da: Il Fatto Quotidiano
Sono Barracciu, Del Basso
De Caro, De Filippo e i riconfermati Bubbico e Lupi: 4 democratici e il
ministro diversamente berlusconiano
Fabrizio Cicchitto, mentre ancora il suo
compagno di partito Antonio Gentile era inchiodato alla poltrona di
sottosegretario, avvertiva il Pd del rischio di “non vedere la trave nel
proprio occhio, ma solo la pagliuzza nell’occhio altrui”. Più o meno tutti
quelli del Nuovo centrodestra – con significative differenze di stile
espressivo – si schieravano sulla stessa trincea.
La sostanza del ragionamento è questa:
Gentile non è nemmeno indagato e se ne deve andare, a maggior ragione devono
farlo gli indagati del Pd, che sono quattro. In realtà i seguaci di Angelino
Alfano si dimenticano di citare un altro indagato del governo Renzi, l’unico
ministro: trattasi di Maurizio Lupi, Ncd pure lui, inquisito dalla Procura di
Tempio Pausania per concorso in abuso d’atti di ufficio per la nomina del
commissario dell’Autorità portuale del Nord Sardegna. Va detto che
effettivamente ha ragione Cicchitto: un bel pezzo del Pd tende a dimenticare le
sue pagliuzze o travi che siano. Non Rosy Bindi, per la verità: “Sono stata molto
critica anche nei confronti delle nomine a sottosegretario che
riguardano il
mio partito – ha detto la presidente dell’Antimafia – Soprattutto nel momento
in cui si vuole riformare il finanziamento pubblico ai partiti e si punta il
dito sui rimborsi ai consiglieri regionali, trovo che sia poco opportuno e poco
corretto che chi è inquisito per reati relativi al finanziamento dei gruppi
regionali sieda nel governo”.
Questi infortuni
del moralizzatore Renzi hanno un nome e un cognome. La più famosa è Francesca Barracciu, sottosegretario alla
Cultura, sarda e fedelissima del nuovo premier. Indagata, con molti altri
consiglieri regionali, per peculato aggravato: i magistrati di Cagliari le
contestano spese non rendicontate per 33mila euro tra il 2006 e il 2009. Lei
sostiene di averli spesi tutti in benzina. Comunque la condizione di indagata
le impedì la candidatura a governatrice, ma ora non è di ostacolo alla sua
presenza al governo.
C’è poi il caso di Vito De Filippo, sottosegretario alle Salute, accusato per 3.840
euro con cui – così dice lui – l’ex presidente della Basilicata del Pd comprò
francobolli in due tabaccherie. Un altro caso riguarda il beneventano Umberto Del Basso De Caro, ex
socialista, avvocato di Nicola Mancino nel processo sulla trattativa
Stato-Mafia, anche lui sotto inchiesta per i rimborsi facili in regione (la
Campania, nel suo caso). Ultimo ma non ultimo Filippo Bubbico, confermato viceministro nientemeno che all’Interno,
che è sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio. Chi sarà il prossimo?
Nessun commento:
Posta un commento