tratto da Avvenire
Nel discorso che Mons. Galantino ha scritto
su Alcide De Gasperi si leggono, tra l’altro, queste parole:
"La Chiesa cattolica non ha bisogno di mura
respingenti, di eserciti agguerriti o di burocrazie mortificanti. La Chiesa ha
bisogno di donne e uomini agili e curiosi, rapidi nel comprendere e nel
dimenticare le offese, forti nell’amare, ambiziosi nell’intelletto, coraggiosi
nello sperare. Pensiamo spesso che il buon cattolico sia un uomo a metà, una
via di mezzo tra gli ambiziosi e i disperati e non è vero. Pensiamo che un
cattolico sia un uomo con il freno a mano, che non possa godere del successo
della scienza o dei frutti della ricchezza, ma sono bestemmie perché non c’è
nessun motivo che ci spinga a rinunciare ad offrire al Signore il meglio
dell’intelligenza e dello sviluppo economico e tecnologico. Il cristiano è
solamente colui che, anche in questi campi, mette tutto se stesso al servizio
degli altri e nelle mani del Signore. E De Gasperi ha avuto il dono di
comprendere che nella società contemporanea non c‘era e non c’è nulla di
altrettanto potente e forte di una politica ispirata da valori universali, da cui
dipendiamo tutti e a cui tutti dobbiamo rispetto. Certo, la politica non è forse quella che siamo stati abituati a vedere
oggi, vale a dire un puzzle di
ambizioni personali all’interno di un piccolo
harem di cooptati e di furbi. La politica è ben altro, ma per comprenderlo è
inutile prodursi in interminabili analisi sociologiche o in lamentazioni,
quando è possibile guardare a esempi come quello degasperiano. I veri
politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo
da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e
miserie dell’umanità. Il Signore è risorto in terra di Israele, tra il suo
popolo, ma per l’intera umanità.
“Chi sono oggi gli eredi di De Gasperi?”.
Un anno fa, a Trento per ricevere il premio internazionale De Gasperi, Romano
Prodi rispose in questo modo che faccio mio: “La risposta non va cercata solo
in un singolo individuo – disse – ma nella forza delle idee. Alle quali si deve
aggiungere la particolare capacità che un politico per essere qualificato come
statista deve possedere: dire la verità alla propria gente; avere una visione
coerente e competente della realtà; avere il senso supremo della
responsabilità, al di là della propria convenienza di parte e della propria
prospettiva personale; non vivere per se stesso, ma per una prospettiva
comune".
“Un
popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare: il popolo è il
soggetto più nobile della democrazia e
va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una
guida. Da solo sbanda e i populismi
sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un
popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la
complessità dei passaggi della storia. Il
significato della guida in politica non è tramontato dietro la cortina fumogena
di leadership mediatiche o dietro le oligarchie segrete dei soliti poteri.
La politica ha bisogno di capi, così come la Chiesa ha bisogno di vescovi che,
come ha detto Papa Giovanni siano «una fontana pubblica, a cui tutti possono
dissetarsi». Tra le luci della ribalta e
il buio delle mafie e delle camorre non c’è solo il deserto: la nostra terra di mezzo è un’alta vita
civile, che è la nostra patria di uomini liberi e che, come tale, attende
il nostro contributo appassionato e solidale."
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