mercoledì 9 novembre 2011

Berlusconi e la situazione italiana: responsabilità e assenza di alternative


27 ottobre 2011

Il punto della questione è di una logica, a mio parere, impressionante.  

Se è vero, e non mi pare che si possa sostenere il contrario, che il debito pubblico è stato creato, alimentato, mai ridotto, dai governi della cosiddetta prima repubblica e che a questo sfacelo hanno contribuito non solo i partiti di governo, le maggioranze parlamentari, ma anche i sindacati, è anche – logicamente vero – che in una situazione incancrenita in anni e anni, perderne altri tre non facendo nulla è una grave responsabilità. Che il signor Silvio Berlusconi si deve assumere.
Perché dall’8 maggio 2008 a oggi, 27 ottobre 2011, il nano di Arcore non ha affrontato né risolto anche uno solo dei problemi del paese. La crisi economica è globale, ma se i paesi non sono in un’identica situazione di sofferenza, questo vorrà pur dire qualcosa.

In realtà, la responsabilità di questo ‘nullismo’ la devono assumere anche coloro che per, interessi personali o idiozia in “buona fede”, hanno votato per Silvio Berlusconi.
Si tratta, comunque, di responsabilità diverse.

L’una è la responsabilità di chi si è fatto abbindolare, l’altra è quella di chi ha individuato in Berlusconi il portatore dei propri interessi. E altra ancora è la responsabilità di Silvio Berlusconi che non ha mai – mai – governato per gli interessi del paese.
Per quanto mi riguarda, è dal 1994 che penso che Silvio Berlusconi non possa essere la persona cui affidare la gestione della cosa pubblica, e avere conferme – anno dopo anno – di questa convinzione iniziale non è cosa che mi faccia piacere. Avrei preferito, in questo caso, sbagliarmi. Quanto meno: ricredermi in parte.
Non solo non mi sono potuta ricredere, ma ho constatato (relativamente, ovviamente) che alcune mie convinzioni hanno ‘contagiato’ altre persone. Scrivere del modello del berlusconismo, anni fa, sembrava ad alcuni una scemenza o un’esagerazione. Poiché è da un po’ di anni che dedico una piccola parte del mio tempo al web, ho notato che queste tre parole: ‘modello del berlusconismo’, non fanno ridere o sorridere o sobbalzare per la follia. Come si suol dire: stanno diventando sempre più ‘fattor comune’.

E oggi penso che – come chiunque può prevedere – Berlusconi alla fine cadrà, ma che una parte del paese è ancora “assorta” o “imbevuta” o “comodamente alloggiata” nel modello culturale e politico del berlusconismo.
Che va sradicato.
Come?

Il problema è che non esiste una classe di potere in grado di fornire un’alternativa al suddetto modello. E’ “geneticamente” impossibile per i Casini, Fini, Bersani e per tutti quello che da anni – pur con ruoli e responsabilità diverse – sono gravitati in una galassia politica incapace di gestire un paese in modo progettuale pensare e offrire un’alternativa convincente.
I sopra citati, sono anche loro “fuori modi e tempi”. La loro mente pensa: “con chi andare per vincere” e non: ”cosa fare e come convincere”.
E’ una tara genetica. Non ci sono chirurghi che possano rimuovere il difetto congenito che negli anni si è consolidato e “comodamente alloggiato” nelle  loro teste.
Quanto al movimento di Grillo, i limiti sono altri. Al momento, tralascio…

Ci sarebbe la società civile.
Dovrebbe “scendere in campo” più o diversamente da come fatto finora? Teoricamente, sì. Praticamente: no.
Perché gli apparati mentali e fisici dei partiti (con l’eccezione del Movimento Cinque Stelle) rigettano il trapianto mentale che potrebbe arrivare da una parte della società civile.

E allora, come se ne esce. Come si cambia e ricambia? Risposta difficile e complessa.
Al momento, nell’attesa che la morte politica di Berlusconi avvenga anche formalmente e non solo sostanzialmente, potremmo evitare di cadere nei soliti errori.
La morte del modello del berlusconismo è un processo lento che inizia con l’aprire occhi e orecchie e con il modificare criteri, stili di vita.

Iniziamo dall’aprire occhi e orecchie.
Ad esempio, noi del web, cominciamo a uscire da pericolose omologazioni di pensiero acritico che spacciano per “nuovo”, “diverso”, ciò che invece di nuovo e diverso non ha nulla.
Passare da una schiavitù a un’altra non è cosa intelligente. Non ci fa bene.
Potremmo iniziare con un esercizio: cercare una vera informazione che smascheri una stampa professionista che non ha rapporti intimi con l’indipendenza e che scrive sotto dettatura degli inserzionisti pubblicitari. Gli stessi che sono entrati nel web e che vogliono sapere che guardiamo, che leggiamo. Vale a dire: “che consumiamo”.
Un esercizio mentale che protegge dagli effetti degli inganni. Vecchi o “nuovi” che siano.

Non sarà facile per il web, mai come ora “corteggiato” e tracciato in ogni suo movimento – a partire dalla chiesa dei network: Facebook – esprimersi liberamente e trovare un pensiero indipendente con il quale confrontarsi e ragionare.
Perché il punto è sempre il solito: il pensiero “eppur si muove”. Se non si muove, saremmo sempre oggetto di modelli culturali e sociali che ci useranno e fregheranno.
Che è come dire: ‘morto’ un Berlusconi, ce ne troviamo un altro. Con sembianze, modi diversi, ma sostanzialmente ingannevole.

Le giovani generazioni stanno scontando sessantacinque anni di democrazia mal gestita, stanno scontando gli errori di quelle educazioni familiari fondate sull’equivoco “i miei figli devono avere tutto ciò che non ho avuto io”, e sul modello culturale del berlusconismo fatto d’individualismo, di uno stile di vita improntato a: “il più possibile, da subito, in qualsiasi modo”.
Non possiamo più permetterci certi errori.


P.S: Poiché non ho smarrito il realismo e credo che tattiche e strategie siano un ingrediente della vita collettiva, è ovvio che qualora il governo Berlusconi cada, che si vada alle elezioni o no, ciò che ne uscirà è in relazione all’attuale classe politica da “infornare” in toto. Ma poiché dobbiamo avere uno sguardo più lungo, per evitare il ripetersi dei soliti problemi e porre le condizioni base per risolverne alcuni, una classe politica “vetusta” per difetti congeniti e culo di pietra non può essere la risposta a: quale alternativa al modello del berlusconismo. 

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