“Il Blues è facile da suonare, ma è
difficile da sentire dentro”
(Jimi Hendrix)
A
45 anni dalla sua morte la rivoluzionaria lezione del chitarrista di Seattle è
insuperata
di
Alessandro Ceccarelli
Sono passati 45 anni dalla sua improvvisa e
tragica scomparsa, eppure la sua lezione, la sua innovazione e il suo impatto è
ancora vivido e illuminante. Qualsiasi giovane aspirante musicista che vuole
imparare a suonare la chitarra non può prescindere l’ascolto e lo studio di
questo vero e proprio prodigio della musica del XX secolo. La ridefinizione
stilistica, tecnica e sonora della chitarra è intimamente legata alla sua
figura.
Parlare di Jimi Hendrix significa
raccontare la storia del più grande innovatore della chitarra nella musica
rock. Prima del suo avvento lo strumento simbolo del rock’n’roll aveva un suono
semplice, senza affetti: nessuno prima di lui aveva cercato di cambiare la
“voce” delle sei corde che esce dagli amplificatori.
Quando il 25enne musicista
di colore pubblicò il suo primo disco “Are you Experienced” nel maggio del
1967, l’impatto sul rock fu enorme, devastante e soprattutto rivoluzionario.
Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un
incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare
la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 abbandona gli
studi e comincia a sbarcare il lunario suonando con complessi di rhythm and
blues e di rock'n'roll. Dopo aver svolto il servizio militare come
paracadutista, a 21 anni inizia una intensa attività da session-man. Diventa il
chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis.
Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo
primo gruppo e firma un contratto e comincia a esibirsi con regolarità. Jimi è
già padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della
sua chitarra, ma l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani
fenomeni bianchi. La fama del prodigioso chitarrista giunge però alle orecchie
di Chas Chandler, ex-Animals, manager a New York in cerca di nuovi talenti.
Chandler lo porta con sé a Londra, dove lo introduce nel colorato mondo
del flower-power inglese, propiziando l'amicizia con Donovan. Il 1967 è l’anno
del suo successo, improvviso e a livello internazionale.
Hendrix fu il primo ad usare effetti che
poi sarebbero entrati nella storia del rock e nell’armamentario di ogni
chitarrista: il pedale wah-wah, il distorsore e l’eco; tutti abilmente
miscelati dai potenti è leggendari amplificatori Marshall. Dal punto di vista
prettamente tecnico, Hendrix proseguiva e aggiornava in chiave psichedelica lo
stile blues con l’uso di scale pentatoniche. Dal vivo le sue capacità
improvvisative erano eccezionali, poteva cimentarsi in lunghi assoli
sperimentando suoni, effetti e timbriche rivoluzionarie.
Tutti i grandi chitarristi che hanno
seguito la sua lezione (Jeff Beck, Eric Clapton, Jimmy Page, Ritchie Blackmore
e Alvin Lee) hanno dichiarano che senza l’avvento di Hendrix l’evoluzione della
chitarra non sarebbe stata possibile.
Nei quattro anni in cui divenne famoso in
tutto il mondo pubblicò altrettanti album fondamentali per il rock e per il
blues.
Il suo gruppo, formato da Noel Redding al
basso e Mitch Mitchell alla batteria, fu il prototipo della rock band che
influenzò i “Cream” di Eric Clapton, i Led Zeppelin di Jimmy Page e i Deep
Purple di Ritchie Blackmore.
La partecipazione di Jimi Hendrix ai grandi
raduni come il Monterey Festival nel 1967 e Woodstock nel 1969 fecero di lui
l’icona per eccellenza della chitarra. Dal vivo era semplicemente sbalorditivo:
aveva un’energia incredibile, rivoluzionaria per quei tempi. E’ stato un
precursore e un caposcuola nonché un innovatore delle tecniche chitarristiche.
La sua prematura morte avvenuta a Londra il 18 settembre del 1970 ha privato il
rock di uno dei massimi talenti di tutti i tempi.
Discografia
consigliata:
1967 Are you experienced
1968 Electric
ladyland
1970 Band of
gypsys
Nessun commento:
Posta un commento