martedì 18 marzo 2014

I russi “comprano” la Crimea e un pezzo di Pirelli



La Russia annette la Crimea e invade il salotto Pirelli
Tronchetti ipoteca la pensione, ma Intesa e Unicredit nell’azionariato sono spia di debolezza
di Antonio Vanuzzo

La Russia annette la Crimea, Rosneft investe in Pirelli. Per la penisola a Sud est dell’Ucraina sono serviti i carri armati, per la società presieduta da Marco Tronchetti Provera è bastato accordarsi con Intesa e Unicredit. Il gigante petrolifero russo, una sorta di Iri controllata direttamente dal Cremlino – il proprietario Igor Sechin è l’ex capo di gabinetto di Vladimir Putin – ha messo sul piatto 500 milioni per il 12% del gruppo della Bicocca, valorizzandone le azioni a 12 euro. Secondo gli analisti di Mediobanca la mossa ha reso la società meno contendibile, per gli esperti di Intermonte l’esatto contrario. Si vedrà.

Dal punto di vista industriale, le sfide non mancano: penetrare nel mercato russo si è rivelato tuttavia più arduo del previsto: se nel piano 2012 la crescita organica era stata fissata al 6% annuo, il piano presentato lo scorso novembre si accontenta invece del 3,9 per cento. Gli obiettivi al 2016 dipendono in gran
parte da Cina e Sudamerica: Pirelli è in cerca di una partnership sul mercato della prima, mentre il secondo pesa per il 40% del risultato operativo e sul 36% dei ricavi. Rimane l’incognita Brasile: la crescita per quest’anno stimata dalla società è del 3,4%, molto più dell’1,95% calcolato dal Fondo monetario internazionale.

Dal punto di vista finanziario, la struttura della newco tradisce la debolezza finanziaria di Tronchetti Provera. Fino a ieri il veicolo Lauro 61, partecipato dai due istituti (19,6% ciascuno) insieme a Clessidra (24,6%) e alla tronchettiana Nuove Partecipazioni (37,7%) deteneva il 26,1% di Pirelli. Il fondo di private equity di Claudio Sposito ha venduto la sua quota a Rosneft – con una plusvalenza intorno al 50% – la quale conferirà le quote all’interno di un veicolo in cui avrà un peso del 50 per cento. Il restante 50% farà invece capo a una newco in cui Nuove Partecipazioni, che riunisce i soci storici del top manager milanese, dalla famiglia Moratti a Carlo Acutis, sarà all’80%, mentre Intesa e Unicredit avranno il 10% ciascuna. Altro che logica industriale: Tronchetti allunga di nuovo la catena societaria piazzandoci un nuovo veicolo. Clessidra, dal canto suo, ha messo a segno un’operazione che ricorda ad alcuni operatori il blitz del 2004 sulla rete di trasporto del gas di Edison. 

Qui il punto chiave sono le banche: perché Ca de’ Sass e Piazza Gae Aulenti avrebbero deliberato l’uscita da Lauro 61 e, come recita il comunicato stampa congiunto, «il contestuale parziale reinvestimento da parte di Unicredit e Intesa Sanpaolo in una nuova partnership»? Secondo l’interpretazione di chi conosce a fondo l’azienda, il motivo sarebbe, ancora una volta, per venire in aiuto a Tronchetti Provera. Uno scambio di favori su più livelli che inizia nel 2011, quando Pirelli costituisce con la compagnia di Stato Russian Technologies (Rostec) una joint venture da 220 milioni di euro per acquisire gli asset dell’ex Sibur Holding, pari al 20% del mercato russo degli pneumatici. L’uomo forte di Rostec è l’oligarca Sergey Chemezov, cooptato esattamente un anno fa da Igor Sechin nel consiglio d’amministrazione di Rosneft, con il ruolo di vicepresidente. Tant’è che Sechin, Chemezov e Tronchetti a fine novembre 2013 firmano un memorandum d’intesa per la ricerca e lo sviluppo di materiali innovativi per la produzione di pneumatici, come la gomma sintetica.

Secondo ricostruzioni attendibili, la joint venture siglata con Chemezov sarebbe stato il grimaldello che avrebbe consentito a Tronchetti di entrare nel salotto buono del Cremlino, e gettare un salvagente alla famiglia Moratti favorendo l’ingresso di Rosneft al 13% di Saras a metà aprile 2013. In cambio del supporto nel riassetto della holding di controllo, tramite un contratto di put & call – finito la scorsa estate nel mirino di Consob – sul 2,5% di Camfin detenuto dai Moratti. Quota poi girata dalla famiglia milanese a Nuove Partecipazioni. Nei mesi scorsi fonti vicine alla società davano conto di qualche dissidio tra i soci all’interno della holding tronchettiana, che oltre ai Moratti riunisce Carlo Acutis, per motivi legati a presunti ritardi nel conferimento delle rispettive quote nella newco.

Con l’ingresso dei russi parlare di Opa su Pirelli non è un tabù. Nonostante oggi il titolo abbia chiuso a 11,77 euro per azione (-2,24%, Ftse Mib +2,52%), l’appeal speculativo sul titolo rimane intatto, in quanto gli istituti di credito ora si ritrovano in posizione di minoranza. Tronchetti invece si sarebbe liberato di un partner scomodo, che sembra in questi mesi abbia fatto le pulci alla società per trovare ed eliminare le inefficienze. C’è di più: secondo il nuovo statuto di Camfin seguito alla firma dei patti parasociali tra i nuovi azionisti, che scadrà a giugno 2017, il consiglio di amministrazione di Camfin è formato da quattro consiglieri espressione di Nuove Partecipazioni e sei, tra cui presidente e amministratore delegato, da Lauro 54, il veicolo di Clessidra ora passato a Rosneft. La grande incognita, al momento, è infatti la sussistenza della volontà di Rosneft di salire ancora, non certo i denari che servono alla bisogna: la società ha chiuso il 2013 con un utile netto pari a 15,5 miliardi di dollari (+51% sul 2012). Cifra pari al triplo della capitalizzazione di Borsa del gruppo della Bicocca.

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