da: https://www.corriere.it/
- di Davide Casaleggio
Chi contesta scelte prese da oltre 100
mila persone spesso tollera che le prendano in cinque
Caro direttore, nell’era della cittadinanza
digitale siamo entrati in un dilemma culturale schiacciato tra le abitudini
consolidate e le nuove opportunità che ci offre la Rete e le tecnologie
esponenziali. Aggrapparsi alle tradizioni ignorando le possibilità del presente
crea sette brevi paradossi della democrazia.
Il
paradosso del secondo incomodo
Il
rappresentato dovrebbe decidere sempre, salvo quando lo può fare solo il suo
rappresentante.
Succede quasi sempre il contrario. Che si parli di riunioni degli azionisti di un’azienda o di un partito politico, i delegati o i rappresentanti scelti sono soluzioni temporanee a un problema legato all’efficienza decisionale, non all’incompetenza nel saper decidere cosa è meglio. Quando è possibile, è importante che siano i rappresentati a poter decidere. Sul piano politico esistono molti casi in cui gli iscritti di una comunità decidono sul proprio futuro. Nel 2018 in Germania la Spd, per confermare il contratto di governo con la Cdu della Merkel, ha fatto votare i suoi iscritti; 239 mila persone hanno dato il loro assenso via posta. Invece, in molti casi, i rappresentanti scelgono per conto dei rappresentati anche quando potrebbero
farne a meno. Si pensi alle province in Italia: non sono
state abolite, ma la possibilità di votarne i consiglieri è stata trasferita
dai cittadini ai consiglieri comunali. Succede quasi sempre il contrario. Che si parli di riunioni degli azionisti di un’azienda o di un partito politico, i delegati o i rappresentanti scelti sono soluzioni temporanee a un problema legato all’efficienza decisionale, non all’incompetenza nel saper decidere cosa è meglio. Quando è possibile, è importante che siano i rappresentati a poter decidere. Sul piano politico esistono molti casi in cui gli iscritti di una comunità decidono sul proprio futuro. Nel 2018 in Germania la Spd, per confermare il contratto di governo con la Cdu della Merkel, ha fatto votare i suoi iscritti; 239 mila persone hanno dato il loro assenso via posta. Invece, in molti casi, i rappresentanti scelgono per conto dei rappresentati anche quando potrebbero
«Scambiare per dittatura la democrazia
diretta è come affermare che Gandhi era un pericoloso sovversivo
antidemocratico». Gianroberto Casaleggio, dal libro «Insultatemi».
Il
paradosso del luddista con lo smartphone
Il medium è il messaggio quando si
comunica, è un semplice strumento quando si partecipa.
Solo qualche anno fa era normale trovare persone affezionate allo sportello bancario per gestire il proprio conto corrente o all’agenzia viaggi per prenotare un volo. Ora è normale fare bonifici online e far vedere al controllore il biglietto del treno sul cellulare. La tecnologia si è sempre evoluta più rapidamente della cultura, ma ci siamo sempre adattati velocemente. Le persone affezionate al passato ci saranno sempre, dovremo semplicemente accompagnarle nel cambiamento o garantire loro di potersi stampare l’email del treno ad una macchinetta in stazione. Ora è il momento di superare le tecnologie del quindicesimo secolo per quanto riguarda il voto e la partecipazione alla vita della propria comunità. Sostenere che il voto online sia pericoloso ricorda molto l’introduzione del treno nel 1800: illustri scienziati sostenevano che viaggiare oltre i 30 km/h (la velocità massima delle carrozze di allora) potesse spezzare le ossa dei passeggeri. La paura del futuro si supera con la cultura e con l’esperienza.
Solo qualche anno fa era normale trovare persone affezionate allo sportello bancario per gestire il proprio conto corrente o all’agenzia viaggi per prenotare un volo. Ora è normale fare bonifici online e far vedere al controllore il biglietto del treno sul cellulare. La tecnologia si è sempre evoluta più rapidamente della cultura, ma ci siamo sempre adattati velocemente. Le persone affezionate al passato ci saranno sempre, dovremo semplicemente accompagnarle nel cambiamento o garantire loro di potersi stampare l’email del treno ad una macchinetta in stazione. Ora è il momento di superare le tecnologie del quindicesimo secolo per quanto riguarda il voto e la partecipazione alla vita della propria comunità. Sostenere che il voto online sia pericoloso ricorda molto l’introduzione del treno nel 1800: illustri scienziati sostenevano che viaggiare oltre i 30 km/h (la velocità massima delle carrozze di allora) potesse spezzare le ossa dei passeggeri. La paura del futuro si supera con la cultura e con l’esperienza.
Il
paradosso del delegante a sua insaputa
Chi sostiene
il modello dei partiti come strumento di democrazia è colui che si lamenta
della bassa rappresentanza rispetto agli elettori dei movimenti.
La struttura
dei partiti è nata per dare organizzazione a persone che vogliono spendersi in
modo attivo per la propria comunità, condividendo un’idea. Sono ambienti chiusi
e a pagamento, nati su base geografica perché lo scorso secolo ci si poteva
confrontare solo incontrandosi di persona. Di
norma hanno un numero di iscritti pari a circa un centesimo del loro elettorato
e le decisioni importanti vengono spesso prese da poche persone in stanze
chiuse lontane da quelli che hanno pagato l’iscrizione. I movimenti sono
inclusivi, non richiedono quote per iscriversi e danno il potere di
decidere agli stessi iscritti sui temi importanti. Un gruppo di persone quanto
più vasto possibile che ha l’ambizione di crescere e coinvolgere chi vuole
partecipare. È curioso che a contestare
che le scelte vengano prese da più di centomila persone, spesso sono gli stessi
che tollerano che vengano prese da cinque persone o che si affidano
quotidianamente a sondaggi di sole poche centinaia di persone.
Il
paradosso del decisore muto
Ci si preoccupa
più che chi vota «sbagli» a votare che non di spiegargli le nostre ragioni.
Se pensiamo
che la maggioranza della nostra comunità prenderà la scelta che riteniamo
sbagliata è nostro compito impegnarci a convincerla del contrario. Se non
lo facciamo probabilmente non pensiamo che sia importante farlo, o di non
essere nel giusto fino in fondo o di non essere in grado di convincerla con le
nostre ragioni. Quando sosteniamo che
non ci sia sufficiente tempo per permettere il voto stiamo solo dicendo che non
ci siamo impegnati a sufficienza a
coinvolgere le persone nel percorso di scelta, quando era opportuno farlo.
Cortocircuiti istituzionali come il caso della Brexit, o giornalistici come il
caso della campagna elettorale di Trump, nascono sempre da questo meccanismo.
Il
paradosso dell’allenatore che si credeva attaccante
L’intellighenzia
di una comunità decide il meglio per il
proprio futuro.
Le scelte politiche impattano sulla nostra
vita e in alcuni casi anche su quelle dei nostri figli. Chi pensa che solo gli
esperti del tema possano scegliere, confonde la conoscenza con la scelta. Gli
esperti possono spiegare il tema (es. i rischi del nucleare) e l’impatto che
avrà una decisione sulle nostre vite, ma la decisione finale (es. se correre
quel rischio) deve essere la comunità a prenderla, se è possibile.
Il
paradosso del partecipante sovversivo
Ascoltare i cittadini fuori dal voto
istituzionale collide con il rispetto delle istituzioni.
Chi si
lamenta del mancato rispetto delle istituzioni, dall’altra appoggia apertamente
che le stesse decisioni siano state prese, fino ad oggi, da un piccolo gruppo
dirigente anziché dagli iscritti. Che si trattasse di supportare o meno un
governo o di scegliere i componenti delle liste elettorali, a scegliere sono
stati spesso i cosiddetti «dirigenti» del partito, non certo i parlamentari o
le «istituzioni», tirate in ballo quando fa più comodo.
Il
paradosso del diverso che unisce
Una comunità che vota si unisce anche se ha
opinioni diverse. Una comunità che non fa votare si divide e allontana chi la
pensa diversamente.
La partecipazione e il rispetto delle
scelte della maggioranza sono valori che tutti condividono. Il disaccordo è
solo uno spazio in cui possiamo agire per dimostrare meglio le nostre tesi. Una
comunità unita può cambiare le cose, una divisa può al massimo gridare i propri
pensieri. Il vero paradosso è di chi, per paura di cambiare abitudini,
preferisce pensare che l’innovazione sia pericolosa a prescindere. La
cittadinanza digitale in realtà porta una nuova dimensione di partecipazione
alla vita della propria comunità. Ci saranno limiti che dovremmo immaginare, ma
anche strumenti che dovremo costruire e nuovi diritti che dovremmo affermare
per permettere, senza discriminazioni, a tutti di partecipare per poter
condividere il loro valore.
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