lunedì 3 marzo 2014

Russia e Ucraina: venti di guerra

da: la Stampa

Ucraina e Russia verso l’escalation
Kiev richiama i riservisti: “È guerra”. Gli Usa: Mosca rischia posto nel G8
La crisi precipita dopo il via libera di ieri del Parlamento all’attacco armato.
In Crimea l’occupazione delle truppe non fi ferma: arrivati aerei ed elicotteri

La crisi Russia-Ucraina precipita. Mentre Vladimir Putin prepara l’invasione (in parte già iniziata),  
Kiev richiama i riservisti. «La Russia ci ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro», afferma il premier ucraino Arseni Iatseniuk. «Questo è un allarme rosso. Questa non è una minaccia, questa è di fatto una dichiarazione di attacco contro il mio Paese».  

L’ESCALATION  
Iatseniuk lancia un appello a Putin: «Ritiri le sue forze armate dall’Ucraina». Ma ormai sembra troppo tardi. «E’ a rischio l’integrità territoriale dell’Ucraina», avverte intanto il responsabile del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Kiev, Andrii Paroubii.  

IL MONDO SI MUOVE  
La diplomazia internazionale è al lavoro per scongiurare l’escalation. L’America prova a mostrare i muscoli a Putin: «La Russia - avverte il segretario di Stato Usa, John Kerry - rischia il suo posto all’interno del G8». E «ogni singolo alleato degli Stati Uniti è pronto ad andare fino in fondo, allo scopo di isolare la Russia in seguito a questa invasione». L’incursione militare russa in Ucraina è «un incredibile atto di aggressione». La crisi fa piombare i rapporti tra Washington e Mosca in un clima da guerra fredda. Da un lato Barack Obama condanna senza mezzi termini l’intervento armato in Crimea parlando di «violazione del diritto internazionale». Sul fronte opposto, Vladimir Putin sottolinea di avere il diritto di proteggere i propri interessi in Ucraina. I due si sono anche parlati, per 90 lunghi minuti, ma la tensione resta alle stelle.  

LA NATO IN CAMPO  
Il segretario generale della Nato Rasmussen chiede a Mosca di fermare alle attività militari: «Quanto sta facendo la Russia - ha detto - viola i principi della Carta Onu e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza in Europa». Anche l’Europa reagisce. Francia e Gran Bretagna hanno annunciato che diserteranno il G8 di Sochi a giugno. Il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton ha detto di «deplorare» la decisione russa di usare le forze armate, mentre Bruxelles ha fissato per lunedì una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri degli Esteri per fare il punto sulla situazione. Il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon ha chiamato lui stesso Putin, chiedendo un «dialogo» con Kiev. 

L’OCCUPAZIONE SOFT  
L’Ucraina accusa la Russia ai aver «violato gli accordi bilaterali, in particolare riguardanti la flotta del Mar Nero». Intanto migliaia di militari di Mosca, da 6mila a 28mila, sarebbero già in Crimea, penisola russofona che fa parte dell’Ucraina ma in cui da alcuni giorni soffiano impetuosi venti di secessione e dove Kiev sembra non avere più alcun potere. Il Senato russo ieri - su richiesta di Putin - ha approvato ieri all’unanimità l’invio di truppe. E anche se il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha precisato che il presidente non ha ancora preso una decisione definitiva, il governo ucraino ha messo l’esercito in stato di allerta e ha avvertito che se la Russia desse corso alla minaccia sarebbe «la guerra». La situazione potrebbe già precipitare nelle prossime ore.  

A MOSCA  
Nella capitale russa la domenica è stata segnata da manifestazione contrapposte, pro e contro l’invasione in Ucraina. Gli oppositori all’intervento armato si sono mobilitati via internet su Vkontakte, il Facebook russo, e si sono dati appuntamento alle 13.00 ora locale (le 10 in Italia) davanti al ministero della difesa, a due passi dal Cremlino. In piazza è spuntato un foglio con lo stesso slogan usato dai dissidenti sovietici quando protestarono contro l’invasione di Praga da parte dell’Armata Rossa, nell’agosto del 1968: «Per la vostra e la nostra libertà». I sostenitori dell’invasione invece hanno marciato invece da piazza Pushkin a corso Sakharov: si tratta di organizzazioni patriottiche di giovani, studenti e veterani, compresa l’ala giovanile del partito putiniano Russia Unita.  

IN CRIMEA  
In Crimea militari russi hanno sequestrato tutte le armi in una base radar e in un’accademia della Marina militare ucraina. Il ministero della Difesa di Kiev spiega che i russi hanno esortato il personale delle due strutture a schierarsi con quelli che hanno definito i «legittimi» leader della penisola. Dalla base radar di Sudak sono stati portati via fucili, pistole e munizioni, caricati su un’auto. Armi sono state prelevate anche dalla struttura per l’addestramento della Marina a Sebastopoli, la città sul Mar Nero che ospita una base della Flotta russa. Intanto miliziani armati fino ai denti hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la «linea di frontiera» i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini.  

IL PAESE DIVISO  
Ma in Ucraina non è solo la Crimea a ribollire. Anche nelle altre regioni sud-orientali del Paese - anch’esse culturalmente e linguisticamente vicine alla Russia - la tensione sta salendo vertiginosamente e i palazzi dell’amministrazione regionale di Kharkiv e Donetsk sono già caduti in mano agli insorti filorussi, non senza violenze. Il nuovo governo di Kiev ha denunciato che in Crimea ci sono già 6.000 soldati russi e 30 blindati, che hanno già preso posizione in punti strategici della penisola, mentre un gruppo di giornalisti investigativi parla addirittura di 28.000 militari di Mosca, quasi cinque volte quanto stimato dalle nuove autorità ucraine. Secondo la testata online Tizhden.ua, inoltre, ci sarebbero soldati russi anche al di fuori della Crimea e una colonna di mezzi blindati sarebbe in movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. Non solo: centinaia di uomini armati bloccano il parlamento e il governo della Crimea, nonché gli aeroporti di Sinferopoli e Belbek, vicino a Sebastopoli. Mosca nega che siano propri soldati ma c’è chi ipotizza che si tratti di agenti del Gru, i potenti e misteriosi servizi segreti militari russi. 

IL CREMLINO: PROTEGGIAMO I RUSSI  
Il leader del Cremlino dice di premere per l’azione militare «per normalizzare la situazione socio-politica» in Ucraina, che, a suo avviso, minaccia «la vita dei cittadini russi» e «dell’organico del contingente militare delle forze armate della Russia dislocato in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino». Anzi, secondo le autorità russe, ben 143.000 ucraini si sarebbero rifugiati in Russia per «salvarsi dall’oltranzismo dei radicali che hanno preso il potere a Kiev». Intanto il nuovo governo della Crimea, che il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turcinov ha definito «illegittimo» (è stato eletto da un parlamento occupato da filorussi armati), ha deciso di anticipare il referendum per una maggiore autonomia della regione dal 25 maggio al 30 marzo, mentre nei prossimi giorni il parlamento russo esaminerà una proposta di legge per facilitare l’assorbimento di nuovi territori senza bisogno di un trattato internazionale. La rivolta pro-Mosca sta però montando anche nell’Ucraina orientale. A Kharkiv circa 300 filorussi, alcuni dei quali armati, hanno sfondato un cordone di sostenitori delle nuove autorità ucraine e - incitati da una folla di 20.000 persone - hanno occupato il palazzo della Regione, issandovi il tricolore russo. Negli scontri sono rimaste ferite decine di persone. A Donetsk 10.000 manifestanti sono scesi in piazza sventolando la bandiera russa e anche lì la sede della Regione è stata occupata, mentre il comandante degli insorti, Pavel Gubarev, è stato eletto governatore. 
Sono le ultime ore per cercare di evitare il peggio: oltre al tentativo di mediazione europea, in campo torna anche Yulia Timoshenko, attesa a Mosca lunedì per uno sforzo di ricucitura in extremis. 

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