da: https://www.linkiesta.it/it/
- di Riccardo Paradisi
Finora
il green new deal del governo è un pasticcio (e rischia di fare il gioco di
Salvini)
Tassare
i voli aerei, le bibite, le merendine, il gasolio. Le misure green di cui si è
finora parlato sembrano disordinate, occasionali. E rischiano di fare il gioco
dell’opposizione
Il governo
giallorosso rischia in partenza il replay
di quello giallo-verde che l’ha preceduto. Il continuo braccio di ferro tra pezzi di esecutivo su singoli provvedimenti,
che è stato il leitmotiv dell’intesa fallita Salvini-Di Maio, potrebbe
rivelarsi lo spartito anche di questo esecutivo.
Il green
new deal doveva essere un’occasione rivoluzionaria per gli investimenti
sull’innovazione e l’energia rinnovabile, per un grande piano di rilancio
economico in grado di capitalizzare incentivi e mettere a sistema tecnologia e
ambiente. Stando alle prime,
disordinate, dichiarazioni, si sta rivelando una leva per inasprire la
pressione fiscale e tassare bibite, merendine, voli aerei e diesel auto. Così regalando al sovranismo, intanto
scivolato all’opposizione, una ghiotta occasione di polemica e di rimonta: «Non
è che state mangiando una terribile e tassabile Girella vero?», ironizzava ieri
Matteo Salvini.
Facili battute
socialpopuliste, ma il modo in cui il Conte-bis si sta incartando e
dividendo
sul verde è paradigmatico. Il ministro
dell’Ambiente Sergio Costa sembra intenzionato, malgrado gli inviti alla
ponderatezza di tecnici e Tesoro, a portare avanti le misure che ha in mente:
tra tutte incentivi alla
rottamazione delle auto inquinanti e sgravi per prodotti senza imballaggio.
“Si deve procedere” dice il ministro, anche
se esiste un problema di coperture. Cosìcche gli ecoincentivi potrebbero tradursi in un aumento del costo del
gasolio - e in Italia sono quasi venti milioni i guidatori di auto diesel -
così come il taglio delle Sad (sussidi
ambientalmente dannosi) potrebbe comportare un aumento immediato del prezzo
del gasolio per i trattori. E per un
governo che doveva essere no-tax non sarebbe il massimo, colpire i consumi
vitali di categorie esposte, con l'esempio francese dietro l'angolo: è cronaca
di questi giorni il ritorno dei gilet gialli.
Fa appello alla svolta green, del resto,
anche il ministro dell’istruzione
Fioramonti che chiede di tassare appunto le merendine e le bibite gassate
per aumentare di cento euro mensili lo stipendio dei docenti. E il premier
Conte, sempre in nome del new deal verde, non vede nulla di strano per reperire
risorse in vista della manovra nell’aumentare di un euro il costo dei voli
nazionali e di 1,5 quello dei voli internazionali.
Sembrano iniziative episodiche (se non isteriche, più una parodia di un
"deal"), volte a fare un po’ di cassa, niente che somigli al piano green per la protezione del clima –
un’operazione da 54 miliardi di euro – varato in Germania senza aumentare di un euro il debito
pubblico e soprattutto immaginato
armonizzando aumento dei prezzi, agevolazioni e deduzioni fiscali, nuovi
investimenti e sussidi per auto e veicoli elettrici.
Ora appare ancora più chiaro perché, tra
gli altri motivi, Matteo Renzi ha scelto un’altra posizione per continuare a
sostenere il governo Conte. E così nel merito di questa vicenda che rischia di
diventare il vaso di pandora delle contraddizioni giallorosse, il leader di
Italia Viva dice: “Noi siamo per un grande piano di investimenti verdi sul
modello di quello lanciato dalla Merkel e se possibile più ambizioso ma puntare
sull'ambiente 'non significa alzare le tasse agli agricoltori o ad altri. Per
il nostro Piano Verde servono i contatori digitali e le nuove tecnologie, non
la politica dei no alle metropolitane e alle tramvie”.
Non
c’è solo il pasticcio sul green però. L’enfasi posta alla
vigilia del nuovo insediamento di Conte a Palazzo Chigi sul taglio del cuneo fiscale come
alternativa alla flat tax leghista è già molto scemata. Si parla di spalmare il taglio del cuneo fiscale sui
prossimi anni di legislatura, una misura graduale, lenta. Il risultato è
che nella percezione comune invece dell’aspettativa per un taglio al costo del
lavoro è risalito l’allarme per una nuova stagione di stangate. E in un paese
dove la pressione fiscale è oltre il 42% non è una di quelle cose
che contribuisce alla buona letteratura di un governo.
Nessun commento:
Posta un commento