da: Il Fatto Quotidiano
Gli endorsement al Conte-2 cominciavano a
farsi preoccupanti: veri e propri baci della morte. Poi è arrivato
provvidenziale il voto di sfiducia di
Carlo De Benedetti. Un voto tutt’altro che sorprendente: bastava leggere
Repubblica e l’Espresso, pro-elezioni e anti Conte proprio come Salvini. Ma
decisamente beneaugurante per il nuovo
governo, vista la miseranda fine di quelli sposati in passato dall’Ingegnere e
dai giornali sottostanti. Più che un finanziere e un editore, CdB è una bussola: se un governo gli piace, sarà un disastro; se non gli piace, il successo è garantito. Veltroni? Un genio,
infatti fondò il Pd, Prodi affondò e
tornò B. Monti? Un toccasana,
infatti il Pd aveva le elezioni in tasca, poi appoggiò i tecnici e finì pari
col M5S. Rodotà al Quirinale? Pussa via,
molto meglio Napolitano a 88 anni e
poi il governo Letta con B., quello che gli aveva scippato la Mondadori
comprando giudici e sentenze. Renzi? “Un
fuoriclasse” col contorno di Verdini, Alfano e referenzum. Prima del 4
marzo 2018 CdB riabilitò pure il Caimano
contro “Di Maio peggiore di tutti i mali”. Poi si capì perché Renzi era un fuoriclasse: fu lo stesso CdB a svelare nel
2015 al suo broker che Matteo suo gli aveva spifferato in anteprima il
decreto Banche popolari, facendogli guadagnare in Borsa 600 mila euro.
Quelli sì che erano governi. Come quello di
Ciampi, che nel ‘94, in articulo mortis, regalò le frequenze telefoniche alla sua
Omnitel. O come quelli della Prima
Repubblica che gli compravano le telescriventi obsolete dell’Olivetti in
cambio di
mazzette. Renzi poi scriveva
le leggi a gentile richiesta di CdB, che lo raccontò alla Consob: “Io gli dicevo che doveva toccare per primo il
problema lavoro e il Jobs Act è stato… – qui lo dico senza vanto, anche perché
non mi date una medaglia – ma il Jobs Act gliel’ho suggerito io… e lui poi
è stato sempre molto grato perché è l’unica cosa che gli è stata poi
riconosciuta”. L’Ingegnere dettava e il Fuoriclasse scriveva, come Totò e
Peppino. Fuoriclasse, poi, si fa per dire. Matteo
– verbalizzò CdB alla Consob – è “un cazzone” e “capisce poco di economia”:
il suo non era un governo, ma una combriccola
di “quattro ministri” pilotati da lui in pranzi e cene a Palazzo Chigi o a casa
sua, in veste di “advisor gratuito e saltuario” di Renzi, Boschi e Padoan.
Ecco, purtroppo pare che Conte e Di Maio
non abbiano queste belle usanze. Dunque l’uno è un “trasformista” (non come
il Pd che governava con B.) e l’altro
“il più incompetente di tutti”. Sono complimenti
che tutti sognano, ma pochi si meritano. Con tutti i guai che hanno Conte e
Di Maio, gli mancava pure un elogio dell’Ingegnere.
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