da: La Stampa
Oscar,
vince ‘La Grande Bellezza’
Il
miglior film straniero a Sorrentino
La grande tensione si scioglie a metà
serata, quando Paolo Sorrentino, premiato da Ewan McGregor e Viola Davies,
stringe tra le mani la statuetta per il miglior film straniero e pronuncia il
suo discorso di vincitore: «Sono molto emozionato e felice, questo premio non
era scontato, i concorrenti erano temibili, ora finalmente mi sento sollevato».
Le dediche e i ringraziamenti sono precisi e pensati. Prima di tutto «Nicola e
Toni» cioè il produttore Nicola Giuliano e il protagonista del film Toni
Servillo, poi i debiti artistici, le fonti d’ispirazione, ovvero «Federico
Fellini, i Talking Heads, Diego Maradona e Martin Scorsese. Quattro campioni,
ognuno nella loro arte, che mi hanno insegnato cosa vuol dire fare grande
spettacolo». Poi la famiglia, «le mie personali grandi bellezze, Daniela, Carlo
e Anna», e ancora le due città «Roma e Napoli», «i miei genitori» e quelli
della moglie «Nunzia e Sasà». Dopo 15 anni l’Oscar torna in Italia, e, a pochi
chilometri dal Chinese Theatre, il gruppo degli italiani a Los Angeles
festeggia nella casa del console Giuseppe Perrone dove è stato organizzato un
party per la visione collettiva della cerimonia.
Con Sorrentino festeggiano, da questa notte, Steve McQueen, regista del miglior film «12 anni schiavo», Alfonso Cuaron che, con «Gravity», ha portato a casa ben sei Oscar compreso quello per la migliore regia, Matthew McConaughey, protagonista di «Dallas Buyers Club», Cate Blanchett migliore attrice in «Blue Jasmine» e poi Jared Leto, che affianca McConaughey nel ruolo del trans dal cuore d’oro di «Dallas Buyers club» e Lupita Nyong’o, la schiava amata e umiliata da Michael Fassbender in «12 anni schiavo». Il film di McQueen vince anche il premio per la migliore sceneggiatura (non originale) e il regista vuole che sul palco salga l’intera squadra del film, per condividere il riconoscimento con tutti quelli che hanno contribuito alla sua realizzazione. La migliore sceneggiatura originale è invece quella di «Her», firmata da Spike Jonze, mentre «Frozen» sbaraglia la concorrenza nel settore dell’animazione. I grandi esclusi sono soprattutto «American Hustle» di David O. Russell che si pensava avrebbe messo insieme un bel numero di riconoscimenti tra i tanti annunciati ed è uscito a mani vuote dalla competizione, e «Il lupo di Wall Street» di Martin Scorsese. Lo schiaffo più sonoro tocca ancora una volta a Leonardo DiCaprio che non riesce, nonostante la grandiosa interpretazione del truffatore protagonista, a mettere le mani su un premio che gli è sfuggito tante altre volte.
C’è già chi dice che il destino di DiCaprio
sarà forse quello di un riconoscimento alla carriera in tarda età, come è
accaduto spesso a superdivi trascurati da Hollywood. Sorprese anche sul fronte
della miglior canzone, dopo la toccante performance dal vivo di Bono,che ha
cantato «Ordinary love», dal film «Mandela: Long walk to fredom», si pensava
che il premio sarebbe andato a lui, e invece vince «Let it go» di «Frozen».
Anche «Il Grande Gatsby», gran delusione della passata stagione
cinematografica, si aggiudica premi che si pensava sarebbero andati ad
«American Hustle» come l’Oscar per i costumi e per la scenografia. La
cerimonia, guidata da Ellen De Generes, è stata meno magniloquente del solito,
più asciutta, più divertente, più autoironica. Commovente il ricordo dei
numerosi scomparsi dell’anno, chiusa dall’immagine di Philip Seymour Hoffman, e
bellissimi i due intermezzi comici in cui la conduttrice ha preso in giro mode
e abitudini del momento, la foto di gruppo «selfie» e l’arrivo delle pizze pagate
con colletta fra superdivi. Gli sguardi più innamorati sono stati quelli
lanciati da Brad Pitt a Angelina Jolie, e da Jared Leto a sua madre, oggetto
(molto commosso) di un ringraziamento lungo e denso di affetto.
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