mercoledì 12 marzo 2014

Riforma elettorale, votazione Renzellum: no preferenze, sì sbarramento e pluricandidature

da: TMnews

Italicum, sì a sbarramento e pluricandidature. No alle preferenze
Ancora polemiche sulla parità di genere

La Camera ha bocciato le preferenze e promosso sbarramento e pluricandidature nell'ambito delle votazioni sull'Italicum. L'aula, infatti, ha approvato l'emendamento alla legge elettorale che prevede la possibilità di candidarsi in un massimo di 8 collegi plurinominali. Hanno votato contro Lega, Sel e M5S.

In precedenza la Camera aveva respinto, invece, a scrutinio segreto, l'emendamento, a prima firma Ignazio La Russa (Fdi), che introduceva il voto di preferenza. Il governo aveva espresso parere negativo. L'aula aveva approvato l'emendamento sul quale si fonda l'intesa tra il leader Pd Matteo Renzi e quello di Fi Silvio Berlusconi. La norma inserisce nella proposta di legge in discussione le nuove soglie: lo sbarramento elettorale al 4,5 per cento per i partiti in coalizione, dell'8 per cento per i partiti non coalizzati e del 12 per cento per le coalizioni.


Inoltre, fissa al 37 per cento il livello dei consensi che una coalizione deve ottenere per avere il premio di maggioranza, pari al 15 per cento dei seggi in più. In caso di mancato raggiungimento del 37 per cento, le due coalizioni più votate andranno al ballottaggio. E fissa i quozienti per la ripartizione dei seggi.

IL QUADRO POLITICO. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sferzato il Pd a mantenere la compattezza dopo le polemiche sulla bocciatura delle quote rosa nell'Italicum e approvare il testo alla Camera già oggi. "Come segretario del Pd vi chiedo di votare la legge elettorale oggi. Al Senato ne riparleremo, di quote e di altro", ha detto ai deputati democratici riuniti al Nazareno.

"La legge elettorale che abbiamo votato qui in direzione è diversa da quella che uscirà dal Parlamento: non c'è da mantenere un patto con Berlusconi ma un impegno che come partito abbiamo preso", ha aggiunto. "È profondo, netto, chiaro e marcato il dissenso con chi ritiene questa legge incostituzionale".

Ieri a scrutinio segreto sono state affossate le norme sulla parità di genere scatenando il caos nel Pd dove sono mancati parecchi voti a sostegno della causa delle donne scatenando la protesta di queste ultime e della minoranza del partito. E non è bastata la rassicurazione del presidente del Consiglio via Twitter tanto che questa mattina alle 8:30 è stata convocata al Nazareno un'assemblea proprio per "fare chiarezza", come chiedono le deputate democratiche.

La deputata Pd Sandra Zanda aveva denunciato che sugli emendamenti per la parità di genere "mancano i nostri voti, lo dicono i numeri". Di fatto sulla carta il Pd può contare su 293 voti mentre in nessuna delle tre votazioni quella quota è stata anche lontanamente toccata. A scrutinio segreto, infatti, i voti a favore sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. E dopo la bocciatura del terzo emendamento, quello di "mediazione" che prevedeva una proporzione 40-60 per i capilista, le deputate dem hanno lasciato l'aula.

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