da: la Repubblica
Un miracolo di varietà
di Antonio Dipollina
L’unico spettacolo
dopo il weekend. E anche prima e durante, perché Rosario Fiorello che a
cinquant’anni denuncia ansia da prestazione (eh,sì) avrebbe tutto il diritto di
portare al trionfo il suo show senza il ruolo di salvatore della patria tv o
caricandosi di responsabilità pazzesche, quelle che tutti gli stanno affidando.
Come se fosse colpa sua la qualità di quello che gira intorno: e non si parla
del desolante specchio offerto in contemporanea da Canale 5 e dai fratellari
nella casa, ma dalla quantità scadente del resto dell’intrattenimento che ci
affligge da anni. Sette anni dopo chiamano Fiorello, basta dire “varietà” e
sembra un miracolo: via Fiore, anche con la partenza all’edicola stile
internet-twitter, anche se dopo dieci minuti tutti diranno che vogliono di più.
Più di che? Siamo al top dell’esistente, dura per altre tre puntate e toccherà
ringraziarlo anche se facesse scena muta da qui ad allora. Perché quello che ci
attende dopo, la minestra solita, trasformerà tutto in nostalgia, un secondo
appresso. Vai Fiore e tieni altro questo governo tecnico dell’intrattenimento,
che riaccende speranze, che poi chissà.
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