da: la Repubblica
La
scomparsa dei talenti. Dopo il successo a X Factor, Amici e The Voice pochi
restano. In molti sono dimenticati
di Carlo
Moretti
Hanno brillato come stelle ma solo per una
stagione. Avevano quel talento nella voce che ormai tutti chiamano X Factor,
così li hanno catapultati sul palco a cantare da protagonisti e a incantare le
folle. Poi però il sole s'è spento e sui vincitori si è allungato un cono
d'ombra: prendi la bella voce soul del primo vincitore del primo X Factor in
Inghilterra, Steve Brookstein, oggi non se lo ricorda più nessuno. Era il 2004:
il suo primo disco vendette 150 mila copie, il secondo l'anno dopo una miseria:
3 mila e 500. Dieci anni di silenzio, poi nel 2014 Brookstein è riemerso solo
grazie all'aiuto di uno zoccolo duro di fan che ha voluto finanziare il suo
terzo album, ironicamente intitolato Forgotten man, l'uomo dimenticato. Ci
ha scherzato su, ma mica poi tanto: in un libro-denuncia uscito alla fine del
2014, Getting over the X ( Oltre la X ), Brookstein racconta la
discesa agli inferi dopo la vittoria a X Factor , mentre tutta la stampa e le
case discografiche gli voltavano le spalle: "Ho avuto tra le mani la
materia di cui sono fatti i sogni, ma si è trasformata nel peggiore degli
incubi".
Non sarà un incubo, ma il problema della
visibilità nel dopo talent si ripete
identico per tanti vincitori anche in
Italia: dove sono gli Aram Quartet, i primi a convincere il pubblico di X
Factor ? Dov'è Michele Bravi, trionfatore della penultima edizione? E cosa
fanno Elhaida Dani, Suor Cristina, Fabio Curto, vincitori delle prime
tre edizioni di The voice of Italy ? E Pierdavide Carone vincitore ad Amici ?
"È una realtà che ci riguarda tutti" dice Valerio Scanu,
secondo classificato a 18 anni ad Amici e primo a 20 anni tra i Big al Festival
di Sanremo. Per un Marco Mengoni e una Emma che hanno successo, perché tanti
altri finiscono nel dimenticatoio?Dice Scanu: "Dietro a un cantante che ha successo c'è un talent show che ti promuove, una casa discografica che investe su di te e un management che prende accordi con i network radiofonici. Che però non trasmettono le canzoni perché sono belle, ma perché devono garantire i diritti dei brani, visto che le radio sono diventate il management degli artisti, vedi Rtl con i Modà e The Kolors".
"Oggi non sarei Valerio Scanu se non avessi fatto Amici. Ma dopo il talent entrano in ballo le case discografiche, che si dividono gli artisti. E quando la mia discografica ha voluto parcheggiarmi, ho dovuto mettere in piedi una mia etichetta per sopravvivere. Prendete Michele Bravi: ha vinto X Factor, ha avuto pezzi da grandi autori come Tiziano Ferro eppure non è successo più nulla perché adesso al posto suo c'è Lorenzo Fragola. Anche Mengoni ha avuto problemi dopo la vittoria, è stato gestito male, nel tour che seguì ci furono intoppi in molte date, solo dopo che ha cambiato management e che l'hanno rivoluzionato è stato rilanciato al punto di essere consacrato: il suo però è il caso fortunato su mille. Siamo troppi e la fabbrica dei talent show, delle discografiche e delle radio ogni anno sforna e brucia altri talenti".
Michele Cortese è una delle quattro voci degli Aram Quartet. Due dischi, poi la band si è sciolta: "Non c'era progettualità, eravamo su una barca in mezzo alla tempesta e avevamo 21 anni. La nostra casa discografica ci propose un'orrenda cover dance in una compilation, ci dividemmo. È stato bello finché è durato: era finita la magia tra noi e con i discografici, stava succedendo quello che continua a succedere, che ogni edizione porta via con sé il ricordo di tanti talenti. Ma se un artista è bravo è bravo sempre, no?". Ha avuto successo in Cile, ha vinto il festival di Viña del mar, fa il coach a The voice Chile, lo riconoscono per strada: "Vorrei vedere lo stesso affetto qui in Italia, ma il destino mi ha portato lì. Il problema non è il pubblico, ma chi gestisce questo teatro dei burattini".
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