da: Il Fatto Quotidiano
Ma che cosa deve ancora accadere perché il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella ritrovi la favella? Le scene di
ieri a Montecitorio parlano da sole. Un’aula ridotta a bivacco di manipoli, o
di ridicoli, da un governo che espropria definitivamente il Parlamento del suo
potere di legiferare, imponendo la fiducia su se stesso per far passare una
legge elettorale di squisita competenza parlamentare. Una presidente della
Camera, brava donna per carità, ma palesemente inadeguata al ruolo, che assiste
impassibile ai funerali dell’istituzione che presiede e inghiotte supinamente
il dikta t di Palazzo Chigi, terrorizzata dai giannizzeri governativi pronti a
fare con lei ciò che han già fatto con i parlamentari disobbedienti,
destituendo prima al Senato e poi alla Camera chiunque si mettesse di traverso
sulla strada del premier padrone. E invoca, con voce monocorde e burocratica,
“i precedenti”.
Ci sono sempre dei precedenti, nella patria
di Azzeccagarbugli. È vero, la ministra Boschi non è la prima a imporre la
fiducia su una legge elettorale: prima di lei l’avevano già fatto il ministro
dell’Interno Mario Scelba nel 1953 sulla cosiddetta “legge truffa” (un bijou di
democrazia, al confronto dell’Italicum) e il governo Mussolini nel 1923 sulla
legge Acerbo (questa sì, degna progenitrice dell’Italicum).
Nelle pieghe del regolamento, volendo, si
trova sempre tutto e il contrario di tutto pur di sostenere le ragioni del più
forte. Però, un po’ al di sopra dei regolamenti, ci sarebbe la Costituzione. E l’articolo 72 prescrive che “la procedura normale di esame e di
approvazione diretta da parte della
Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed
elettorale”. Che c’è di normale nella procedura che costringe il Parlamento
a obbedire al governo sulla legge elettorale perché altrimenti cade il governo
e il capo del governo, al prossimo giro, non ricandida più chi non vota la
fiducia al suo governo? E che senso ha il voto segreto sulla legge elettorale,
se poi il governo costringe i parlamentari al voto palese sulla fiducia al
governo sulla legge elettorale?
Oltre alle regole, poi, c’è la sostanza:
oggi l’Italicum e domani il nuovo Senato approvati a colpi di maggioranza, che
poi maggioranza non è se si toglie il premio del Porcellum già tolto dalla
Consulta in quanto incostituzionale; e, anche volendolo ancora calcolare, la
maggioranza non c’è lo stesso, perché senza i ricatti del premier i
parlamentari del Pd contrari all’Italicum e al nuovo Senato sarebbero oltre un
centinaio. Ricordare questi dati di fatto a Mattarella è “tirare per la
giacchetta il presidente della Repubblica”? Pazienza – diceva Giovanni Sartori
quando richiamava Ciampi e Napolitano ai loro doveri – “alla peggio il
presidente se ne comprerà un’altra”.
Noi sappiamo per certo che Sergio Mattarella, su quanto accaduto
ieri, ha le idee molto chiare. E non perché ci parliamo (per farlo, tra
l’altro, bisogna essere in due). Ma perché quanto accaduto ieri è il replay (aggravato dalla fiducia, che neppure B. osò imporre) di quanto accadde
nell’ottobre del 2005, quando il centrodestra cambiò la Costituzione e la
legge elettorale a colpi di maggioranza. E Mattarella, allora deputato della Margherita, il giorno 20 pronunciò parole
definitive, che abbiamo già citato ma continueremo a ricordare ancora per molto
tempo:
“Oggi
voi del governo della maggioranza vi state facendo la vostra Costituzione,
avete escluso di discutere con l’opposizione, siete andati avanti solo per non
far cadere il governo, ma le istituzioni sono di tutti, della maggioranza
dell’opposizione”.
Poi ci sono le parole dello Smemorato di Rignano, che per un anno
intero se n’è riempito la boccuccia per giustificare
il Patto del Nazareno con B.“Legge elettorale. Le regole si scrivono
tutti insieme, se possibile. Farle a colpi di maggioranza è uno stile che
abbiamo sempre contestato”(Renzi, Twitter,
15-1-2014).
“L’idea
di scrivere le regole del gioco con le opposizioni è un fatto fondamentale, un
valore assoluto: la legge elettorale non si può approvare a colpi di
maggioranza”(18-3-2014). E
c’è la Smemorata di Montevarchi, al secolo Maria Elena Boschi: “Cerchiamo la più ampia condivisione, non
abbiamo un modello elettorale preferito, per noi vanno bene allo stesso modo il
Mattarellum o lo spagnolo corretto, o anche il sistema dei sindaci.
L’importante è che un accordo ci sia e non si proceda a colpi di maggioranza.
Ci interfacceremo con B. come con gli altri”(Ansa, 6-1-2014). “Le riforme, quelle costituzionali e quella
elettorale, non si fanno a colpi di maggioranza” (Ansa,21-6-2014).
Poi ci sono i paggetti del Duo Toscano,
come Ettore Rosato, capogruppo Pd “facente funzioni” (dopo le dimissioni di
Speranza), figura tragicomica di quella “cupidigia di servilismo” denunciata da
Paolo Sylos Labini. Ieri alla Camera, siccome la menzogna era all’ordine del
giorno, ha portato anche lui il suo contributo spiegando che la fiducia era
necessaria a causa di un Parlamento che “in 10 anni non è riuscito a riformare
il Porcellum” e a dare agli italiani una legge elettorale decente. E lui lo sa
bene, visto che del Parlamento fa parte da 12 anni (tre legislature). Purtroppo
per lui, il Porcellum non c’entra nulla perché non c’è più da un anno e mezzo:
nel dicembre 2013 è stato spazzato via dalla sentenza della Consulta, che
l’Italicum tradisce. E una legge elettorale esiste: è il proporzionale con
preferenza unica disegnato dalla Corte, lo stesso sistema con cui l’Italia andò
alle urne nel ‘92.
Ci sarebbero poi le bugie di Renzi dopo la
cura, che dice l’opposto di prima della cura, quando girava l’Italia e mieteva
consensi promettendo“ una legge elettorale per scegliere direttamente gli
eletti” (3-4-2011). Ma di balle, ieri, abbiamo già fatto il pieno: non c’è
bisogno di rievocarne altre.
Questo Governo è il peggiore di sempre: tirannico, illegittimo, falso, vendicativo, inaffidabile: e dobbiamo ancora sopportarlo per due anni?
RispondiEliminaMi sembra impossibile ma per una volta sono d'accordissimo con Travaglio! Massa di bugiardi e voltagabbana!
RispondiEliminaTolto Berlusconi, che sembrava diverso ma non meglio, non c’era nessun personaggio di spicco, cioè nessuno che fosse diverso, e quando sono tutti uguali la politica ristagna. (Non sono berlusconiano). Così accade spesso prima di una dittatura. Poi all’improvviso sulla scena politica appare un personaggio che parla bene alle folle usando altri termini trattando i soliti argomenti in maniera diversa e tutti che gli si mettono dietro. Subito questo personaggio viene seguito (non ce ne sono di diversi, lui è l’unico) così sono tutti pronti a votarlo, a maggior ragione il suo partito di cui subito diventa il segretario, facendo fuori tutti gli altri. Si è trovato il leader-degno. Ma quando il leader, diventato troppo forte e tira troppo la corda fino a sfiorare o a realizzare non con le parole ma col proprio operato un regime antidemocratico, tutti quelli uguali, fatti in serie, oltre che a parlare a criticare mostrano tutta la loro incapacità perché non sanno fare altro, è così viene fuori la inutilità di tanti personaggi che x anni e anni hanno vissuto sulle spalle dei cittadini, e al momento buono, quando potevano almeno evitare il peggio oltre che aprire la bocca e criticare non hanno saputo fare di meglio, così dopo 70 anni si ritorna a respirare odore di regime e pur sapendolo tutti, nessuno osa prendere iniziative o appellarsi alle leggi a questa sempre amata Costituzione che tutti conoscono (si fa x dire) ma che nessuno rispetta, anche se prima di ogni incarico importante costituzionale giurano rispetto. Mattarella? Lo ha candidato, perché forse sapeva come avrebbe reagito, o almeno così sembra. Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro?
RispondiEliminaMarco