da: la Repubblica –
di Valentina Conte
L’indennità
per i cocopro che perdono il lavoro doveva essere operativa già a gennaio: non
ci sono neppure i moduli della Dis-coll. Beffa per i lavoratori discontinui: la
Naspi è dimezzata, e scoppia la protesta.
I due
buchi neri nel Jobs Act si chiamano Dis-coll
e Naspi. Sono i nuovi ammortizzatori sociali e rischiano di travolgere i lavoratori
più deboli: i precari. Il primo doveva essere operativo sin da gennaio, in via
sperimentale per quest’anno, destinato a
cococo e cocopro che perdono il posto (un quarto dei 300 mila con i
requisiti di legge, calcola il governo). Ma ad oggi nessuno l’ha visto, non
esistono neanche i moduli. La Naspi invece contiene una beffa clamorosa, sin
qui sfuggita alle analisi: varrà la metà di Aspi e mini-Aspi (a cui subentrerà
dal primo maggio) per i lavoratori discontinui. Se ne sono accorti per primi
gli stagionali, ora furiosi con il governo, circa 355 mila in tutta Italia
(dato Inps 2013). Ma la norma impatterà su tutti i saltuari. Compresi
insegnanti e vigili del fuoco precari, che da qualche giorno hanno chiesto di
potersi aggregare al gruppo di protesta degli stagionali nato su facebook
(oltre 9 mila iscritti) e alla petizione online su change.org (7.600 firme).
Andiamo con ordine. La Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, sostituisce l’una tantum della Fornero (un flop per i requisiti troppo stringenti), dura al massimo sei mesi per non più di 1.300 euro al mese. Al momento però non esiste. All’Inps fanno notare che il decreto istitutivo è in vigore solo dal 7 marzo (ma la copertura della disoccupazione parte da gennaio) e che la bozza di circolare attuativa è stata spedita ai ministeri competenti, Lavoro e Economia. Risultato? Zero.
La Naspi
dimezzata è una palla che rotola. I blog che ne parlano sono pieni di
rabbia. La stagione estiva è alle porte, molti lavoratori temono un inverno con
la metà dei soldi. Un gruppetto di loro, autocostituito via Internet, e
capeggiato da uno stagionale dell’Isola d’Elba, Giovanni Cafagna, due bimbi
piccoli, sei mesi di lavoro all’anno, martedì ha incontrato i senatori di Sel e
M5S della commissione Lavoro, «gli unici partiti che hanno risposto
all’appello» (nel gruppo ci sono lavoratori di Ischia, Cervia, Sorrento,
Viareggio). La senatrice Cinquestelle Sara Paglini ha incalzato sul punto il
ministro del Lavoro in un question time, ma Poletti si è limitato a dire che il
governo proporrà una «gradualità » nell’utilizzo della Naspi per gli
stagionali. I sindacati per ora si sono attivati soprattutto a livello locale.
Ma questi precari chiedono più attenzione e visibilità, magari sul palco del
concertone del primo maggio, il giorno del debutto della Naspi.
Ma come mai pesa per metà? Basta leggere
l’articolo 5 del decreto di riordino degli ammortizzatori. La Naspi vale il 50%
delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Ma per calcolarla
«non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad
erogazione delle prestazioni di disoccupazione». Dunque se lavoro sei mesi all’anno, dopo non prenderò l’indennità per i sei
restanti (come era ed è fino al primo maggio), ma solo per tre. Illuminante il calcolo fatto dalla Uil – Servizio
politiche territoriali. Uno stagionale che ha lavorato sei mesi all’anno negli
ultimi quattro anni (in totale 24 mesi), oggi prende di Aspi 975 euro per sei
mesi, da maggio 975 euro di Naspi per tre mesi. Un altro lavoratore con lo
stesso tempo lavorato (24 mesi in 4 anni, ma più continui) ne prende 902 per 12
mesi e ne prenderà 874 sempre per 12 mesi, più o meno lo stesso. Una
discriminazione ulteriore. «Una norma ingiusta e sbagliata che il governo
farebbe bene a modificare in fretta», commenta Gugliemo Loy, segretario
confederale Uil.
Nessun commento:
Posta un commento