Lascia ancora una volta frastornati e
stravolti la tragedia del diciannovenne Domenico, precipitato dalla finestra di un hotel milanese, in situazioni stranissime,
drammaticamente sarcastiche, per noi adulti assurde. Chiacchierare, chiosare e
tentare conclusioni affrettate, anche se vicine alla realtà, servono solo a
criminalizzare ulteriormente e sempre più pesantemente i nostri adolescenti e spaventare
genitori e responsabili della scuola. Vorrei tagliare corto e, venendo da una
preparazione pedagogica che ha sempre prediletto la prevenzione, mi domando se
non valga la pena di organizzare e preparare alcune attività particolari in
modo meno pressapochista, più attento a perdere ore di scuola che incontrare
esperienze impegnative capaci di maturare un po’ di più i nostri figli.
Non so, intanto, se abbiamo capito cosa
significa oggi avere tra le mani degli adolescenti. Denuncio ancora una volta
da arrabbiato, la leggerezza e l’ignoranza che l’intero mondo accademico
manifesta, rispetto al periodo più importante e più turbinoso della vita dei
nostri ragazzi. Conosciamo e viviamo
quasi quotidianamente le vicissitudini
atmosferiche specifiche simil-equatoriali e non vogliamo, per somiglianza,
riflettere su quanto può accadere in pochi secondi ai ragazzi di ogni genere,
tipo e situazioni famigliari. Possono essere vere le descrizioni di chi ha
visto gli ultimi momenti di Domenico. Può aver ragione Irene, la sua miglior
amica, ma l’omertà, la solitudine, il ghiaccio affettivo nel quale è piombato
Domenico è molto meno spiegabile e molto più drammatico della sua morte.
Come il solito, ore infinite e nauseanti
inchieste, ricerche, ricognizioni, ipotesi, offenderanno e appesantiranno
ulteriormente il dramma, lasciando per bene che vada lacune abissali. In questo
modo non risolviamo nulla. Il mondo adolescente ha le sue trappole, le sue
regole, le sue cattiverie, i suoi giochi suicidi. Dobbiamo ripartire da
lontano. E per lontano intendo la preparazione del corpo docente, dei presidi,
e l’obbligo di tirocini prolungati antelaurea, la presenza costante in
università di personale preparato e capace di convivere non solo
scolasticamente con gli adolescenti. Il resto è minestra riscaldata.
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