da: l’Espresso
È
vero: il ragazzo ha sbagliato a difendere la violenza in piazza. Ma la
punizione che sta subendo nasconde altro: il bisogno degli italiani di
esorcizzare i problemi veri. A tutti i costi
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Io sto dalla parte di Mattia. Sono al suo
fianco, con decisione ed affetto, mentre gli ripeto da padre e amico il «pirla»
già consegnatogli dal genitore.
È vero, caro Mattia detto anche Tia: sei un
stato maxi-coglion a non capire il senso di cosa stavi vivendo, e ad affidare a
caldo i tuoi pensieri a una telecamera.
Ma appunto per questo, sai, metto volto e
penna a tua difesa come uno scudo fatto di simpatia e buonsenso. Perché devi
sapere, giovane caricatura di
antagonista da strada, che la televisione adora umiliare i fragili (quale tu sei, tuo malgrado, in questo momento);
e quando -evviva! - ne intercetta qualcuno, non molla la presa fino a
stritolarne l'immagine.
Non a caso, avrai notato, sei all'istante
diventato un divo, un personaggio, un monumento equestre alla stupidità
post-adolescenziale. Tutti a imitarti, a ridere,
a riascoltare all'infinito le
tue imberbi cazzate, esplose per la gioia del cosiddetto pubblico.
Il quale, per la cronaca, non si è affatto
indignato per le tue frasi improprie, ma le ha accolte come si accoglie una
macchietta di "Zelig": pronto a sfottere i tuoi controsensi e la tua
leggerezza nell'esporli.
Per questo il tormentone fatica a
esaurirsi, mentre tu intanto corri a chiedere scusa. C'è una gran voglia,
nell'aria, di esorcizzare l'ansia di una realtà complessa e compromessa. Per
cui ecco che con Mattia, il ventunenne incappucciato Mattia, il
ragazzo-di-buona-famiglia-che-prima-manifesta-e-poi-ne-spara-di-ogni, si è
riusciti nel vero intento: trasformare lo squallore, il disagio, la rabbia
persino, in barzelletta pubblica.
Un rito collettivo e feroce.
Una punizione che non ti meritavi, Mattia.
Anche se pirla, effettivamente, l'altro giorno lo sei stato eccome. Ma molto
meno di coloro che si disinteressano a tutto, e fanno del qualunquismo un
marchio di fabbrica.
Tu in piazza c'eri, comunque, a marciare
per le tue idee (qualche idea ce l'hai, vero, nella tua testa incappucciata?),
e in fondo non hai fatto niente di male.
Tranne parlare a vanvera con quella iena
chiamata tv.
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