da: Il Fatto Quotidiano
La
bozza del disegno di legge Concorrenza sui cui lavora l’esecutivo sembra
scritto dall’Ania: meno risarcimenti e norme che favoriscono le compagnie
Il 20 febbraio arriveranno in Consiglio dei
ministri un bel po’ di leggi e decreti. Lo ha promesso martedì Matteo Renzi
citando – tra gli altri – il ddl Concorrenza scritto da Federica Guidi. E qui
c’è un problema. A giudicare dalla bozza in possesso del Fatto Quotidiano,
infatti, al ministero dello Sviluppo hanno svuotato i cassetti di vecchie norme
già respinte dal Parlamento: ci si riferisce, in particolare, a quelle in
materia di Rc Auto, che al solito sembrano uscite dalla penna di un funzionario
dell’Ania, la Confindustria delle assicurazioni.
Diminuire
i risarcimenti: l’ossessione di un decennio
Anche nel disegno di legge di Renzi c’è una
norma che Ania tenta di far approvare almeno dall’ultimo governo Berlusconi: un
taglio drastico sui risarcimenti per i macrodanni (cosette permanenti come la
perdita di un arto o la morte).
Un breve riassunto: il Codice delle
assicurazioni entrato in vigore nel 2006 delegava il governo a stilare tabelle
nazionali con i valori del risarcimento entro 24 mesi (la delega scadeva a
gennaio 2008). Quelle per i microdanni (da 1 a 9 punti)
arrivarono quasi
subito, le altre (da 10 a 100 punti) finirono disperse: a delega già morta ci
provò nell’agosto 2011 l’ex Cavaliere e all’inizio del 2012 Mario Monti con un
apposito Dpr su tabelle elaborate dai tecnici del ministero dello Sviluppo. Il
motivo di questo improvviso risveglio è semplice: proprio nel 2011 la
Cassazione aveva stabilito che le tabelle nazionali già esistono e sono quelle
– compilate in maniera scientificamente impeccabile – dal Tribunale di Milano.
Solo che alle assicurazioni non piacciono: con quelle si paga troppo e infatti
quelle del ministero tagliano i risarcimenti fino al 50%. Ora il ddl Guidi-Renzi riprova laddove
fallirono i padri e, pur di fare un favore
alle assicurazioni, in tre righe tenta di resuscitare una delega al governo
scaduta da sei anni.
Il
colpo di frusta: quando una parola è di troppo
In principio fu Monti, ma ora Renzi supera
e corregge il maestro: nessuno dovrà mai risarcire un “colpo di frustra”. È
andata così. Quando inizia la crisi le assicurazioni vanno in sofferenza, poi
tornano agli utili con una cura semplice: aumento dei prezzi e abbattimento dei
risarcimenti. A quest’ultima parte ci ha pensato il governo tecnico, che a
inizio 2012 stabilì che i danni di lieve entità vanno risarciti solo se in presenza
di un “accertamento clinico strumentale obiettivo”. Che significa? I medici
legali delle compagnie non riconoscono mai i piccoli danni tipo il “colpo di
frusta” e all’assicurato resta l’unica scelta di fare esami assai costosi per
un risarcimento che potrebbe persino non coprirli. Risultato: quel capitolo è
passato dal costare alle compagnie 2,7 miliardi l’anno a poco più di uno. E che
facevano, nel frattempo, i costi per gli utenti? Ovviamente aumentavano. La
legge di Monti, però, lasciava ancora qualche spazio all’autonoma scelta del
medico e qui arriva il ddl di Renzi: nessuno spazio alla constatazione “visiva”
del danno. O fai gli esami clinici o niente soldi.
Gli
avanzi di Letta: quando i renziani erano contro
Altre norme presenti nel ddl Concorrenza
vengono dritte dritte da un decreto del governo di Enrico Letta: all’epoca i
renziani in Parlamento (assai meno di oggi) provvidero a far stralciare quelle
norme, oggi il loro capo si appresta a ripresentarle. L’impianto
propagandistico è lo stesso: vi faremo risparmiare il 25%. Poi magari non sarà
proprio così, intanto le assicurazioni si prendono i loro vantaggi. Le
compagnie – dice il testo – devono applicare “sconti significativi” a chi ad
esempio fa montare la scatola nera sulla sua auto (peccato che i costi di
installazione e funzionamento siano a carico del cliente). Altro cavallo di
battaglia dell’Ania presente nel nuovo testo è il cosiddetto “risarcimento in
forma specifica” (si fa riparare la macchina da un carrozziere scelto
dall’assicurazione): questo – oltre a far diventare i 15 mila carrozzieri
italiani dei terzisti delle compagnie – lascia all’assicurazione la scelta
sulle modalità di riparazione. Tradotto: tra due soluzioni tecniche, il
carrozziere convenzionato sceglierà sempre quella meno costosa per i suoi
datori di lavoro. E c’è pure lo sconto se si accetta il divieto di cessione del
diritto al risarcimento: quando cioè il carrozziere ripara la macchina e poi è
lui a vedersela con la compagnia (anche qui il problema è la qualità tecnica
delle riparazioni e la valutazione del costo del lavoro dell’artigiano).
Un
mercato inefficiente, che verrà lasciato com’è
Dalla liberalizzazione di metà anni Novanta
al 2012 i sinistri sono diminuiti del 40%, mentre i costi per l’utente – dice
uno studio Adusbef – aumentavano del 245% (da 391 a 1.350 euro). Risultato: il
10% del parco auto circolante non ha l’assicurazione. Secondo la stessa Ania,
l’indice dei sinistri è calato dal 15% di vent’anni fa al 6,3% del 2013.
Com’è possibile allora che le polizze siano
sempre salite? Le truffe c’entra poco. Spiega l’Antitrust: “Il settore della Rc
Auto in Italia è un mercato con debole tensione competitiva”, in cui “le
inefficienze vengono trasferite sui premi, con le imprese più efficienti che preferiscono
realizzare margini più elevati anziché competere”. E infatti, laddove in
Francia una quarantina di compagnie si contendono i clienti, in Italia i primi
tre gruppi – Unipol/Fon-sai, Allianz e Generali – si dividono oltre oltre i 2/3
del mercato. Di questo, ovviamente, il ddl Concorrenza non si occupa.
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