legittimi la loro decisione di volersi bene
per tutta la vita. Parolin parla sull’onda del referendum irlandese, dove il
popolo più cattolico d’Europa ha votato a stragrande maggioranza per concedere
a una minoranza di individui l’accesso a un diritto che era loro negato.
L’Irlanda si è limitata a estendere una possibilità.
Ed è sempre questo il punto che disorienta,
quando si discute di diritti civili. Che da una parte c’è chi pretende di
vietare qualcosa a qualcuno e dall’altra chi vuole soltanto aggiungere
un’opportunità, senza nulla togliere, senza obbligare nessuno.
La Chiesa deve fare la Chiesa, si dirà, non
può benedire atti che ritiene contrari alla morale, ancorché storicamente
praticati con particolare assiduità nelle sacrestie. Ma allora, a rigore di
logica, dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non
deplorare una sconfitta
dell’umanità. A meno di volere un po’ presuntuosamente
fare coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità
religiosa (ispirata tra l’altro agli insegnamenti di un maestro di tolleranza
come Gesù) con la natura profonda e insondabile dell’amore umano.
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