venerdì 7 marzo 2014

Cinema: ‘Allacciate le cinture’, il nuovo film di Ferzan Ozpetek

da: La Stampa

Il viaggio di Ozpetek
“Allacciate le cinture” il nuovo film del regista turco
di Alessandra Levantesi Kezich


Dice Allacciate le cinture, dunque siamo in viaggio: un viaggio di vita costellato degli ovvii imprevisti e incidenti di percorso; e al contempo un viaggio nelle magnifiche ossessioni del cinema di Ferzan Ozpetek. Ne è protagonista, al centro di un coro di personaggi, Kasia Smutniak: una ragazza di Lecce quieta e determinata che lavora in un bar, è fidanzata all’agiato Francesco Scianna e legata da fraterno affetto all’adorabile gay Filippo Scicchitano. Un giorno Kasia conosce il meccanico Francesco Arca, amante della sua migliore amica Carolina Crescentini, e scopre turbata che, pur detestandone la mentalità razzista/omofoba, è profondamente attirata dalla sua maschia bellezza. Si può provare tanto trasporto per un individuo con cui non si condivide nulla? Quali sono le forze occulte che condizionano certe scelte? Ma poi, è così importante saperlo? L’amore è l’amore.

Si tratta di materia senz’altro nelle corde di Ozpetek, che dopo una partenza in chiave di commedia vira su un rapinoso registro sensuale per raccontare la
passione dei due. 13 anni dopo, sposata a Francesco e mamma di due bambini, Kasia è in crisi per via delle ricorrenti infedeltà del marito, finché, colpita da cancro al seno, nel corso della traumatica odissea delle cure non ritrova a sorpresa intatto l’amore, anche carnale, del coniuge. Ma qui le carte si imbrogliano: lo spunto della malattia resta pretestuoso e il film slitta poco convincente sulla china di uno psicologismo che resta a metà, laddove ci si aspettava semmai un affondo più deciso nel melò.

E non aiuta la scarsa gamma di sfumature dell’ex tronista Arca. Tuttavia la Smutniak si rivela interprete fine e sensibile, madre e zia sono le valide, spiritose Carla Signoris ed Elena Sofia Ricci, e Scicchitano si cala nei panni dell’amico gay con sensibilità. Il bel finale, giocato su un intrigante scarto temporale come già nel riuscito Magnifica presenza, riscatta poi il film di certe sue debolezze ricordandoci i motivi per cui amiamo Ozpetek: la capacità di trasmettere sentimenti forti, l’assenza di remore intellettualistiche, il calore umano, la sensualità, la misteriosa, ineffabile vena surreal/fantastica.

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