da: Lettera 43
Il
governo Conte bis alle prese con le nomine in scadenza
Dalle
Authority, prima fra tutte quella della Privacy, a Sace, passando per Ansaldo
Energia e i Team innovazione. Per arrivare, nel 2020, alle Partecipate. Gli
incarichi da rinnovare e che potrebbero mettere a dura prova la tenuta dei
giallorossi.
di Carlo
Terzano
Matteo Salvini, dai banchi
dell’opposizione, lo grida da giorni: quello giallorosso è un «governo delle
poltrone». E in un certo senso non ha torto visto che il Conte bis dovrà assegnarne diverse dopo la “spartizione” tra
sottosegretari e viceministri. Il caso e i complessi calendari che regolano
la durata delle governance vogliono infatti che, nell’immediato, scadano
diversi incarichi di spicco: circa 70 solo in autunno, persino diverse
centinaia nel 2020. Un ulteriore banco di prova per la tenuta della
maggioranza.
OCCHI
PUNTATI SUL GARANTE DELLA PRIVACY
Partiamo dalle varie Autorità di garanzia.
È già scaduto da tempo (il 19 giugno scorso) il mandato di Antonello Soro,
garante della Privacy. Sostituirlo non sarà facile dato che Pd e M5s hanno
avuto frizioni quando l’Authority comminò una multa per la vulnerabilità e la scarsa
trasparenza della piattaforma di voto Rousseau.
«Il garante della Privacy è un politico del
Pd, l’Autorità indipendente non può più essere messa nelle mani di un uomo di
partito», attaccarono i pentastellati. Ora vedremo se hanno cambiato idea.
Arrivato al termine del proprio mandato
settennale è anche il garante per le Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani.
Considerata la volontà dei grillini di procedere con una robusta legge sul
conflitto di interessi che risolva una volta per tutte l’anomalia berlusconiana
(l’Agcom monitora il pluralismo politico in televisione) e le sfide cruciali
legate al 5G, anche la composizione di quel board (cinque membri: presidente e
quattro commissari) rischia di essere un rebus per la nuova maggioranza.
L’ADDIO
DI RAFFAELE CANTONE DALL’ANAC
A complicare ulteriormente la situazione si
sono poi aggiunte le dimissioni di Raffaele Cantone dai vertici dell’Autorità
nazionale anticorruzione. Il magistrato, nominato alla guida dell’Anac nel 2014
da Matteo Renzi, ha deciso di abbandonare quella delicata posizione con un anno
di anticipo a seguito di diversi contrasti con il governo gialloverde (Luigi Di
Maio in più occasioni aveva definito il codice degli appalti non solo
«complicato e illeggibile» ma persino «un blocco per il Paese»).
GLI
INCARICHI PER L’INNOVAZIONE DEL CONTE BIS
Nel suo discorso alle Camere, Giuseppe
Conte ha ribadito che l’agenda digitale del Paese sarà tra le priorità del
nuovo esecutivo giallorosso. Cade dunque a fagiolo la scadenza entro l’anno del
team per la Trasformazione digitale presso la presidenza del Consiglio dei
ministri che dovrebbe trasformarsi dal primo gennaio 2020 nel dipartimento per
la trasformazione digitale istituito lo scorso 19 giugno e ancora tutto da
occupare. Questa nuova struttura, particolarmente complessa, ricca di poltrone
da assegnare, si interfaccerà con l’Agenzia per l’Italia digitale attualmente
guidata da Teresa Alvaro e dialogherà con il neonato ministero per
l’Innovazione guidato dall’ex assessore di Torino Paola Pisano.
Ancora in attesa di nomine, poi, il nuovo
Fondo nazionale innovazione voluto fortemente da Di Maio ai tempi del Mise per
finanziare le startup italiane. Rinviato più volte e fortemente smagrito nei
numeri (il fondo è passato dagli oltre 3 miliardi delle dichiarazioni iniziali
al miliardo circa attuale) si comporrà comunque di nove membri indicati per due
terzi da Cassa depositi e prestiti e per il terzo restante da Invitalia. E
nella stessa Invitalia si deve trovare un sostituto a Domenico Arcuri il cui mandato
è in scadenza.
IN
CDP ATTESA PER LE NOMINE SACE
Sul fronte Cdp, si giocheranno le partite
maggiori. C’è infatti ancora da risolvere il nodo delle nomine in Sace, la
società da 14 sedi solo in Italia e 10 uffici nel mondo che fornisce sostegno
alle Pmi per promuovere internazionalmente il made in Italy. Tra presidente,
amministratore delegato (oggi rispettivamente Beniamino Quintieri e Alessandro
Decio) e consiglio di amministrazione, i posti da assegnare sono ben nove. A
decidere saranno Cdp e il nuovo Mef a guida Roberto Gualtieri (Pd).
Il suo predecessore, Giovanni Tria, aveva
tenuto a lungo sulla propria scrivania quel dossier così delicato e si dice che
avesse iniziato a costruire il nuovo organigramma: lavoro inutile spazzato via
dal recente terremoto politico.
CAMBIO
AL VERTICE ANCHE IN ANSALDO ENERGIA
Altre tessere da posizionare saranno quelle
dei vertici dell’Ansaldo Energia di cui la Cassa è azionista attraverso Cdp
Equity. Ben prima che implodesse il governo gialloverde si fece il nome di Giuseppe
Marino (ex Ansaldo Breda ora in Hitachi Rail) al posto di Giuseppe Zampini, che
rimarrebbe solo come presidente, ma la crisi politica potrebbe aver sparigliato
tutto. Non meno importante la partita all’interno di Cdp Immobiliare, oggi
guidata dal presidente Matteo Melley con Salvatore Sardo nel ruolo di ad cui si
aggiungono tre poltrone da consigliere. Cinque posti da trovare anche in Cdp
Investimenti Sgr.
DAL
2020 COMINCIA LA PARTITA DELLE PARTECIPATE
In via di rinnovo questo autunno anche il
board dell’Agenzia del farmaco e quello dell’Inail ora che non ha più una
governance unica con l‘Inps. Se il governo giallorosso arriverà a mangiare il
panettone superando indenne le insidie della legge di Bilancio potrà accedere a
ben altra scacchiera: quella dei gioielli di famiglia. In scadenza, oltre al
già nutrito novero pubblicato sul sito del Mef, ci sono, in rigoroso ordine
alfabetico, i vertici di Enav, Enel, Eni, Leonardo, Poste Italiane e Terna.
Senza dimenticare l’Inps. Tra ruoli apicali e cda si parla di diverse centinaia
di incarichi a disposizione della nuova maggioranza Pd-M5s. Quando Salvini
ripete il mantra del «governo delle poltrone», insomma, non ha tutti i torti.
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