Lavoro,
c’è già uno scontro nel governo: per Bellanova (Pd) il salario minimo proposto
dalla ministra Catalfo ‘è una truffa’
di Giuliano
Balestreri
Il governo ha appena giurato, ma è già
chiaro che le tensioni maggiori arriveranno dal fronte del Lavoro. E dalla
capacità di convivere all’interno dello stesso esecutivo di Nunzia Catalfo (M5s), prima firmataria
della legge sul reddito di cittadinanza, e neo ministro del Lavoro; e Teresa Bellanova (Pd), ministro delle
Politiche agricole in pectore, ma strenua oppositrice del decreto dignità e del
Rdc.
Certo, il fatto che Bellanova non fatichi a cambiare idea piuttosto rapidamente anche
sui temi più delicati potrebbe essere un vantaggio per cementare la
collaborazione all’interno dell’esecutivo. D’altra parte l’ex sindacalista nel
2012 dichiarava con convinzione “l’articolo 18 non si tocca”. Poi, due anni
dopo, entrata nel governo Renzi divenne la più convinta sostenitrice del Jobs
act che cancellò proprio il diritto al reintegro sul posto di lavoro per i
dipendenti licenziati senza giusta causa.
Non stupisce quindi che sia entrata nel governo con i M5s dopo che il
18 luglio su Twitter scriveva a Di Maio “dormi tranquillo, nessuna alleanza
con chi distribuisce odio e razzismo”. D’altra parte dopo aver definito il
leader grillino “inadeguato”, il 28 luglio ha ribadito che “con il M5s non ci sono valori condivisibili”. Anche perché il 5
agosto spiegava che “i dati Inps sul
Reddito di Cittadinanza certificano il fallimento”.
Diventa difficile immaginare come Bellanova, già sottosegretario al Lavoro e poi
vice ministro allo Sviluppo economico, possa sentirsi a proprio agio in un
governo che sul Reddito di cittadinanza ha tutte le intenzioni di accelerare
sia attraverso le politiche attive che con il varo del salario minimo.
Di più: la ministra Catalfo ha da tempo individuato in 9 euro l’ora la soglia
del salario minimo, una cifra contro la quale si sono scagliati tutti. I sindacati perché temono possa
distruggere i contratti nazionali del lavoro; le imprese perché non vogliono in
alcun modo veder sale il costo dell’occupazione. E ancora, non è escluso che la
ministra metta sul piatto il ritorno dell’articolo
18. D’altra parte lei è da sempre
vicina al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che lo scorso anno rifiutò la
poltrona di ministro del Lavoro perché il contratto di governo con la Lega non
prevedeva il ripristino delle tutele reale per i lavoratori.
Per Bellanova i provvedimenti del Movimento in tema di lavoro sono “fallimentari” e il
salario minimo “nella proposta del M5s è una truffa”. A giugno la neo
ministra del Pd sottolineava come non ci fosse alcuna “lotta seria e concreta
alla povertà, nessuna strategia per l’inclusione sociale, assenza totale di
politiche attive per il lavoro, totale incuria verso i tavoli di crisi e le
difficoltà certificate delle imprese”.
Inutile dire che per Catalfo la situazione sia diametralmente opposta. “Il principale obiettivo del reddito di
cittadinanza – spiegava – è quello di reinserire il beneficiario nel mondo
del lavoro, ma per rendere effettivo il reinserimento, a differenza del Rei,
punta molto sulle politiche attive del lavoro. La riforma del Pd, invece, non
investe nei servizi pubblici per l’impiego e quindi nella reale presa in
carico dei disoccupati: per questo il Rei diventa una misura assistenziale”. La
nomina di Catalfo a ministro del Lavoro sembra togliere ogni dubbio sulla
direzione che governo prenderà in materia, ma l’ingresso nell’esecutivo della
battagliera Bellanova lascia presagire che i renziani non molleranno la presa.
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