da: https://www.glistatigenerali.com/
- di Alessandro Santoro
C’era
una volta un signore chiamato Evasore, che vendeva le
sue belle merci e i suoi preziosi servizi senza dichiarare al fisco un bel
nulla e facendosi pagare in contanti fruscianti. Un giorno capitò un cliente che gli chiese di poter pagare con il
bancomat. Il signor Evasore non fu contento perché questo voleva dire che
avrebbe dovuto dare dei soldi alla banca, ma accettò per non perdere clienti.
Qualche tempo dopo, correva
l’anno 1991, il signor Evasore sentì alla televisione che il governo
aveva creato l’Anagrafe dei conti correnti e dei rapporti patrimoniali e che
questa era a disposizione del Grande Esattore. Il signor Evasore si spaventò:
“Ohibò, vuol dire che lo Stato potrà vedere nel mio conto corrente?”. Si
informò e scoprì che il Grande Esattore poteva solamente sapere, e anche con
una certa fatica, se il signor Evasore aveva un conto corrente da qualche
parte, ma non poteva sapere quale fosse l’ammontare che lui teneva sul suo
conto. Il signor Evasore si rilassò.
Passò
il tempo e arrivo l’anno di (dis)grazia 2011, in cui un signore grigiovestito
con la faccia brutta e la voce seria disse
che il governo aveva deciso di far funzionare finalmente l’Anagrafe dei conti
correnti, che nel frattempo era rimasta del tutto inutilizzata (pare
si fossero dimenticati di emanare un decreto attuativo), e di far
sapere al Grande esattore anche i dati relativi ai soldi che i correntisti
tengono sul proprio conto. Il signor Evasore si spaventò: “Ohibò, vuol dire che
lo Stato potrà vedere nel mio conto corrente?”. Cercò su Internet e scoprì che
non era esattamente così, perché nell’Anagrafe venivano inseriti il saldo
iniziale, quello finale e la giacenza media, non i singoli pagamenti. Il signor
Evasore si asciugò la fronte, ma non era comunque tranquillo, perché comunque
qualcosa il Grande Esattore poteva sapere.
Per
fortuna arrivò il Signor Garante di biancovestito che disse al Grande Esattore
che era vietato il trattamento automatizzato di dati personali volto a definire
il profilo o la personalità dell´interessato, e che quindi non era
pensabile che di quei dati si facesse un uso massivo. E comunque, prima di
autorizzare l’uso di quei dati anche per pochi contribuenti il Signor Garante,
dall’alto delle sue approfondite conoscenze delle tecniche di data mining e
machine learning, voleva capire esattamente che uso ne faceva il Grande
Esattore. Il Grande Esattore e il Signor
Garante cominciarono a discutere, e non
se ne fece nulla fino al luglio del 2017,
quando i dati individuali furono utilizzati per qualche centinaio solamente di contribuenti (la cosiddetta sperimentazione, poi ripetuta nel 2019 e anche nota
sulla stampa come risparmiometro) tra i quali il Signor Evasore era
abbastanza sicuro di non rientrare. Il
Signor Evasore si rilassò.
Qualcuno protestò contro la decisione del Signor Garante, dicendo che l’impossibilità
di profilare il rischio individuale era un ostacolo alla lotta all’evasione. Ma
il Signor Garante replicò che non era vero, perché comunque le informazioni potevano essere usate per
le indagini finanziarie e che, comunque, “eravamo in Italia e non in Cina”. Il Signor Evasore - pur contento
di non essere in Cina - si inquietò: “Ohibò,
cosa sono queste indagini finanziarie?”. Di nuovo si informò e scoprì che le indagini finanziarie non
possono essere fatte partendo dall’analisi dei conti correnti, ma che
possono utilizzare le informazioni sui conti correnti dopo che, per
qualche altra ragione, è partita un’indagine sul contribuente. E quindi che se un evasore non lascia altre tracce non
può comunque essere trovato (tra sé il
Signor Evasore sorrise: come può il Signor Garante non capire la differenza
tra profilare il rischio prima che si verifichi e inseguire l’evasore dopo che
questi ha già evaso?). Scoprì anche che secondo lo stesso governo nel 2017 erano stati fatti solo 2.324
interventi usando le indagini finanziarie. Il Signor Evasore si rilassò.
In
questi giorni il Signor Evasore ha sentito che un autorevole centro studi ha proposto di premiare il
pagamento elettronico incentivandolo con un credito d’imposta.
Si è preoccupato: “Ohibò, ma per caso questo centro studi ha anche proposto di
rimuovere i vincoli posti dal garante della privacy?”. Navigando un po’ tra i
social il Signor Evasore ha però
scoperto non solo che nella proposta non si parla di questi limiti, ma che
nessuno tra i politici ha mai osato proporlo perché nessuno vuole perdere voti con l’accusa che il Grande Esattore
diventi il Grande Fratello. Il Signor Evasore si è rilassato. E ha sorriso.
NB1)
Ovviamente un Signor Evasore potrebbe essere non informato di
tutto ciò, e credere veramente alla favola che i pagamenti elettronici siano
effettivamente tracciati. Però, dopo un po’, nessuno ha più creduto a Pierino
che chiamava il lupo…
NB2)
…chi scrive è assolutamente favorevole all’espansione
dell’uso della moneta elettronica per la comodità e la sicurezza dei pagamenti,
e anche per il contrasto del riciclaggio.
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