Nei giorni scorsi, prima degli articoli di
Merlo piuttosto che di Travaglio, ho scritto un post nel quale mi chiedevo come
il M5S - pur con tutti i limiti e il dilettantismo mostrati - potesse fare un
accordo politico con il PD, il partito dei morti viventi. Partito che non è
cambiato. Sempre i soliti al vertice, nessun contatto con il mondo reale. Zombi erano, zombi rimangono.
A quanto pare stanno spuntando giornalisti,
analisti, ecc..ecc..che rilevano la "natura" del PD. Immutato. Immutabile. Anche dopo sonore batoste elettorali. Evidentemente, dev'essere il dna. E il dna non si cambia...
Di seguito l’articolo di Tommaso Merlo e
poi quello di Travaglio.
Conte non ha ancora tenuto il suo discorso
d’insediamento, il Parlamento non ha ancora espresso la fiducia al nuovo
governo, eppure il dibattito pubblico è già infestato da esternazioni dei neo
miracolati del Pd.
Cinguettii, dichiarazioni, interviste fiume.
Alla faccia di quelli che rispettano la grammatica istituzionale. Peggio della
Lega. E alla faccia del programma condiviso. La solita contradditoria cagnara.
Poveracci, era da troppo tempo che
sbavavano per una poltrona e adesso che l’hanno finalmente ottenuta non stanno
più nella pelle e la fanno fuori dal vaso. Ma le fesserie che potevano
esternare in questi giorni di vigilia erano infinite. Ed invece vanno tutte
nella stessa direzione. Quella dell’arroganza. E cioè, invece di tenere la
boccaccia chiusa e ringraziare il Padreterno per una poltrona insperata e del
tutto immeritata, i neo miracolati del Pd han pensato bene di contraddire il
programma appena siglato col Movimento, criticare quanto fatto dai nuovi
partner in passato e soprattutto sfoderare le consuete ricette magiche. Già,
quelle che hanno distrutto il paese e che sono state la causa principale
dell’ondata populista che li ha spazzati via.
Un’arroganza davvero accecante. E
soprattutto una pietra tombale su tutti quelli che avevano creduto alla
buonafede del Pd alla vigilia di questa nuova esperienza di governo. Altro che
sacrificarsi per il bene del paese, altro che emergenza sovranista. La solita
scorpacciata di poltrone a buon mercato. E una conferma. I vecchi partiti sono
del tutto incorreggibili. Come hanno capito i milioni di cittadini che hanno
abbandonato il Pd a favore del Movimento 5 Stelle in passato. Cittadini che
hanno lottano anni per un rinnovamento di quel partito ma alla fine hanno
dovuto arrendersi e scappare dalla disperazione.
A dieci anni dalla nascita del Movimento,
il Pd è in mano agli stessi capibanda di sempre, allo stesso identico vecchiume
di sempre. Ma dopo la storica legnata del 4 marzo e un’infinità di debacle,
dopo essere finiti ai margini divorati dagli scandali e col partito sul
lastrico, era lecito attendersi perlomeno un minimo di umiltà e correttezza
alla vigilia del Conte 2. Ed invece niente. La loro epica arroganza è esplosa subito. A partire dalla parola d’ordine di Zingaretti:
discontinuità. Già, solo per gli altri però. Non certo per loro stessi. Una
linea seguita dai suoi luogotenenti che hanno riiniziato subito a credersi
stocazzo ed attaccar briga non lasciando nemmeno il tempo a Conte di ottenere
la fiducia. Davvero incorreggibili.
All’alba del governo giallorosa, molti
Benpensanti si son fatti prendere dall’entusiasmo filosofeggiando di
“ricomposizione della sinistra italiana dopo la diaspora a 5 stelle”, di
ritorno del bipolarismo e di una nuova fase riformista destinata a durare. Mah,
sarà. Osservando lo spettacolo indegno di queste ore, sembra tutt’altro. Sembra
che dopo la castrazione selfie di Salvini, il Movimento stia cercando di
portare a casa altri punti del suo programma con l’unica forza politica rimasta
a disposizione. Un tentativo quasi disperato ma che ha intrapreso per senso di
responsabilità e perché tentar non nuoce. Peccato che dall’altra parte vi sia un partito giurassico e malconcio che
invece di cogliere l’occasione storica per esorcizzarsi, si conferma talmente arrogante da meritare solo l’estinzione.
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