mercoledì 9 novembre 2011

Umberto Galimberti: I miti del nostro tempo / 4


…Tutti sappiamo che la scienza non conosce l’anima perché è una dimensione che sfugge ai suoi metodi che sono di ordine quantitativo, ma non conosce neanche il corpo perché, per le esigenze del suo metodo, è costretta a ridurlo a organismo, per cui ad esempio saprà dell’occhio tutto quello che un oculista sa, senza però riuscire mai a spiegare che cosa è l’intensità di uno sguardo, o la differenza tra il riso e il pianto, dal momento che le due manifestazioni impegnano comunque la stessa muscolatura facciale.
Bene fa la scienza a seguire il suo metodo, perché altrimenti ne andrebbe della sua scientificità e quindi della sua efficacia, ma ciò non toglie che questo metodo, che anche gli scienziati più accorti considerano “riduttivo”, possa spiegare la complessità dell’esistenza umana, e soprattutto l’immensa gamma delle sue manifestazioni affettive. Però la scienza ci prova, e allora l’affettività diventa una pulsione, la pulsione un prodotto ormonale, e ora che la genetica fa la sua prepotente comparsa nel sapere medico, perché non trovare il gene dell’amore, così come si cerca di trovare quello della tristezza e quello della felicità?
Attraverso queste operazioni riduttive il legame affettivo tra persone dello stesso sesso diventa pura e semplice “sessualità” che, non essendo destinata alla riproduzione, non può che essere sessualità deviata, disordine biologico di cui prima o poi si scoprirà la natura. Questa logica aberrante della scienza viene accolta dagli eterosessuali che così si sentono “normali”, dagli omosessuali che (se l’omosessualità è biologica) si sentono innocenti, e dagli uomini di religione ai quali non par vero di poter ripiantare l’albero della conoscenza del Bene e del Male sul solido terreno della scienza.

…i legami affettivi, che naturalmente si dirigono su un oggetto o su un altro, sono stati ridotti dalla scienza a eventi sessuali, quindi a errori genetici, senza uno straccio di prova, che, se anche ci fosse, non giustificherebbe questo riduzionismo a sfondo materialistico, che risolve la ricchezza dei moti dell’anima nella “semplicità” delle macchine genetiche, abolendo d’un colpo la specificità dell’uomo.

…gay pride, coming out, outing.
Espressioni simili servono solo a offrire omosessuali e lesbiche alla curiosità morbosa e a costringerli a scambiare una pubblica manifestazione o una pubblica confessione come atto di sincerità, mentre di fatto si tratta solo di una sottrazione di quanto in ciascuno di noi c’è di più intimo, di più segreto, di più nostro: l’intimità. Cedere la propria intimità è spudoratezza che, offerta sul piatto nobile della sincerità, è il prezzo che gli omosessuali devono pagare per una semi-accettazione sociale, che poi serve solo a inchiodarli al loro ruolo sessuale.
La libertà che gli omosessuali rivendicano non è quella dell’accettazione delle loro pratiche sessuali, bensì quella di non essere oggetto di quella violenza, a mio parere la più micidiale, fatta all’intimità della loro persona, che rende difficile il percorso che porta al riconoscimento di ciò che si è, e del senso esistenziale che, a partire da ciò che si è, si può liberamente costruire, senza essere obbligati a fare sogni non propri o adeguarsi a forme di vita che si sentono estranee.
E dico questo soprattutto oggi che si va inaugurando, in ambito cattolico, una tendenza che promuove una psicoterapia per omosessuali, a partire da un presunto sapere psicoanalitico e psichiatrico di fine Ottocento, che rispondeva non tanto al rispetto della persona, quanto al compito di estirpare tendenze ritenute “morbose”, semplicemente perché diverse dall’ordine costituito.
Alla base della ripresa di simili pratiche terapeutiche io vedo solo una grande difficoltà ad accettare l’altro nella sua alterità, che pertanto viene confinato, se non proprio nell’ambito della riprovazione morale, senz’altro in quello della “malattia”, da cui secondo terapeuti, ma senza alcun fondamento scientifico, si può anche “guarire”.

Nessun commento:

Posta un commento