La cultura ecologica non si può ridurre a
una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo
al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento.
Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma
educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una
resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente,
anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa
logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema
ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono
connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale.
È possibile, tuttavia, allargare nuovamente
lo sguardo, e la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla,
e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano,
più sociale e più integrale. La liberazione dal paradigma tecnocratico
imperante avviene di fatto in alcune occasioni. Per esempio, quando comunità di
piccoli produttori optano per sistemi di produzione meno inquinanti, sostenendo
un modello di vita, di felicità e di convivialità non consumistico. O quando la
tecnica si orienta prioritariamente a