27 ottobre 2011
Il punto della
questione è di una logica, a mio parere, impressionante.
Se è vero, e non mi pare che si possa sostenere il contrario, che il debito pubblico è stato creato, alimentato, mai ridotto, dai governi della cosiddetta prima repubblica e che a questo sfacelo hanno contribuito non solo i partiti di governo, le maggioranze parlamentari, ma anche i sindacati, è anche – logicamente vero – che in una situazione incancrenita in anni e anni, perderne altri tre non facendo nulla è una grave responsabilità. Che il signor Silvio Berlusconi si deve assumere.
Perché dall’8
maggio 2008 a
oggi, 27 ottobre 2011, il nano di Arcore non ha affrontato né risolto anche uno
solo dei problemi del paese. La crisi economica è globale, ma se i paesi non
sono in un’identica situazione di sofferenza, questo vorrà pur dire qualcosa.
In realtà, la responsabilità di questo ‘nullismo’ la devono assumere anche coloro che per, interessi personali o idiozia in “buona fede”, hanno votato per Silvio Berlusconi.
Si tratta,
comunque, di responsabilità diverse.
L’una è la
responsabilità di chi si è fatto abbindolare, l’altra è quella di chi ha
individuato in Berlusconi il portatore dei propri interessi. E altra ancora è
la responsabilità di Silvio Berlusconi che non ha mai – mai – governato per gli
interessi del paese.
Per quanto mi
riguarda, è dal 1994 che penso che Silvio Berlusconi non possa essere la
persona cui affidare la gestione della cosa pubblica, e avere conferme – anno
dopo anno – di questa convinzione iniziale non è cosa che mi faccia piacere.
Avrei preferito, in questo caso, sbagliarmi. Quanto meno: ricredermi in parte.
Non solo non mi sono potuta ricredere, ma ho constatato (relativamente, ovviamente) che alcune mie convinzioni hanno ‘contagiato’ altre persone. Scrivere del modello del berlusconismo, anni fa, sembrava ad alcuni una scemenza o un’esagerazione. Poiché è da un po’ di anni che dedico una piccola parte del mio tempo al web, ho notato che queste tre parole: ‘modello del berlusconismo’, non fanno ridere o sorridere o sobbalzare per la follia. Come si suol dire: stanno diventando sempre più ‘fattor comune’.
Non solo non mi sono potuta ricredere, ma ho constatato (relativamente, ovviamente) che alcune mie convinzioni hanno ‘contagiato’ altre persone. Scrivere del modello del berlusconismo, anni fa, sembrava ad alcuni una scemenza o un’esagerazione. Poiché è da un po’ di anni che dedico una piccola parte del mio tempo al web, ho notato che queste tre parole: ‘modello del berlusconismo’, non fanno ridere o sorridere o sobbalzare per la follia. Come si suol dire: stanno diventando sempre più ‘fattor comune’.
E oggi penso che – come chiunque può prevedere – Berlusconi alla fine cadrà, ma che una parte del paese è ancora “assorta” o “imbevuta” o “comodamente alloggiata” nel modello culturale e politico del berlusconismo.
Che va sradicato.
Come?
Il problema è che non esiste una classe di potere in grado di fornire un’alternativa al suddetto modello. E’ “geneticamente” impossibile per i Casini, Fini, Bersani e per tutti quello che da anni – pur con ruoli e responsabilità diverse – sono gravitati in una galassia politica incapace di gestire un paese in modo progettuale pensare e offrire un’alternativa convincente.
Il problema è che non esiste una classe di potere in grado di fornire un’alternativa al suddetto modello. E’ “geneticamente” impossibile per i Casini, Fini, Bersani e per tutti quello che da anni – pur con ruoli e responsabilità diverse – sono gravitati in una galassia politica incapace di gestire un paese in modo progettuale pensare e offrire un’alternativa convincente.
I sopra citati,
sono anche loro “fuori modi e tempi”. La loro mente pensa: “con chi andare per vincere” e non: ”cosa fare e come convincere”.
E’ una tara
genetica. Non ci sono chirurghi che possano rimuovere il difetto congenito che
negli anni si è consolidato e “comodamente alloggiato” nelle loro teste.
Quanto al
movimento di Grillo, i limiti sono altri. Al momento, tralascio…
Ci sarebbe la società civile.
Dovrebbe “scendere
in campo” più o diversamente da come fatto finora? Teoricamente, sì.
Praticamente: no.
Perché gli
apparati mentali e fisici dei partiti (con l’eccezione del Movimento Cinque
Stelle) rigettano il trapianto mentale che potrebbe arrivare da una parte della
società civile.
E allora, come se ne esce. Come si cambia e ricambia? Risposta difficile e complessa.
Al momento,
nell’attesa che la morte politica di Berlusconi avvenga anche formalmente e non
solo sostanzialmente, potremmo evitare di cadere nei soliti errori.
La morte del
modello del berlusconismo è un processo lento che inizia con l’aprire occhi e
orecchie e con il modificare criteri, stili di vita.
Iniziamo dall’aprire occhi e orecchie.
Ad esempio, noi
del web, cominciamo a uscire da pericolose omologazioni di pensiero acritico
che spacciano per “nuovo”, “diverso”, ciò che invece di nuovo e diverso non ha
nulla.
Passare da una
schiavitù a un’altra non è cosa intelligente. Non ci fa bene.
Potremmo iniziare
con un esercizio: cercare una vera informazione che smascheri una stampa professionista
che non ha rapporti intimi con l’indipendenza e che scrive sotto dettatura
degli inserzionisti pubblicitari. Gli stessi che sono entrati nel web e che
vogliono sapere che guardiamo, che leggiamo. Vale a dire: “che consumiamo”.
Un esercizio
mentale che protegge dagli effetti degli inganni. Vecchi o “nuovi” che siano.
Non sarà facile per il web, mai come ora “corteggiato” e tracciato in ogni suo movimento – a partire dalla chiesa dei network: Facebook – esprimersi liberamente e trovare un pensiero indipendente con il quale confrontarsi e ragionare.
Perché il punto è sempre il solito: il pensiero “eppur si muove”. Se non si muove, saremmo sempre oggetto di modelli culturali e sociali che ci useranno e fregheranno.
Che è come dire:
‘morto’ un Berlusconi, ce ne troviamo un altro. Con sembianze, modi diversi, ma
sostanzialmente ingannevole.
Le giovani generazioni stanno scontando sessantacinque anni di democrazia mal gestita, stanno scontando gli errori di quelle educazioni familiari fondate sull’equivoco “i miei figli devono avere tutto ciò che non ho avuto io”, e sul modello culturale del berlusconismo fatto d’individualismo, di uno stile di vita improntato a: “il più possibile, da subito, in qualsiasi modo”.
Non possiamo più
permetterci certi errori.
P.S:
Poiché
non ho smarrito il realismo e credo che tattiche e strategie siano un
ingrediente della vita collettiva, è ovvio che qualora il governo Berlusconi
cada, che si vada alle elezioni o no, ciò che ne uscirà è in relazione
all’attuale classe politica da “infornare” in toto. Ma poiché dobbiamo avere
uno sguardo più lungo, per evitare il ripetersi dei soliti problemi e porre le
condizioni base per risolverne alcuni, una classe politica “vetusta” per
difetti congeniti e culo di pietra non può essere la risposta a: quale alternativa al modello del
berlusconismo.
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