da: Huffington Post
Dal
Dna di Giovanni Lo Porto ai tempi che non tornano. Tutti i dubbi sulla
ricostruzione di Obama (e Renzi)
di Andrea
Purgatori
Qualche dettaglio tecnico non collima.
Qualche dato temporale è ancora da sistemare. Ma più le ore passano, più la
ricostruzione dell’Huffington Post sulla morte di Giovanni Lo Porto a un soffio
dalla sua liberazione e l’identificazione del suo cadavere nel compound
bombardato dagli americani trovano conferme. Però aumentano anche i dubbi sulla
versione ufficiale accreditata dal presidente Barack Obama, che si è assunto
personalmente la responsabilità dell’attacco.
Il New York Times rivela che la Cia avrebbe
messo al corrente il presidente degli Stati Uniti dell’uccisione dei due
ostaggi la scorsa settimana. Cioè, qualche giorno prima che il premier Matteo
Renzi arrivasse a Washington (16/17 aprile). E che Obama, ripreso dalle
televisioni durante la conferenza stampa mentre sorrideva e scherzava sulla
qualità del vino ricevuto in dono da Renzi, gli avrebbe taciuto la tragica
notizia per non turbare la visita ufficiale. Renzi ha smentito il Nyt: “Lo
abbiamo appreso mercoledì, e credo anche gli americani”. Ma i dubbi restano.
Peraltro la rivelazione del Nyt (confermata
in Italia da molte fonti nella giornata di giovedì) era arrivata poco dopo che
il ministro degli Esteri Gentiloni aveva ribadito in Parlamento che Renzi era
stato informato con una telefonata da Obama solo mercoledì 22. Ma il punto è un
altro. Come avrebbe fatto la Cia ad avere la certezza che il Dna dei reperti
organici recuperati da un agente sotto copertura in mezzo ai resti del compound
al confine tra Pakistan e Afghanistan appartenevano a Lo Porto, senza avere in
mano qualcosa con cui compararli?
E se, come ha aggiunto il ministro
Gentiloni, non c’era certezza sull’identità dei due ostaggi uccisi nel compound
– Lo Porto e il cooperante americano Warren Weinstein – tanto che sono stati
necessari “tre mesi di verifiche” (due, secondo quanto risulta dalle fonti
interpellate dall’Huffington Post, che daterebbero a fine marzo
l’identificazione con “il più alto livello di certezza” delle due vittime), chi
e quando avrebbe fornito alla Cia gli elementi per effettuare queste verifiche
sul Dna? E perché la Cia non ha tempestivamente informato le autorità italiane?
Non solo. Il bombardamento compiuto dal
Drone americano e autorizzato dallo stesso Obama, sarebbe avvenuto il 15
gennaio scorso. A 24 ore dalla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo,
sequestrate in Siria. Cioè nei giorni, anzi nelle ore in cui la nostra
intelligence era ragionevolmente certa di avere aperto un canale affidabile di
comunicazione con i rapitori di Giovanni Lo Porto (un gruppo jihadista che
stava transitando dalle file di Al Qaida a quelle dell’Isis, e aveva bisogno di
fare cassa), con buone chances di riportarlo sano e salvo a casa.
Come l’Huffington Post ha scritto e
Gentiloni ha confermato in Parlamento, la nostra intelligence era riuscita ad
ottenere la prova che Lo Porto fosse in vita. Un’”evidenza” che Gentiloni ha
datato allo “scorso autunno”, ma che altre fonti collocano a cavallo tra la
fine di dicembre e l’inizio di gennaio di quest’anno. Cioè, a ridosso del via
di Obama al bombardamento del compound in cui i due cooperanti erano tenuti in
ostaggio. Come aveva fatto la Cia a puntare quella installazione? Come ci era
arrivata? Attraverso quali informazioni o strumenti?
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