venerdì 14 marzo 2014

Carlo Tecce: “La grande guerra delle televisioni (per sopravvivere)” – Rai e La7

da: Il Fatto Quotidiano

Ristrutturare la Rai a partire dalle news
Il settimo piano di viale Mazzini, dove, transitano i direttori generali che i governi insediavano e spodestavano con una rapida riunione di maggioranza, è un monumento alla memoria. Un dedalo di stanze militarizza l’ufficio del Capo: è la protezione plastica che tenta di celare la debolezza politica. Quest’antiquato blasone, o quel che ne rimane, sarà rottamato con il trasferimento (pare) a ridosso del raccordo anulare di Roma, forse zona Magliana. 

Il dg Luigi Gubitosi, che fu scelto da Mario Monti per evitare la bancarotta, ha sistemato le finanze: ma il servizio pubblico non è una multinazionale che gareggia in Borsa. Viale Mazzini ha subìto il digitale terrestre, i 14 canali sono abbondanti e così li vogliono raggruppare in categorie: generalisti, bambini, cultura, cinema, scienza. Anche quattro telegiornali con quattro redazioni sono uno sfarzo anacronistico: il sito di Rainews sarà il principale, le riprese sono già uniche (a volte), chissà se pure i direttori verranno ridimensionati. Al settimo piano non contestano la pluralità, ma la guerra interna tra Rai1, Rai2 e Rai3: c’è poco da contendersi dentro, più opportuno guardare fuori. Rai1 sarà per il pubblico più trasversale, Rai2 per la fascia giovanile, Rai3 per l’informazione.
Non ci sono progetti su carta né scadenze precise, ma in viale Mazzini vogliono abbattere un tabù: proporre contenuti a pagamento. Obiezione: avete il canone, ci sarà la rivolta popolare. No, niente modelli Sky o Mediaset, l’azienda vorrebbe plasmare una piattaforma (internet) per vedere film, serie tv e archivio. Ci vogliono strumenti adatti, però: stanziati 180 milioni di euro in tre anni per la completa digitalizzazione. Con ritardo, addio analogico.

La Rai ha un costo che nessun concorrente deve sopportare: la politica. E il nome di Luigi Gubitosi è già stato infilato nel totonomine per le aziende partecipate dal Tesoro. Non avrete mai una conferma da Gubitosi, ma il messaggio a Matteo Renzi l’ha recapitato: se avete bisogno, ci sono. Vuol dire che è disposto a lasciare con un anno ancora di mandato in viale Mazzini, chissà se Renzi sarà disposto a toccare la Rai. Per mostrare un risultato  concreto, nelle prossime settimane, Gubitosi comunicherà al Cda che il bilancio è in salute. Quando sbarcò in viale Mazzini il rosso annuale era di 244 milioni di euro.

Solo La7 sceglie il modello generalista
La gestione di Urbano Cairo a La7 ha compiuto un anno: dai tassisti ai baristi, se ne sono accorti tutti. Cairo ha risparmiato 5,5 milioni di euro ogni trenta giorni. Esempio: spese di trasporto mensile, 130.000 euro, adesso sono 30.000. Ha cancellato le trasmissioni – come le ricette di Benedetta Parodi – che col 2% di share succhiavano 26.000 euro a puntata. Scartata la muffa e blindati i Crozza, Mentana, Santoro, Formigli e Gruber, Cairo vuole rompere le catene di un palinsesto monotematico, che fa informazione (dibattiti) oppure sonnecchia.
Il pomeriggio e il fine settimana vanno rivitalizzati e il presidente del Torino, che ha aumentato la quantità di pubblicità anche se il fatturato è sostanzialmente invariato, vuole sottoporre la rete a una cura di intrattenimento.
Modelli tradizionali per una tv tradizionale. Com’era la cantilena, la televisione è morta? No, soltanto non è più quel rettangolo che conservate in camera o in cucina.

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