da: la Stampa
Ucraina
e Russia verso l’escalation
Kiev
richiama i riservisti: “È guerra”. Gli Usa: Mosca rischia posto nel G8
La
crisi precipita dopo il via libera di ieri del Parlamento all’attacco armato.
In Crimea l’occupazione delle truppe non fi ferma: arrivati aerei ed elicotteri
In Crimea l’occupazione delle truppe non fi ferma: arrivati aerei ed elicotteri
La crisi Russia-Ucraina precipita. Mentre
Vladimir Putin prepara l’invasione (in parte già iniziata),
Kiev richiama i riservisti. «La Russia ci
ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro», afferma il premier ucraino
Arseni Iatseniuk. «Questo è un allarme rosso. Questa non è una minaccia, questa
è di fatto una dichiarazione di attacco contro il mio Paese».
L’ESCALATION
Iatseniuk lancia un appello a Putin:
«Ritiri le sue forze armate dall’Ucraina». Ma ormai sembra troppo tardi. «E’ a
rischio l’integrità territoriale dell’Ucraina», avverte intanto il responsabile
del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Kiev, Andrii Paroubii.
IL
MONDO SI MUOVE
La diplomazia internazionale è al lavoro
per scongiurare l’escalation. L’America prova a mostrare i muscoli a Putin: «La
Russia - avverte il segretario di Stato Usa, John Kerry - rischia il suo posto
all’interno del G8». E «ogni singolo alleato degli Stati Uniti è pronto ad
andare fino in fondo, allo scopo di isolare la Russia in seguito a questa
invasione». L’incursione militare russa in Ucraina è «un incredibile atto di
aggressione». La crisi fa piombare i rapporti tra Washington e Mosca in un
clima da guerra fredda. Da un lato Barack Obama condanna senza mezzi termini
l’intervento armato in Crimea parlando di «violazione del diritto
internazionale». Sul fronte opposto, Vladimir Putin sottolinea di avere il
diritto di proteggere i propri interessi in Ucraina. I due si sono anche
parlati, per 90 lunghi minuti, ma la tensione resta alle stelle.
LA
NATO IN CAMPO
Il segretario generale della Nato Rasmussen
chiede a Mosca di fermare alle attività militari: «Quanto sta facendo la Russia
- ha detto - viola i principi della Carta Onu e costituisce una minaccia per la
pace e la sicurezza in Europa». Anche l’Europa reagisce. Francia e Gran
Bretagna hanno annunciato che diserteranno il G8 di Sochi a giugno. Il capo
della diplomazia Ue Catherine Ashton ha detto di «deplorare» la decisione russa
di usare le forze armate, mentre Bruxelles ha fissato per lunedì una riunione
straordinaria del Consiglio dei ministri degli Esteri per fare il punto sulla
situazione. Il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon ha chiamato lui stesso
Putin, chiedendo un «dialogo» con Kiev.
L’OCCUPAZIONE
SOFT
L’Ucraina accusa la Russia ai aver «violato
gli accordi bilaterali, in particolare riguardanti la flotta del Mar Nero».
Intanto migliaia di militari di Mosca, da 6mila a 28mila, sarebbero già in
Crimea, penisola russofona che fa parte dell’Ucraina ma in cui da alcuni giorni
soffiano impetuosi venti di secessione e dove Kiev sembra non avere più alcun
potere. Il Senato russo ieri - su richiesta di Putin - ha approvato ieri
all’unanimità l’invio di truppe. E anche se il portavoce del Cremlino Dmitri
Peskov ha precisato che il presidente non ha ancora preso una decisione
definitiva, il governo ucraino ha messo l’esercito in stato di allerta e ha
avvertito che se la Russia desse corso alla minaccia sarebbe «la guerra». La
situazione potrebbe già precipitare nelle prossime ore.
A
MOSCA
Nella capitale russa la domenica è stata
segnata da manifestazione contrapposte, pro e contro l’invasione in Ucraina.
Gli oppositori all’intervento armato si sono mobilitati via internet su
Vkontakte, il Facebook russo, e si sono dati appuntamento alle 13.00 ora locale
(le 10 in Italia) davanti al ministero della difesa, a due passi dal Cremlino.
In piazza è spuntato un foglio con lo stesso slogan usato dai dissidenti
sovietici quando protestarono contro l’invasione di Praga da parte dell’Armata
Rossa, nell’agosto del 1968: «Per la vostra e la nostra libertà». I sostenitori
dell’invasione invece hanno marciato invece da piazza Pushkin a corso Sakharov:
si tratta di organizzazioni patriottiche di giovani, studenti e veterani,
compresa l’ala giovanile del partito putiniano Russia Unita.
IN
CRIMEA
In Crimea militari russi hanno sequestrato
tutte le armi in una base radar e in un’accademia della Marina militare
ucraina. Il ministero della Difesa di Kiev spiega che i russi hanno esortato il
personale delle due strutture a schierarsi con quelli che hanno definito i
«legittimi» leader della penisola. Dalla base radar di Sudak sono stati portati
via fucili, pistole e munizioni, caricati su un’auto. Armi sono state prelevate
anche dalla struttura per l’addestramento della Marina a Sebastopoli, la città
sul Mar Nero che ospita una base della Flotta russa. Intanto miliziani armati
fino ai denti hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al
check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Tra le troupe
respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai
reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la «linea
di frontiera» i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e
cecchini.
IL
PAESE DIVISO
Ma in Ucraina non è solo la Crimea a
ribollire. Anche nelle altre regioni sud-orientali del Paese - anch’esse
culturalmente e linguisticamente vicine alla Russia - la tensione sta salendo
vertiginosamente e i palazzi dell’amministrazione regionale di Kharkiv e
Donetsk sono già caduti in mano agli insorti filorussi, non senza violenze. Il
nuovo governo di Kiev ha denunciato che in Crimea ci sono già 6.000 soldati
russi e 30 blindati, che hanno già preso posizione in punti strategici della penisola,
mentre un gruppo di giornalisti investigativi parla addirittura di 28.000
militari di Mosca, quasi cinque volte quanto stimato dalle nuove autorità
ucraine. Secondo la testata online Tizhden.ua, inoltre, ci sarebbero soldati
russi anche al di fuori della Crimea e una colonna di mezzi blindati sarebbe in
movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. Non solo:
centinaia di uomini armati bloccano il parlamento e il governo della Crimea,
nonché gli aeroporti di Sinferopoli e Belbek, vicino a Sebastopoli. Mosca nega
che siano propri soldati ma c’è chi ipotizza che si tratti di agenti del Gru, i
potenti e misteriosi servizi segreti militari russi.
IL
CREMLINO: PROTEGGIAMO I RUSSI
Il leader del Cremlino dice di premere per
l’azione militare «per normalizzare la situazione socio-politica» in Ucraina,
che, a suo avviso, minaccia «la vita dei cittadini russi» e «dell’organico del
contingente militare delle forze armate della Russia dislocato in conformità ad
un accordo internazionale in territorio ucraino». Anzi, secondo le autorità
russe, ben 143.000 ucraini si sarebbero rifugiati in Russia per «salvarsi
dall’oltranzismo dei radicali che hanno preso il potere a Kiev». Intanto il
nuovo governo della Crimea, che il presidente ad interim ucraino Oleksandr
Turcinov ha definito «illegittimo» (è stato eletto da un parlamento occupato da
filorussi armati), ha deciso di anticipare il referendum per una maggiore
autonomia della regione dal 25 maggio al 30 marzo, mentre nei prossimi giorni
il parlamento russo esaminerà una proposta di legge per facilitare
l’assorbimento di nuovi territori senza bisogno di un trattato internazionale.
La rivolta pro-Mosca sta però montando anche nell’Ucraina orientale. A Kharkiv
circa 300 filorussi, alcuni dei quali armati, hanno sfondato un cordone di
sostenitori delle nuove autorità ucraine e - incitati da una folla di 20.000
persone - hanno occupato il palazzo della Regione, issandovi il tricolore
russo. Negli scontri sono rimaste ferite decine di persone. A Donetsk 10.000
manifestanti sono scesi in piazza sventolando la bandiera russa e anche lì la
sede della Regione è stata occupata, mentre il comandante degli insorti, Pavel
Gubarev, è stato eletto governatore.
Sono le ultime ore per cercare di evitare
il peggio: oltre al tentativo di mediazione europea, in campo torna anche Yulia
Timoshenko, attesa a Mosca lunedì per uno sforzo di ricucitura in
extremis.
Nessun commento:
Posta un commento