martedì 21 aprile 2015

Jobs Act: due buchi nella riforma, precari senza ammortizzatori e mezzo assegno agli stagionali



da: la Repubblica – di Valentina Conte

L’indennità per i cocopro che perdono il lavoro doveva essere operativa già a gennaio: non ci sono neppure i moduli della Dis-coll. Beffa per i lavoratori discontinui: la Naspi è dimezzata, e scoppia la protesta.

I due buchi neri nel Jobs Act si chiamano Dis-coll e Naspi. Sono i nuovi ammortizzatori sociali e rischiano di travolgere i lavoratori più deboli: i precari. Il primo doveva essere operativo sin da gennaio, in via sperimentale per quest’anno, destinato a cococo e cocopro che perdono il posto (un quarto dei 300 mila con i requisiti di legge, calcola il governo). Ma ad oggi nessuno l’ha visto, non esistono neanche i moduli. La Naspi invece contiene una beffa clamorosa, sin qui sfuggita alle analisi: varrà la metà di Aspi e mini-Aspi (a cui subentrerà dal primo maggio) per i lavoratori discontinui. Se ne sono accorti per primi gli stagionali, ora furiosi con il governo, circa 355 mila in tutta Italia (dato Inps 2013). Ma la norma impatterà su tutti i saltuari. Compresi insegnanti e vigili del fuoco precari, che da qualche giorno hanno chiesto di potersi aggregare al gruppo di protesta degli stagionali nato su facebook (oltre 9 mila iscritti) e alla petizione online su change.org (7.600 firme).

Andiamo con ordine. La Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, sostituisce l’una tantum della Fornero (un flop per i requisiti troppo stringenti), dura al massimo sei mesi per non più di 1.300 euro al mese. Al momento però non esiste. All’Inps fanno notare che il decreto istitutivo è in vigore solo dal 7 marzo (ma la copertura della disoccupazione parte da gennaio) e che la bozza di circolare attuativa è stata spedita ai ministeri competenti, Lavoro e Economia. Risultato? Zero.
La Naspi dimezzata è una palla che rotola. I blog che ne parlano sono pieni di rabbia. La stagione estiva è alle porte, molti lavoratori temono un inverno con la metà dei soldi. Un gruppetto di loro, autocostituito via Internet, e capeggiato da uno stagionale dell’Isola d’Elba, Giovanni Cafagna, due bimbi piccoli, sei mesi di lavoro all’anno, martedì ha incontrato i senatori di Sel e M5S della commissione Lavoro, «gli unici partiti che hanno risposto all’appello» (nel gruppo ci sono lavoratori di Ischia, Cervia, Sorrento, Viareggio). La senatrice Cinquestelle Sara Paglini ha incalzato sul punto il ministro del Lavoro in un question time, ma Poletti si è limitato a dire che il governo proporrà una «gradualità » nell’utilizzo della Naspi per gli stagionali. I sindacati per ora si sono attivati soprattutto a livello locale. Ma questi precari chiedono più attenzione e visibilità, magari sul palco del concertone del primo maggio, il giorno del debutto della Naspi.

Ma come mai pesa per metà? Basta leggere l’articolo 5 del decreto di riordino degli ammortizzatori. La Naspi vale il 50% delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Ma per calcolarla «non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione». Dunque se lavoro sei mesi all’anno, dopo non prenderò l’indennità per i sei restanti (come era ed è fino al primo maggio), ma solo per tre. Illuminante il calcolo fatto dalla Uil – Servizio politiche territoriali. Uno stagionale che ha lavorato sei mesi all’anno negli ultimi quattro anni (in totale 24 mesi), oggi prende di Aspi 975 euro per sei mesi, da maggio 975 euro di Naspi per tre mesi. Un altro lavoratore con lo stesso tempo lavorato (24 mesi in 4 anni, ma più continui) ne prende 902 per 12 mesi e ne prenderà 874 sempre per 12 mesi, più o meno lo stesso. Una discriminazione ulteriore. «Una norma ingiusta e sbagliata che il governo farebbe bene a modificare in fretta», commenta Gugliemo Loy, segretario confederale Uil.

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