Bollette,
ecco perché lieviteranno quelle di gas e luce
di Alessandro
Sperandio
Andamento
stagionale, riduzione della produzione di gas olandese, restrizioni all’accesso
ai gasdotti di transito europei e timori per un possibile calo della produzione
francese tra i motivi dei prossimi aumenti delle bollette
A partire dal 1 ottobre le bollette
energetiche saranno più pesanti per le tasche degli italiani: +2,6% per
l’energia elettrica e +3,9% per il gas. Ma stavolta a determinare gli aumenti
non sono stati tanto gli oneri di sistema, da sempre nel mirino delle
associazioni dei consumatori, quanto un incremento generalizzato dei costi
della materia prima.
ONERI
DI SISTEMA INNOCENTI QUESTA VOLTA
La crescita dei costi di acquisto
dell’elettricità, che per il prossimo quadrimestre sarà appunto del 3,2%,
sarebbe stata più alta se non fosse stato per un calo degli oneri generali
dello 0,6%. “La condizione di un ritrovato equilibrio del gettito degli oneri
infatti ha permesso una loro riduzione”, ha spiegato Arera nella nota di
accompagnamento. Anche se il presidente dell’Authority Stefano Besseghini ha
comunque precisato che “l’importanza di un sistematico lavoro di revisione
degli oneri generali per recuperare tutti gli spazi possibili a vantaggio di
consumatori e aziende”.
I
FATTORI CHE HANNO DETERMINATO L’AUMENTO
Ma come si giustifica l’aumento delle due
componenti? Arera spiega che si tratta di vari fattori: “Andamento stagionale, riduzione della produzione di gas olandese,
alcune restrizioni all’accesso ai gasdotti di transito europei sono tra i
fenomeni che spingono
verso l’alto il prezzo del gas, ancora predominante anche
nella produzione elettrica”. Sempre in materia di produzione elettrica “pesano
i timori per un possibile calo della produzione francese nei prossimi mesi, a
causa dei problemi in alcune centrali nucleari. A questo si aggiungono le
recenti tensioni geopolitiche, legate
agli attacchi alle piattaforme petrolifere saudite, che hanno influenzato
le quotazioni delle principali commodity energetiche”.
IL
GAS DI GRONINGEN
La produzione
di gas olandese sta ormai andando a esaurimento. L’immensa riserva di gas,
scoperta nel 1959, e la lunga attività estrattiva che va avanti senza sosta dal
1963 hanno portato negli anni a una serie infinita di terremoti nella zona.
Negli anni Ottanta le entrate provenienti da questa zona “incidevano per il 15%
sulle entrate statali. Si calcola che abbiano fin qui fruttato allo Stato 417
miliardi di euro – si legge in un articolo de La Stampa -. La Nederlandse
Aardolie Maatschappij (NAM), la joint venture composta dal campione nazionale
Royal Dutch Shell e dalla statunitense ExxonMobil che è impegnata a tirar fuori
dalla terra quello che rimane pur sempre un combustibile fossile, ha incamerato
oltre 30 miliardi di euro. Tuttora poco meno del 90 per cento delle famiglie
olandesi impiega il gas di Groningen per uso domestico”. Si stima che il gas
lasciato nel sottosuolo “sia il 20 per cento dei 2.740 miliardi di metri cubici
(bcm) stimati alla fine degli anni Cinquanta, per un valore che oscilla tra i
50 e i 120 miliardi di euro. Dopo ogni terremoto di forte intensità la soglia
di bcm da estrarre viene abbassata, ora è 19, ma nel 2013 era ancora 59. Ora il
ministro Wiebes ha ventilato la possibilità di portarla a 12”, ha aggiunto il
sito web del quotidiano torinese.
I
REATTORI NUCLEARI FRANCESI VERSO LO STOP
A
pesare sugli aumenti anche quanto sta accadendo in Francia. Edf, l’azienda francese che sovrintende
alla produzione e distribuzione dell’energia elettrica, ha segnalato che sei reattori nucleari in alcune
centrali hanno riscontrato un problema alle saldature dei generatori di vapore.
I reattori interessati dal problema sono i numero 3 e 4 della centrale di
Blayais (dipartimento della Gironda), il numero 3 di Bugey (dipartimento
dell’Ain non lontano da Lione), il reattore numero 2 di Fessenheim (in Alsazia),
quello numero 4 di Dampierre-en-Burly (nella Loira) e quello numero 2 di Paluel
(anch’esso in Normandia). Sebbene si sia stabilito che i reattori interessati
dal difetto possano attualmente continuare il loro servizio, l’autorità
generale per la sicurezza nucleare francese, l’Asn, ha affermato che nelle
prossime settimane deciderà, una volta presa visione dei risultati delle
ulteriori indagini in atto, sul possibile arresto degli impianti. E questo
potrebbe portare un problema al nostro
paese che importa una grossa fetta di energia proprio dai cugini transalpini.
L’ATTACCO
ALLE RAFFINERIE SAUDITE
Infine, hanno influenzato i prezzi delle
materie prime, anche gli attacchi alle raffinerie petrolifere dell’Arabia
saudita di probabile matrice iraniana che hanno dimezzato improvvisamente la
produzione di petrolio, in corso di ripristino.
PER
I CONSUMATORI È COMUNQUE UNA STANGATA
Nel prossimo trimestre si spenderà di più,
ma nell’arco temporale dell’anno la situazione non cambia molto, grazie alle
manovre tariffarie precedenti: le famiglie italiane spenderanno infatti nel
2019 (al lordo delle tasse) 559 euro per l’elettricità e circa 1.107 euro per
quella del gas. La famiglia tipo del mercato tutelato avrà quindi una spesa
totale sostanzialmente allineata a quella del 2018, registrando un
aggiustamento di circa l’1% (+1,35% per l’elettricità, +1% per il gas). “Le
variazioni tariffarie di questo ultimo trimestre ci consegnano un 2019 in cui i
costi energetici hanno mantenuto una sostanziale stabilità nel medio periodo”,
ha commentato Besseghini.
QUANTO
PESANO ONERI E BALZELLI
Il peso
degli oneri di sistema in una bolletta tipo di un utente domestico del mercato
tutelato è attualmente del 22,6% a cui vanno aggiunte imposte per il 13% per la
luce, e 4,37% (sempre per gli oneri) quando si parla di gas. Ma poi sono da
considerare anche le spese di trasporto e gestione che assorbono un altro
19,8%. Considerati gli aumenti, insomma, il Codacons ha calcolato che le
famiglie italiane spenderanno in media 18 euro in più mentre secondo l’Unc
l’aggravio sarà di 52 euro.
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