da: la Stampa
Il tecnico Fiorello
Una delle ragioni
del successo di Fiorello è che da una vita su Raiuno non andava più in onda un
programma di Raiuno. Come gli elenchi di «Vieni via con me», giusto un anno fa,
avevano propiziato il risveglio di un’opinione pubblica che si sarebbe poi
espressa nei referendum di primavera, il Fiorello in smoking dell’altra sera ha
anticipato l’opera di restaurazione del governo tecnico. Il suo, per quanto
adattato ai tempi, è stato il classico varietà da Prima Repubblica. Uno
spettacolo democristiano nel senso migliore e pippobaudesco del termine:
rassicurante, fastoso con sobrietà e divertente senza essere corrosivo. In una
parola: professionale. Il conduttore era brillante e leggero, ma non fatuo né
insopportabilmente volgare. I cantanti sapevano cantare, i musicisti suonare e
i ballerini ballare. Dietro ogni gag, anche alle meno riuscite, si intuiva il
lavoro di persone competenti.
In questo senso la restaurazione è una rivoluzione. Nella tivù dei granfratelli che non sanno fare altro che esserci, dove l’incapacità e l’ignoranza ostentate con orgoglio sono diventate la forma più comune di intrattenimento, riaffiora il concetto del merito. L’idea che per fare qualcosa, non solo in tv, il primo requisito non sia essere fortunati o raccomandati, ma essere bravi. Sull’onda del «tecnico» Fiorello, adesso mi aspetto il ripristino dei quiz con le domande difficili e i concorrenti sgobboni. Se poi anche il Tg1 tornasse ad assomigliare a un telegiornale, il ritorno alla realtà, dopo questa lunga ricreazione a base di urla e di pernacchie, potrebbe dirsi compiuto.
In questo senso la restaurazione è una rivoluzione. Nella tivù dei granfratelli che non sanno fare altro che esserci, dove l’incapacità e l’ignoranza ostentate con orgoglio sono diventate la forma più comune di intrattenimento, riaffiora il concetto del merito. L’idea che per fare qualcosa, non solo in tv, il primo requisito non sia essere fortunati o raccomandati, ma essere bravi. Sull’onda del «tecnico» Fiorello, adesso mi aspetto il ripristino dei quiz con le domande difficili e i concorrenti sgobboni. Se poi anche il Tg1 tornasse ad assomigliare a un telegiornale, il ritorno alla realtà, dopo questa lunga ricreazione a base di urla e di pernacchie, potrebbe dirsi compiuto.
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