lunedì 25 maggio 2015

Pensioni, scontro Consulta-Padoan: i giudici costituzionali “non potevamo né dovevamo avvertire il governo"



“La Consulta non fa valutazioni economiche ma solo di costituzionalità”

Ma i ministri della Repubblica non giurano sulla Costituzione Italiana? L’hai mai letta la Costituzione Italiana il ministro Padoan?

da: Huffington Post

“Ci pare che qui si vada un po’ a vento…”. Di venerdì il palazzo della Consulta è quasi in ferie. Il presidente Alessandro Criscuolo ha già raggiunto la sua città, Napoli. Il segretario generale anche. Solo un pugno di giudici, dei tredici in carica sui quindici previsti, lavora in silenzio nel proprio studio al secondo piano del palazzo che concorre con il Quirinale, qui davanti, a dominare Roma.

“Ci pare che qui si vada un po’ a vento” è il commento sarcastico che vorrebbe chiudere quello che invece è a tutti gli effetti un conflitto istituzionale in piena regola. “A vento”, cioè a caso, in questo caso ci sarebbe andato il ministro economico Pier Carlo Padoan che, in un’intervista a Repubblica,
attacca la Corte Costituzionale colpevole di “non aver valutato l’impatto sulla finanza pubblica” che ha avuto l’ormai famosa sentenza che il 6 maggio ha bocciato la legge Fornero nella parte in cui ha bloccato per due anni l’adeguamento delle pensioni dai 1400 euro in su.

Una decisione che ha rischiato di produrre una voragine nei conti pubblici (dai 16 ai 18 miliardi) se il governo avesse dato corso all’indicazione di restituire in blocco il dovuto a cinque milioni e mezzo di pensionati.”Tra Corte, ministri e avvocatura ci sarebbe dovuta essere la massima condivisione dell’informazione” ha detto il ministro spiegando che “ci doveva essere una valutazione dell’impatto”.
L’uomo dei conti pubblici ha parlato il giorno dopo che il presidente Criscuolo, in un colloquio con il Corriere della Sera, s’è levato qualche sassolino dalle scarpe rispondendo alle critiche che circolano da un paio di settimane. “La Consulta non fa valutazioni economiche ma solo di costituzionalità” e la legge Fornero, ha detto Criscuolo, “violava il principio di ragionevolezza”.
Insomma, nonostante il premier Renzi si affretti oggi a dire che “il governo lavora nel massimo rispetto istituzionale della Corte”, è chiaro che il braccio di ferro è in corso. Solo che stavolta Pier Carlo e Matteo si sono divisi i ruoli ed è toccato a Padoan fare il poliziotto cattivo e a Renzi quello buono. Non è un caso se le opposizioni, Brunetta in testa, attacchino il governo di essere “eversivo” e di “non rispettare le sentenza della Corte”. Il tono è un po’ più elegante ma più o meno siamo come ai tempi di Berlusconi quando la Corte, che gli bocciava tutte le leggi ad personam, era “un covo di toghe rosse”.

Ma la Consulta è un vetro e le accuse scivolano via come gocce d’acqua. “Non è prevista alcuna replica” tagliano corto gli uffici. Una fonte del palazzo, molto vicina al Presidente, si prende la briga di rispondere. Con pazienza. “La Corte non si può occupare della finanza pubblica, noi ci occupiamo che le leggi rispettino il dettato costituzionale, il ministro Padoan ha semplicemente torto e, appunto, parla a vento…”.
Ci si sforza di immaginare cosa avrebbero dovuto fare i giudici. “Dovevamo forse interloquire con palazzo Chigi e avvertire chiedendo che la cosa restasse riservata? Ma per favore. Qui c’è un problema di ruolo, i giudici della Corte sono organo di garanzia autonomo che devono sempre in ogni circostanza rispettare la propria autonomia”. Potevate almeno colloquiare con il Presidente della Repubblica se non con il governo. Interviene un altro giudice che era presente nella camera di consiglio che ha bocciato la Fornero. “Fare quello che chiede il ministro Padoan vuol dire andare contro la legge” spiega.
“Parla di qualcosa che non è previsto nell’ordinamento. E non possiamo certo essere noi giudici della Consulta a violare leggi e Costituzione. Capisco che la nostra decisione possa aver creato un problema ma allora si preveda una norma che in casi analoghi sospende per 30 giorni gli effetti del pronuncia per dare il tempo di trovare una soluzione. Ma serve una norma specifica che al momento non è prevista”. Poi la stoccata finale: “La verità è che mancano le relazioni tecniche e ancora non è chiaro quanto sarebbe costato risarcire tutti gli aventi diritto…”.

La sensazione è che i rapporti tra il colle più alto - insieme al Quirinale e anche questa geografia non è un caso nel bilanciamento tra poteri voluto dai padri costituenti - e palazzo Chigi siano un po’ tesi. Perché se è insolito il j’accuse del ministro Padoan, lo è stato anche lo sfogo del presidente Criscuolo. Non è frequente un presidente in carica che rilascia interviste. E infatti, scavando, salta fuori il rammarico dei giudici per essere continuamente additati come “una casta” con stipendi altissimi e privilegi d’altri tempi. “Tutto falso” rispondono con tabelle e schede che dimostrano come “un giudice costituzionale alla fine prende ogni mese 12.600 euro nette che sono meno di un parlamentare. Solo che i parlamentari sono mille e noi quindici”.

Terminato il capitolo stipendi (“Abbiamo letto che Renzi avrebbe suggerito di tagliare i fondi alla Corte per recuperare parte dei soldi delle pensioni e non c’è mai stata smentita”), salta fuori un altro motivo di tensione con la politica. “Da quasi un anno – si sfoga uno dei dodici giudici interpellato da Huffpost e che votò contro la Fornero - mancano due giudici che il Parlamento non è capace di nominare. Il giorno della Fornero eravamo in dodici perché un collega (Giorgio Lattanti, ndr) era malato. La camera di consiglio era bloccata sul sei pari e alla fine ha deciso il Presidente Criscuolo il cui voto, in caso di parità, vale doppio. Qualcuno s’è chiesto cosa sarebbe successo se la Corte fosse stata a regime?”. Anomalia figlia di anomalia.

Ricostruzioni giornalistiche dicono che votarono contro la Fornero la giuslavorista Silvana Sciarra, che poi ha scritto la sentenza, Paolo Maria Napolitano, Giuseppe Frigo, Dario Morelli, Aldo Carosi. A favore, invece, Giuliano Amato, Marta Cartabia, Daria De Petris, Nicolò Zanon e Paolo Grossi.
Adesso c’è il rischio ricorsi da parte dei pensionati esclusi dal rimborsi visto che anche il decreto potrebbe avere profili anticostituzionali. “Quando arriveranno li valuteremo, come sempre, in autonomia e solitudine” taglia corte il giudice. Se nel frattempo il Parlamento fa il suo dovere e completa l’organico, gli schieramenti di oggi potrebbero essere ribaltati.

Nessun commento:

Posta un commento