giovedì 3 settembre 2015

Lavoro: boom dei voucher negli anni della crisi



Ciò che quest’articolo non rivela è un dato statistico – quanto meno medio – di quanti voucher utilizza un’azienda e con quale periodicità. Vale a dire: un’azienda, sia una piccola/media/grande impresa o un esercizio commerciale, quanti voucher utilizzano rispetto a un singolo lavoratore e con che periodicità. Perché se la persona che lavora tramite il voucher è impiegata per un certo periodo di tempo e tale tempo ricorre più volte nell’arco dell’anno, significa che l’azienda ha bisogno di una persona a tempo pieno o per un tempo determinato specifico. L’impresa dovrebbe, probabilmente, assumere. Perché usare il voucher e non un contratto a tempo indeterminato ai tempi del Jobs Act, cioè con agevolazioni fiscali e possibilità di licenziare. Qualcuno mi renda edotta sulle motivazioni. Perché si tratta, effettivamente, di una tipologia di lavoro a tempo limitato e non ricorrente? Peccato che l’articolo non lo specifichi ma snoccioli solo una serie di dati per dimostrare che il voucher funziona. E ci mancherebbe altro. Nessuno vuole soluzioni che non favoriscano l’occupazione ma perché, se si vuole fare informazione, non la si fa tutta…………..Bisogna staccare un voucher per questo?


da: Corriere della Sera  - 18 agosto 2015 

Voucher, i numeri (e le ragioni) del boom negli anni della crisi
In sei anni i fruitori dei buoni lavoro aumentati di 129 volte. Donne in prima linea. Deciso abbassamento dell’età media. Il commercio il settore che li utilizza di più.
di Isidoro Trovato

Si chiamano voucher. Come un biglietto aereo o una prenotazione d’albergo. Si possono acquistare dal tabaccaio o per via telematica sul portale dell’Inps. E adesso sono diventati una (rara) voce di successo nel mondo del lavoro.

I voucher sono uno strumento nato con la Riforma Biagi nel 2003 per assicurare ai privati la possibilità di “comprare” un aiuto per i piccoli lavori e per consentire alle imprese una flessibilità, quasi in tempo reale, utile a tappare improvvisi buchi organizzativi o a rispondere prontamente a picchi di attività. Il tutto nella totale trasparenza e correttezza fiscale, previdenziale, assicurativa. Una mossa a favore dell’occupazione e contro il lavoro nero. Un meccanismo che ha avuto bisogno di un lungo rodaggio ma che da qualche anno ha iniziato a macinare numeri considerevoli.
Dopo una partenza tutta in sordina, infatti, l’uso del voucher è aumentato a ritmo costante fino a impennarsi negli ultimi tre anni, quando si è quasi triplicato, fino a sfiorare nel 2014 la super cifra di 70 milioni. Un numero di voucher, e quindi di ore lavorate, che potrebbe equivalere (ipoteticamente) a circa 33mila posti di lavoro a tempo pieno. In sei anni il numero dei fruitori dei voucher è aumentato di 129 volte.
Lo rivela una indagine condotta dal Centro Studi della Cna, su dati Inps, che prende in esame il periodo nero per l’economia italiana 2008/2014. Ne emerge un quadro positivo e, per lo più, in controtendenza rispetto agli altri indicatori dell’occupazione: da due anni a questa parte nel mercato dei “buoni lavoro” sono entrati i giovani e soprattutto le giovani. Nel 2008 il quadro era totalmente diverso: quattro fruitori su cinque erano maschi con un’età media vicina ai 61 anni. Le donne erano appena più giovani: avevano oltre 56 anni e mezzo. Quasi certamente pensionati. Nel 2014 l’età media si è abbattuta, calando a quasi 38 anni per gli uomini e a 34 anni e mezzo per le donne. L’anno scorso le donne hanno sorpassato gli uomini arrivando a quasi il 52 per cento del totale. In sei anni sono cresciute 97 volte, gli uomini si sono fermati a 25. Il commercio, con il 18,2 per cento dei buoni acquistati, è il settore che più utilizza i voucher. A seguire i servizi (14 per cento), il turismo (12,3 per cento) le manifestazioni sportive (9,1 per cento), il giardinaggio e le pulizie (7,6 per cento), le attività agricole (7,3 per cento), i lavori domestici (2,6 per cento).
Si tratta di una soluzione alla crisi occupazionale? Certamente no. Però la studio di Cna lo tratteggia come uno strumento utile a far emergere dal nero lavori saltuari o secondi impieghi riducendo il ricorso a lavoretti illegali. Usati con attenzione i voucher posso garantire ai giovani l’opportunità di un’esperienza lavorativa, sia pure di breve durata. E di questi tempi non è poco.

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