sabato 25 aprile 2015

Raid Usa, morte di Giovanni Lo Porto: dubbi sulla ricostruzione di Obama e Renzi



da: Huffington Post

Dal Dna di Giovanni Lo Porto ai tempi che non tornano. Tutti i dubbi sulla ricostruzione di Obama (e Renzi)
di Andrea Purgatori 

Qualche dettaglio tecnico non collima. Qualche dato temporale è ancora da sistemare. Ma più le ore passano, più la ricostruzione dell’Huffington Post sulla morte di Giovanni Lo Porto a un soffio dalla sua liberazione e l’identificazione del suo cadavere nel compound bombardato dagli americani trovano conferme. Però aumentano anche i dubbi sulla versione ufficiale accreditata dal presidente Barack Obama, che si è assunto personalmente la responsabilità dell’attacco.

Il New York Times rivela che la Cia avrebbe messo al corrente il presidente degli Stati Uniti dell’uccisione dei due ostaggi la scorsa settimana. Cioè, qualche giorno prima che il premier Matteo Renzi arrivasse a Washington (16/17 aprile). E che Obama, ripreso dalle televisioni durante la conferenza stampa mentre sorrideva e scherzava sulla qualità del vino ricevuto in dono da Renzi, gli avrebbe taciuto la tragica notizia per non turbare la visita ufficiale. Renzi ha smentito il Nyt: “Lo abbiamo appreso mercoledì, e credo anche gli americani”. Ma i dubbi restano.


Peraltro la rivelazione del Nyt (confermata in Italia da molte fonti nella giornata di giovedì) era arrivata poco dopo che il ministro degli Esteri Gentiloni aveva ribadito in Parlamento che Renzi era stato informato con una telefonata da Obama solo mercoledì 22. Ma il punto è un altro. Come avrebbe fatto la Cia ad avere la certezza che il Dna dei reperti organici recuperati da un agente sotto copertura in mezzo ai resti del compound al confine tra Pakistan e Afghanistan appartenevano a Lo Porto, senza avere in mano qualcosa con cui compararli?

E se, come ha aggiunto il ministro Gentiloni, non c’era certezza sull’identità dei due ostaggi uccisi nel compound – Lo Porto e il cooperante americano Warren Weinstein – tanto che sono stati necessari “tre mesi di verifiche” (due, secondo quanto risulta dalle fonti interpellate dall’Huffington Post, che daterebbero a fine marzo l’identificazione con “il più alto livello di certezza” delle due vittime), chi e quando avrebbe fornito alla Cia gli elementi per effettuare queste verifiche sul Dna? E perché la Cia non ha tempestivamente informato le autorità italiane?

Non solo. Il bombardamento compiuto dal Drone americano e autorizzato dallo stesso Obama, sarebbe avvenuto il 15 gennaio scorso. A 24 ore dalla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, sequestrate in Siria. Cioè nei giorni, anzi nelle ore in cui la nostra intelligence era ragionevolmente certa di avere aperto un canale affidabile di comunicazione con i rapitori di Giovanni Lo Porto (un gruppo jihadista che stava transitando dalle file di Al Qaida a quelle dell’Isis, e aveva bisogno di fare cassa), con buone chances di riportarlo sano e salvo a casa.

Come l’Huffington Post ha scritto e Gentiloni ha confermato in Parlamento, la nostra intelligence era riuscita ad ottenere la prova che Lo Porto fosse in vita. Un’”evidenza” che Gentiloni ha datato allo “scorso autunno”, ma che altre fonti collocano a cavallo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio di quest’anno. Cioè, a ridosso del via di Obama al bombardamento del compound in cui i due cooperanti erano tenuti in ostaggio. Come aveva fatto la Cia a puntare quella installazione? Come ci era arrivata? Attraverso quali informazioni o strumenti?

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