15 febbraio 2010
Ho letto, mentre
ero sull’autobus due o tre risposte di Bertolaso alle domande poste da Eugenio
Scalfari su la Repubblica del
14 febbraio. E mi è venuto immediatamente da sorridere. Sono
quindi passata a leggere Scalfari. Ed ho trovato esattamente ciò che
pensavo ci fosse. Non gli sono certo sfuggite alcune caratteristiche del numero
2 in
Italia.
Ho sorriso, perchè
mi diverte constatare che una certa abilità dialettica è rara. E,
allora, quandoè assente, prima o poi....l’asino casca.
Sia chiaro,
Bertolaso parla e scrive con proprietà di linguaggio ma...si svela. Svela la
sua mentalità, i suoi obiettivi. Con “candore”. Ovviamente, al marpione
Scalfari la cosa non è sfuggita.
Più in generale, prima e dopo questo scambio di domanda/risposta, ciò che mi colpisce in questa nuova vicenda del berlusconismo - perchè ancora di questo si tratta - è che ci sono personaggi e situazioni inquietanti.
Assolutamente “inquietante”
che in questo paese tutto ormai passi tramite la Protezione Civile. Il
braccio “armato” di Silvio Berlusconi.
Il presidente del
Consiglio, nella sua azione (?) di governo non pensa a riforme strutturali, accompagnate da
provvedimenti tattici, cioè “usa e getta”, perchè le prime hanno tempi
medio-lunghi di realizzazione e nel frattempo bisogna mettere una “toppa” alle
criticità.
Il suo
egocentrismo esasperato, la sua convinzione di essere l’uomo della Provvidenza,
lo porta però a voler dimostrare di essere l’”uomo del fare”, colui che
mantiene le promesse e in breve tempo realizza quanto altri non riuscirebbero a
fare, e, inoltre, vuole guadagnarsi una reputazione internazionale, sputtanata
da...puttane (con tutto il rispetto per coloro che esercitano il mestiere più
antico del mondo). E così ha deciso di affidare qualsiasi evento,
qualsiasi azione di intervento pratico - non solo situazioni specifiche che
richiedono necessariamente la gestione con strumenti e norme rapide - ad
un solo uomo: Guido Bertolaso, ad una sola organizzazione: la
Protezione Civile.
Ecco perchè, vuole
trasformarla in S.p.A. Un’azienda formalmente privata, ma, guarda un pò il
cabarettista mago Silvio che fa: che usa soldi pubblici. I soldi
di noi che paghiamo le tasse. Un tipo di azienda che potrà essere più snella ed
efficiente perchè fuori dal contesto normativo, indubbiamente complesso e non
funzionale, che attiene alla gestione della cosa pubblica. Ma un’azienda che,
fuori da un contesto normativo che chiede indubbiamente di essere rivisto, è
esclusa da alcuni controlli. Del resto, si sa, Silvio Berlusconi non ama
rendere conto di ciò che fa. Non è forse l’uomo mandato dalla Provvidenza?
Ci viene chiesto
di accettare che, in nome di una efficienza manifestata in occasione di eventi
tipici da Protezione Civile ma, ancora da dimostrare nello svolgimento più
generale di eventi che sono invece ordinari o, se straordinari, hanno in sè le
caratteristiche, i tempi e le modalità per non coinvolgere strutture di pronto
intervento e sistemazione, si affidi ad un solo uomo, ad una sola
organizzazione la gestione del “fare”. Quale sia l’ambito del “fare” lo decide,
di volta in volta, ‘a piacerem’ Silvio Berlusconi.
E, comunque, tale
presunta efficienza ed efficacia, si potrebbe garantire con
un’impostazione decisionale e operativa che non rimanga ingabbiata e quindi
incastrata nelle seghe normative (che arricchiscono caste con numerosi evasori
quali: commercialisti, avvocati, consulenti vari, ecc..), nel rispetto di
separatezza dei poteri, distinzione di ruoli, attuazione di controlli,
trasparenza delle decisioni e dei processi di attuazione?
Io penso proprio
di sì. Ma non è Silvio Berlusconi l’uomo che può riuscire in questo. Perchè
non è uno Statista. Perchè non ha senso dello Stato. Perchè non ha senso
della collettività. Perchè non governa. Annuncia. Confonde. Imbonisce. Distrae.
La sua incapacità
è ampiamente dimostrata dalla sua (in)azione governativa, in tutti i momenti
nei quali è stato presidente del Consiglio.
Io ritengo, che l’azione
e gli obiettivi di un governo dovrebbero essere altri.
La Protezione
civile deve avere indubbiamente mezzi e norme che le consentono di lavorare in
tempi rapidi per risolvere situazioni di emergenza.
Nel contempo, un
governo che non sia solo l’apoteosi del marketing, dell’annuncio giornaliero di
decreti dei quali è difficile tenere il conto, capire quanti siano stati
approvati, trasformati in legge e applicati, deve progettare riforme
strutturali per un paese che crolla giorno dopo giorno, fatto di
abusivismi, di condoni, di sperpero del denaro pubblico anzichè di uso per
costruire, sistemare, correggere.
Un governo capace
di governare deve spendere in maniera progettuale, deve anche
trovare soldi per interventi “usa e getta” che sopperiscono alle necessità
impellenti nell’attesa che si realizzino i progetti a medio-lungo. E’ solo
ragionando, attuando progetti a medio-lungo termine che si migliora il paese,
si crea lavoro, si riduce la spesa pubblica, perchè un sistema che funziona ha
in sè la riduzione dei costi.
Questo è
governare. Ergo: non è roba per Silvio Berlusconi. Ma non è roba neppure
per l’”opposizione”. Non esiste un’alternativa realistica, possibile.
Il che significa,
purtroppo, che aumenterà la povertà, l’instabilità. E continuerà ad esserci una
parte del paese che invece vivrà di rendita, si arricchirà ulteriormente.
Perchè un paese che non cambia strutturalmente è un paese che va bene, che
serve, che fa comodo, che piace, agli individualisti, agli evasori, agli
abusivi (anche quelli che urlano e si strappano i capelli perchè gli
demoliscono le case). A chi non ha senso del bene collettivo.
Infatti, il
problema non è solo Silvio Berlusconi. E’ il berlusconismo. Filosofia
di vita di troppi italiani.
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