mercoledì 26 marzo 2014

Carlo Maria Martini e Georg Sporschill: Conversazioni notturne da Gerusalemme / 1

Considerando come i giovani vivono la sessualità oggi, come può la Chiesa avviare un dialogo con loro su questo punto? A cosa dovrebbe tenere? A cosa dovrebbe richiamarsi?

In confronto a quando ero giovane, oggi il mondo è assai diverso, quanto meno più aperto e sincero. Una volta non si poteva e non si voleva quasi parlare dell’argomento sessualità, era relegato al confessionale e all’ambito della colpa. Non è quello il posto che gli compete, lo è solo quando si tratta davvero di colpa e di problemi. Oggi c’è una grande spigliatezza. Nell’incontro e nel dialogo tra genitori, figli e figlie, adulti e bambini, vedo un’opportunità per una sessualità sana e umana.
Si parte da una responsabilità consapevole nei confronti dei figli. Posso assumere la responsabilità di mettere al mondo un figlio oppure no? I giovani riflettono su questo e parlano con persone di fiducia. Nessun vescovo e nessun sacerdote ignora ormai che la vicinanza fisica delle persone prima del matrimonio è un dato di fatto. Se vogliamo proteggere la famiglia e promuovere la fedeltà coniugale dobbiamo rivedere il nostro modo di pensare. Illusioni  e divieti non portano a nulla.

Da amici e conoscenti ho avuto modo di vedere che i giovani andavano in vacanza con loro e dormivano insieme in una stanza. Nessuno pensava di nasconderlo o considerarlo un problema. Avrei dovuto dire qualcosa al riguardo? E’ difficile. Non riesco a comprendere tutto, anche se sento che qui forse nasce una nuova vicendevole attenzione, un comune apprendere e un accordo più saldo delle generazioni. Questo rende felici vecchi e giovani e non lascia soli né gli uni né gli altri nelle loro domande su amore e solitudine. Desidero accompagnare questa evoluzione con benevolenza, interrogando e pregando.
Credo che non sia il momento di cercare risposte universali. Ricordo sempre un principio pastorale e psicologico fondamentale secondo il quale le risposte cadono su un terreno fertile solo quando prima è stata posta una domanda, quando ho osservato o ascoltato. Soprattutto in queste problematiche profondamente umane, come sessualità e corporeità, non si tratta di ricette, ma di percorsi che iniziano e proseguono con le persone. Un noto medico riteneva che in questo campo molti possedessero una «ignoranza innocente». Non possiamo pretendere dai bambini e dai giovani tutto ciò che sarebbe ideale. Troveranno la loro strada a poco a poco. I percorsi non possono essere imposti dall’alto, dalle scrivanie o dalle cattedre. La direzione della Chiesa è sollevata da questo peso se ascolta e ha fiducia nel dialogo con la gioventù. E’ essenziale promuovere la capacità di giudizio nei singoli cristiani.
In ultima istanza, la Chiesa può e deve tuttavia richiamarsi alla Bibbia. La Bibbia limita in modo evidente i messaggi sulla sessualità. Di fronte all’adulterio traccia una linea netta. E’ assolutamente vietato invadere un matrimonio altrui. La Bibbia è chiarissima anche riguardo alla violenza nei confronti delle donne. E’ vietata. Gesù pone al centro i bambini e tutti coloro che hanno bisogno di protezione. Il modo in cui vengono trattati denuncia il grado di umanità di una società. A prescindere da queste nette linee tracciate dalla Bibbia, dobbiamo fare riferimento alla responsabilità personale e al discernimento degli spiriti.

Non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutto, all’interno della Chiesa si è verificato uno sviluppo positivo nella comprensione della sessualità. In passato essa era considerata in modo molto limitato, orientata alla sola procreazione. I teologi della morale parlavano di finis primarius, dello scopo prioritario della sessualità. Anche in questo caso, il Concilio Vaticano II ha creato un orizzonte molto più ampio e attribuito scientemente la stessa importanza alla partecipazione e all’amore reciproco dei coniugi. 

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