mercoledì 19 marzo 2014

Marco Travaglio: “Mamma mia che impressione”

da: Il Fatto Quotidiano

La prima volta che Angela Merkel si disse “colpita” da un politico italiano fu il 4 luglio 2006, nello stadio di Dortmund, durante la semifinale dei Mondiali di calcio fra Italia e Germania (2-0). Il politico italiano era il premier Romano Prodi. “La Cancelliera – raccontò poi Napolitano a Repubblica – è simpaticissima: mi ha detto che a tre minuti dalla fine del match Prodi le ha confidato di odiare i rigori, e immediatamente l’Italia ha segnato: cosa che l’ha colpita moltissimo. È il famoso ‘fattore C’, come si dice. Prima di partire ho pregato Prodi di prestarmelo’…”. Quindi frau Angela era rimasta colpita dal culo di Prodi.

Da allora, ogni volta che vede un politico italiano, rimane regolarmente “colpita” o “impressionata”. È come se avesse un modulo unico prestampato prêt-à-porter da usare negli incontri con i nostri statisti (tanto i giornali italiani si bevono tutto). Anche per una questione pratica, di comodità. Lei è lì dal 2005, mentre i nostri premier cambiano alla velocità della luce: in nove anni di Cancellierato, ha visto avvicendarsi a Roma Berlusconi, Prodi, ri-Berlusconi, Monti, Letta Nipote e Renzi.

Nel marzo 2007 la Merkel viene a Roma e Prodi e Veltroni la portarono a spasso per musei. Alla fine indovinate cosa dice? “Sono rimasta molto colpita”. Nel
2008 riceve il Cainano a Berlino e lì fa un’eccezione: né impressionata né colpita, anche perché l’incontro va malissimo. L’italiano tenta di venderle il fondo salva-Stato di Tremonti e lei non ne vuole sapere. Alla fine parla solo lui, millantando uno strepitoso successo: “Con la Germania stiamo collaborando molto bene. Abbiamo il vantaggio di appartenere alla stessa famiglia della democrazia e della libertà del Ppe, con Angela siamo seduti spalla a spalla nel Consiglio europeo e finora non c’è stata decisione che io ricordi in cui le nostre posizioni sono state diverse”. Di lì a tre anni, dopo i cucù e le altre figurone, viene seppellito dalla famosa risata Merkel-Sarkozy. Nel novembre 2004 tocca a Monti, a Strasburgo: la Merkel si dice “molto impressionata dalle misure” ovviamente “strutturali” che il sobrio professore le ha appena illustrato.

I vignettisti si scatenano a immaginare il Prof che spalanca il loden facendole strabuzzare gli occhi con le sue misure. I giornali si bevono tutto: “La Merkel promuove Monti”. Anche perché Monti ha appena incontrato il presidente francese Hollande e, a quel che scrive la stampa nostrana, ha stretto un “asse”, anzi “un patto italo-francese” per mettere all’angolo la Merkel, naturalmente “per la crescita”.

Aprile 2013, è la volta di Letta. Angela si dice “colpita”, “rallegrata”, addirittura “gioiosa” per “la collaborazione che inizia: ogni Paese deve fare i propri compiti e l’Italia ha già compiuto un pezzo di strada”. Seguono le solite giaculatorie su “rigore e crescita”, “fiscal compact e lavoro”, “finanza solida e sviluppo”. Il Nipote però fa il duro: “Manterremo gli impegni, ma i modi e le forme con cui troveremo le risorse è roba nostra e non devo spiegarla a nessuno”. Si autoconvince di aver piegato la Cancelliera: “Mi è sembrata sensibile all’esigenza di crescita: o cresce l’Europa tutta, o nessuno si salva da solo”. La stampa italiana ci ricasca: “La Merkel promuove Letta”. Anche perché l’indomani Letta vede Hollande e – almeno a leggere i giornali italiani – è subito “asse franco-italiano” per gabbare la Cancelliera, oltreché naturalmente “per la crescita”.

L’altroieri a Berlino sbarca Renzi, reduce dal vertice con Hollande per l’immancabile “patto”, anzi “asse italo-francese” per fregare la Merkel sulla “crescita”. E, sebbene al posto del loden sfoggi un cappottone siberiano modello Totò e Peppino divisi a Berlino, fa colpo anche Matteo. Come si sente, dopo, la Merkel? “Molto colpita e impressionata dalle riforme molto ambiziose”. Riforme come? “Strutturali”, ça va sans dire. Per far che? Coniugare “rigore e crescita”, mancherebbe. E i giornali (italiani) che dicono? “La Merkel promuove Renzi”. Allora è fatta.

1 commento:

  1. In politica le parole contano ma solo per gettare fumo negli occhi. Ciò che conta sono i fatti che fanno la differenza.
    Da noi in Italia è lo stesso, ma con la propensione a fare molte più chiacchiere senza fatti perchè, furbescamente si ritiene che lasciare i problemi come sono, rende di più elettoralmente.
    Fare vuol dire cambiare. Cambiare vuol dire scontentare qualcuno. Scontentare vuol dire perdere credibilità e consenso popolare. Perdere consenso popolare vuol dire dimostrare di non essere un buon politico.
    Questo é "BIZANTINISMO ITALICO" .
    Non fare nulla per continuare a sopravvivere politicamente.

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