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di C.Alessandro Mauceri
Filippo Turati soleva descrivere la
“trasparenza” dell'azione amministrativa come una "casa di vetro",
all'interno della quale tutto è sempre e costantemente visibile. Una visibilità
che dovrebbe consentire un controllo capillare dell'attività amministrativa dal
basso e garantire il massimo grado di correttezza e di imparzialità. Dopo oltre
vent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 241 del 7 agosto 1990, i
“vetri” di questa casa sembrano essere alquanto scuri.
Con il termine “trasparenza” si intende il
diritto dei cittadini di conoscere cosa sta facendo lo Stato e come la pubblica
amministrazione sta spendendo i loro soldi. Sembrava che al premier Matteo
Renzi piacesse molto la parola “trasparenza”. Fu lui a dire, nel discorso
tenuto il 24 febbraio 2014 al Senato dopo l’incarico ricevuto da Napolitano:
“Dobbiamo avere il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente
che ogni centesimo speso dalla P.A. debba essere visibile online da parte di
tutti”. Trasparenza su tutti i fronti. Anche agli enti locali Renzi ordinò:
“Tutte le spese degli enti locali e anche di quelli centrali online entro 60
giorni”. Più di recente, parlando degli appalti all’EXPO 2015, Renzi ha
ribadito: “Trasparenza, mettere on line tutti gli appalti”.
È per questo che due cittadini, i deputati
Riccardo Nuti e Carla Ruocco, nei giorni scorsi hanno chiesto al ministro per
le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, chiarimenti
sul modo in cui vengono spesi i soldi dei cittadini per la gestione di Palazzo
Chigi. Una domanda semplice e, secondo molti, legittima. Peccato che la
risposta della Boschi all’interpellanza dei due parlamentari non sia stata
proprio “trasparente”: prima si è trincerata dietro la secretazione delle gare
relative a tutti i lavori che riguardano Palazzo Chigi. Poi, riflettendo, ha
detto anche: “Valuteremo la possibilità di rendere noti gli atti sugli appalti
(pregressi, ndr) affidati dalla Presidenza del Consiglio che sono secretati per
legge”. Infine, dato che la vicenda era stata oggetto di un servizio durante la
trasmissione ‘Le Iene’, ha aggiunto: “Abbiamo proceduto a porre denuncia in
Procura” ed è stato attivato un audit interno. “Questo governo non ha
affidato appalti, se non con la procedura Consip e nella massima trasparenza”,
ha detto anche il ministro Boschi alla Camera.
Ma come possibile che uno Stato che, da
anni ormai, impone ai cittadini di non avere segreti (si pensi alle misure
sull’accesso ai dati bancari - non a caso messe in discussione proprio dal
Garante della Privacy, agli accordi sottoscritti con gli USA che prevedono
l’accesso oltremare ai dati delle imprese italiane, anche senza ordine della
magistratura, e a molti altri) possa consentire che si nasconda proprio il modo
in cui sono utilizzati soldi pubblici per le spese del governo?
La verità è che, nel 2006, durante il
governo Berlusconi, un codicillo inserito nel d.lgs. 163/2006, ha ampliato
l’ambito della “secretazione” della normativa sugli appalti pubblici e ha
rimesso le autorizzazioni ai dirigenti ministeriali. In questo modo, è stato
possibile gestire centinaia di milioni di lavori al di fuori delle “normali”
regole per gli appalti pubblici. Per anni decine e decine di spese sono state
“secretate”. Ogni ministero se ne serve. A cominciare dalla Presidenza del
Consiglio per la quale, nel 2012, la stessa Corte dei Conti ha detto “la
denominazione stessa degli appalti è inconoscibile”.
La possibilità di non rendere pubblici i
dati relativi a questi contratti dovrebbe essere limitata e controllata
dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e
forniture. Lo scorso anno, però, proprio per dar prova della “trasparenza” del
suo modo di gestire l’Italia, Renzi, il “nuovo che avanza”, ha accorpato questo
ente all'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
Ebbene chi oggi volesse conoscere qualcosa
sulla “trasparenza” del governo Renzi, proprio sul sito dell’ANAC troverà una
pagina denominata “Amministrazione Trasparente”. Peccato che su questa
pagina (www.anticorruzione.it/portal/public/classic/AmministrazioneTrasparente)
si legge solo: “I contenuti della sezione Amministrazione trasparente sono in
corso di riorganizzazione, tenuto conto del riordino dell’ANAC ai sensi
dell’art. 19 c.1, del d.l.n.90/2014, convertito in legge con modificazioni,
dall’art. 1, c.1, della legge n. 114/2014”.
Davvero un modo “trasparente” di gestire la
“casa di vetro” da parte del governo...
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