da: la Repubblica
Poche circostanze sembrano giovare alle
fortune finanziarie di Silvio Berlusconi come il suo allontanamento dal potere.
Da quando l’ex presidente del Consiglio è diventato tale, un primo ministro del
passato, il valore della sua partecipazione in Mediaset è cresciuto di 1,2
miliardi di euro e quello della quota in Mediolanum, il gruppo di servizi
finanziari, di un miliardo e mezzo.
Ne scrive Ettore Livini oggi sul nostro
giornale. Sarebbe frettoloso e inesatto affermare che Berlusconi è più ricco da
quando non è più premier semplicemente perché non lo è più. Nel frattempo, è
accaduto qualcosa di più grande di lui e delle sue aziende. Passo dopo passo,
l’Italia ha coperto il lungo viaggio di ritorno dai momenti più cupi del
terremoto dell’euro del 2011 e 2012. Da allora si sono succeduti gli impegni e
gli interventi della Banca centrale europea, prima a parole e poi a colpi di
centinaia di miliardi di euro, che hanno finito per riportare nel Paese enormi
quantità di capitali. Si può però essere perdonati se resta vivo un sospetto:
l’aver lasciato il posto di Palazzo Chigi a uomini più competenti di lui, ha
permesso a Berlusconi di risollevarsi almeno nel portafoglio. In modi diversi,
i governi di Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi hanno facilitato i progressi
in Europa e sui mercati che l’ex Cavaliere proprio non riusciva ad ispirare.
Non è un caso se oggi le imprese di
Berlusconi siano corteggiate dai grandi protagonisti del settore globale dei
media: Rupert Murdoch, padre padrone di NewsCorp e della sua controllata
italiana Sky; e Vincent Bolloré, socio di Berlusconi stesso in Mediobanca (al
5% il primo, al 2% il secondo), dal prossimo giugno primo azionista di Telecom
Italia con l’8,3% dei diritti di voto e già ora detentore di fatto del
controllo del colosso francese dei media Vivendi.
In questo, Berlusconi finisce per far parte
di una tendenza che non riguarda solo lui. Dopo molti anni l’Italia sta
risalendo verso la vetta delle classifiche globali delle acquisizioni
dall’estero. Capitalisti stranieri pubblici e privati sono interessati alle
imprese italiane come non accadeva da tempo. L’accordo di ChinaChem su Pirelli
è solo il caso più vistoso, ma l’indice di fiducia degli investitori esteri
redatto dal gruppo di consulenza A. T. Kearney quest’anno mette l’Italia (in
risalita) al 12esimo posto al mondo: affiancata all’India, e davanti a Olanda,
Svizzera o Singapore. Non è detto che fuori dai confini si creda davvero che
questo Paese stia entrando in una fase crescita sostenuta, ma questo interesse ha
solide ragioni: qui la ripresa sta arrivando in ritardo rispetto al resto
d’Europa, i prezzi delle imprese sono ancora relativamente bassi e la
prospettiva di strappare dei buoni affari fa gola a molti fuori dai confini.
Entra così in scena il bretone Bolloré, grande conoscitore dell’Italia. Ha
appena investito pesantemente per il controllo di fatto di Vivendi, un gruppo
secondo solo a Google — nel settore dei media — per la cassa da spendere in
acquisizioni.
Pochi mesi Bolloré ha dichiarato che vuole
far di Vivendi una «Bertelsmann à la française ». Bertelsmann è un colosso
tedesco che controlla testate televisive, società editrici di libri, di
giornali e di dischi in vari Paesi: se questo è il modello, Bolloré ha bisogno
obiettivi abbordabili e sufficientemente corposi da contare qualcosa per un
gruppo come il suo. E Mediaset ha alcune di queste caratteristiche: se
prendesse una robusta partecipazione di minoranza come socio industriale di
Berlusconi, il finanziere francese potrebbe partecipare alla produzione di
contenuti televisivi e sperare di entrare in Italia anche con Canal+. A quel
punto la pay-tv di Vivendi porterebbe una sfida diretta a Sky.
Murdoch deve aver fiutato la minaccia.
L’altro giorno il magnate australiano era ad Arcore a discutere anche lui con
l’ex Cavaliere di possibili aggregazioni e di come difendere il territorio
conquistato da Sky nella pay-tv. È una partita alle prime battute, nella quale
i protagonisti studiano le opzioni possibili senza ancora puntare a chiudere in
tempi rapidi. C’è però già un punto fermo: Bolloré in Italia è già oggi
potenzialmente più influente di qualunque capitalista italiano. Non si limita a
essere secondo azionista di Mediobanca e a far sentire il suo peso nel
consiglio delle Generali. È anche primo azionista di Telecom Italia, il gruppo
che in un futuro non troppo lontano trasporterà sui suoi cavi in fibra ottica
gran parte dell’offerta televisiva nel Paese. Se dunque Vivendi avesse una
posizione dominante nella società che distribuisce i contenuti tv nelle case
italiane e nel frattempo concorresse con altre società nel vendere (anche) i
propri contenuti, magari in tandem con Berlusconi, scatterebbe un obbligo: il
governo e le autorità di controllo devono garantire che non si creino abusi. I
conflitti d’interesse vanno sciolti o tenuti sotto controllo.
Gli investitori trasparenti dal resto
d’Europa e del mondo sono benvenuti e necessari in Italia: portano lavoro,
tecnologie, stabilità. Purché non replichino le stesse distorsioni di mercato
di quando Berlusconi era premier e tycoon. Quelle, si sa, portano sfortuna
anche a chi le crea.
( Ho75 anni e ciò che scrivo è quello che penso )
RispondiElimina(Il Fascismo e il Comunismo sono Dittature)
La Democrazia racchiude in sé tutte e due le dittature
I Camaleonti per conservare il loro stato sociale Cambiano colore ad ogni legislatura
Sfruttando l’ignoranza del Popolo con false promesse riescono ad ottenere il consenso di gran parte del Popolo beota .
I tempi si sono evoluti ma L’Ignoranza Troneggia ancora.
Il periodo Fascista nacque per la stragrande ignoranza del popolo analfabeta Idem il Comunismo.
Nel dopo guerra noi analfabeti abbiamo lottato per abbattere l’ignoranza Riponendo le speranze nelle Generazioni Future
Hai me Recitate quotidianamente quello che avete appreso negli studi
Senza avere capito che gran parte di ciò che avete studiato non corrisponde al vero
Vi siete mai chiesti chi è che scrive i fatti Storici e chi li ha approva? Nella stragrande maggioranza mi sentirei di dire no.
Vi siete chiesti il perché La casta dominante Come i CAMALEONTI periodicamente Per primeggiare ungono gli avidi.
Cosi riescono sempre ad assoggettare la classe politica ai loro voleri l’esempio? Lo a dato in questi 20 anni il faccendiere
Comprando a destra e a sinistra ciò che gli serviva per fare i suoi affari.
I Giovani se usassero il loro cervello ( per filtrare i fatti della vita quotidiana) lasciando le ideologie a chi le decanta per offuscare le menti (dei pigri )
arriverebbero ha capire che Non c’è nessuna differenza fra Democrazia fascismo e Comunismo
Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia e la stupidità il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.
Ho lavorato per 18 anni alla stazione di Santa Maria Novella di Firenze ciò che descrivo nel post è verità il tutto
Rispecchia la nostra società e ciò che saremo.
Anime sospese
le ho viste aggirarsi in tutte le stazioni in cerca della loro identità perduta
vita vissuta ai margini della dignità imposta da una società malata
Priva di amore verso i più umili che stanchi di lottare si sono arresi
assistendo impassibili alla vita che non gli appartiene più
Vita ricercata nella folla frettolosa schiava del tempo che passa veloce
come fossero automi taluni offrono una moneta tenendo in vita queste anime sospese condannate a fare da specchio a tutta l’umanità.
VITTORIO.A