da: https://www.sondriotoday.it/
- di Massimiliano Melley
L’assegno mensile riportato a 600 euro dopo il taglio deliberato prima di Natale
“Pasticciaccio" sui disabili gravi in
Regione Lombardia. Un giallo che pare essersi risolto con un voto (a scrutinio
segreto) che ha annullato almeno l'ultimo dei tagli annuali al contributo ai
caregiver, ovvero coloro che, spesso rinunciando al proprio lavoro, scelgono o
talvolta sono costretti ad assistere familiari in gravi condizioni di non
autosufficienza. I caregiver, nel 2018, ricevevano 1.000 euro dalla Regione,
poi ridotti a 600 nel 2019 e, con delibera del 23 dicembre 2019, a 400 per il
2020 e il 2021. Un provvedimento che rischiava di tramutarsi in un pericoloso
boomerang politico, per appena 200 euro al mese ad ogni caregiver che riceve il
bonus, ovvero 9 mila persone in tutta la Lombardia.
Così, il 14 gennaio, una votazione a
scrutinio segreto ha "rimediato" al pasticcio, riportando da subito a
600 euro al mese l'assegno. Senza condizioni. Fino al giorno prima, però,
l'assessore alle politiche sociali, il leghista Stefano Bolognini, si era messo
sulle barricate per difendere l'ulteriore taglio asserendo che si trattava di
una conseguenza del piano nazionale per le disabilità. Di una decisione del governo,
quindi. Ma è subito emerso che il governo abbia in realtà aumentato, per la
Lombardia, il fondo per i caregiver, portandolo da 70 a 90 milioni su un totale
di oltre 500, con l'avvertenza di darne «almeno 400 euro al mese». Un valore
minimo per "costringere" tutte le Regioni (e province autonome) a
farlo, cosa che finora non era scontata.
Bolognini, per difendere il taglio di 200
euro in Lombardia, aveva aggiunto di essere pronto a darne 500 a coloro che,
con una soglia Isee di massimo 50 mila euro (65 mila se il disabile è minore),
avessero assunto persone o acquistato servizi di tutela per figli gravemente
disabili per almeno 40 ore al mese. Non tutti i caregiver, dunque. Questo
annuncio aveva comunque generato polemiche, perché 500 euro non sarebbero
bastati a coprire il minimo di 40 ore mensili di servizi aggiuntivi o compensi
per il personale (a 20-25 euro all'ora). E inoltre condizionandolo a una soglia
Isee che lo stesso provvedimento governativo (richiamato da Bolognini)
sconsigliava di adottare. Per non dire di un altro punto controverso: nel caso
in cui il disabile grave fosse un minore, il bonus aggiuntivo non sarebbe stato
erogato in caso di superamento di 25 ore settimanali di frequenza scolastica;
che, però, sono inferiori all'obbligo scolastico. Una specie di
"assurdo".
Il contributo torna da 400 a 600 euro da
subito
La protesta di decine di famiglie con un
disabile grave assistito, ed anche delle forze politiche di opposizione, ha
portato il consiglio regionale, martedì 14 gennaio, a votare una mozione del
Partito Democratico con cui tra l'altro si riporta da subito a 600 euro, senza
condizioni, l'assegno mensile. Una piccola spesa per Regione Lombardia, che
evita però una vera figuraccia. Emanuele Monti, presidente della commissione
sanità e consigliere della Lega (stesso partito dell'assessore), ha ammesso lo
«stato di confusione e preoccupazione» per le nuove norme.
Le opposizioni avevano chiesto di rivedere
l'impianto del piano per la disabilità e su questo la maggioranza di centrodestra
si è barricata. Per il 2020 la giunta ha introdotto la rendicontazione
dell'utilizzo di risorse da parte dei caregiver che ne beneficeranno. Questo
aumenterà la burocrazia per le famiglie, ma il problema è principalmente di
carattere economico, come nota Patrizia Baffi, consigliera di Italia Viva, dopo
la seduta consigliare: «Se prendiamo ad esempio in esame i criteri previsti per
il buono mensile erogato in base alla permanenza a domicilio della persona con
disabilità gravissima, la previsione di 40 ore settimanali per gli assistenti
non conviventi a fronte di un contributo di 500 euro è la dimostrazione
evidente di una misura inadeguata, un intervento che non andrebbe a coprire
neanche la metà dei costi di una formale assunzione».
«Non risolti tutti i problemi»
Avere riportato da 400 a 600 euro il
contributo minimo, per Baffi, «è un primo risultato che migliora ma non risolve
i problemi che emergono dal testo della delibera. Resto quindi in attesa di
poter continuare il dibattito ed il confronto in commissione dove auspico che
venga calendarizzata al più presto l’audizione dell’assessore Bolognini».
Soddisfatto il Pd: «L’assemblea ha fatto la sua parte e ha sconfessato la linea
dell’assessore Bolognini, ma soprattutto ha ribadito che le persone disabili e
le loro famiglie meritano rispetto. Ora vigileremo che la giunta regionale dia
loro le risposte che si attendono», dichiarano Gian Antonio Girelli e Fabio
Pizzul.
L'assessore può tirare un sospiro di
sollievo per il risultato raggiunto: «L'approvazione della mozione di una forza
di opposizione - il suo commento - rappresenta un ulteriore stimolo e
rafforzamento del lavoro costante intrapreso da Regione Lombardia e che vede
nella costituzione del fondo unico per la disabilità il contesto coerente e
appropriato per sviluppare sempre migliori politiche a favore dei disabili e
delle loro famiglie nella logica del progetto individuale capace di tradurre
concretamente bisogni, aspettative e desideri».
Ma dal punto di vista politico si tratta di
uno scivolone che avrebbe potuto essere evitato già il 23 dicembre scorso. «La
maggioranza è spaccata, grazie al voto segreto che ho chiesto passa la
richiesta di cambiare le regole e garantire fondi per il sostegno alla
disabilità. Il dato politico è che il consiglio regionale ha votato contro una
delibera della giunta che penalizzava le persone disabili gravi e gravissime.
Il consiglio regionale a questo punto dimostra di non essere in accordo con le
decisioni politiche della giunta», nota Gregorio Mammì del Movimento 5 Stelle.
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