giovedì 12 settembre 2019

Marco Travaglio: Carlo De Benedetti, “Il bacio della vita”


da: Il Fatto Quotidiano

Gli endorsement al Conte-2 cominciavano a farsi preoccupanti: veri e propri baci della morte. Poi è arrivato provvidenziale il voto di sfiducia di Carlo De Benedetti. Un voto tutt’altro che sorprendente: bastava leggere Repubblica e l’Espresso, pro-elezioni e anti Conte proprio come Salvini. Ma decisamente beneaugurante per il nuovo governo, vista la miseranda fine di quelli sposati in passato dall’Ingegnere e dai giornali sottostanti. Più che un finanziere e un editore, CdB è una bussola: se un governo gli piace, sarà un disastro; se non gli piace, il successo è garantito. Veltroni? Un genio, infatti fondò il Pd, Prodi affondò e tornò B. Monti? Un toccasana, infatti il Pd aveva le elezioni in tasca, poi appoggiò i tecnici e finì pari col M5S. Rodotà al Quirinale? Pussa via, molto meglio Napolitano a 88 anni e poi il governo Letta con B., quello che gli aveva scippato la Mondadori comprando giudici e sentenze. Renzi? “Un fuoriclasse” col contorno di Verdini, Alfano e referenzum. Prima del 4 marzo 2018 CdB riabilitò pure il Caimano contro “Di Maio peggiore di tutti i mali”. Poi si capì perché Renzi era un fuoriclasse: fu lo stesso CdB a svelare nel 2015 al suo broker che Matteo suo gli aveva spifferato in anteprima il decreto Banche popolari, facendogli guadagnare in Borsa 600 mila euro.

Quelli sì che erano governi. Come quello di Ciampi, che nel ‘94, in articulo mortis, regalò le frequenze telefoniche alla sua Omnitel. O come quelli della Prima Repubblica che gli compravano le telescriventi obsolete dell’Olivetti in cambio di
mazzette. Renzi poi scriveva le leggi a gentile richiesta di CdB, che lo raccontò alla Consob: “Io gli dicevo che doveva toccare per primo il problema lavoro e il Jobs Act è stato… – qui lo dico senza vanto, anche perché non mi date una medaglia – ma il Jobs Act gliel’ho suggerito io… e lui poi è stato sempre molto grato perché è l’unica cosa che gli è stata poi riconosciuta”. L’Ingegnere dettava e il Fuoriclasse scriveva, come Totò e Peppino. Fuoriclasse, poi, si fa per dire. Matteo – verbalizzò CdB alla Consob – è “un cazzone” e “capisce poco di economia”: il suo non era un governo, ma una combriccola di “quattro ministri” pilotati da lui in pranzi e cene a Palazzo Chigi o a casa sua, in veste di “advisor gratuito e saltuario” di Renzi, Boschi e Padoan. Ecco, purtroppo pare che Conte e Di Maio non abbiano queste belle usanze. Dunque l’uno è un “trasformista” (non come il Pd che governava con B.) e l’altro “il più incompetente di tutti”. Sono complimenti che tutti sognano, ma pochi si meritano. Con tutti i guai che hanno Conte e Di Maio, gli mancava pure un elogio dell’Ingegnere.

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