mercoledì 7 gennaio 2015

Le Renziate: “Dal salva-banche a B, modifiche ad personam”



da: Il Fatto Quotidiano

Nel decreto incriminato, tante le aggiunte in extremis che sembrano scritte su misura per gli istituti di credito e i grandi gruppi finanziari
di Carlo Di Foggia

C’è la “manina” che l'ha inserita e c'è la penna che l'ha scritta. La norma salva Berlusconi non è più orfana, ma ha molti padri. “L'ho voluta io, ma mi avevano dato rassicurazioni avvocati e magistrati”, ha spiegato il premier al Fatto. Vera la prima. Alcuni dei consulenti – lato magistratura – negano infatti di averla mai vista. Chi ha seguito da molto vicino l'iter del provvedimento, però, parla di “molte modifiche”, “calibrate”.

Un testo, quello cambiato all'ultimo da Palazzo Chigi – non quello elaborato al Tesoro – arricchito di aggiunte tecniche che vanificano l'impianto originale, e sembrano scritte da fiscalisti esperti, su misura per i grandi gruppi bancari e finanziari. Norme con un nome specifico. È il caso, per dire, del comma 4 inserito nell'articolo 4 del decreto, quello che punisce soprattutto chi elude il Fisco con operazioni di finanza strutturata, come i derivati. Un articolo meritorio, vanificato però dal comma aggiunto alla fine: vengono esclusi “flussi finanziari
nelle scritture contabili obbligatorie”. È una norma salva banche perché di fatto svuota la frode fiscale, e in questo modo aiuta gli Istituti che in passato hanno messo nero su bianco le operazioni sospette temendo un'azione penale: se ne avvantaggerebbero gli ex ad di Unicredit, Alessandro Profumo e Banca Intesa, Corrado Passera. Nel giugno scorso, la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di Profumo in merito alla cosiddetta “operazione Brontos”: 245 milioni di euro che sarebbero stati sottratti al Fisco con operazioni di finanza strutturata. Visti gli utili, il caso potrebbe rientrare anche nella famosa norma pro Berlusconi (che cancella il reato di frode se l'importo evaso è inferiore al 3% del reddito dichiarato). “Ma quel comma preoccupa soprattutto per il futuro”, confida chi ha lavorato al testo. Il cavillo riavvicina i contatti con il mondo bancario, raffreddati non poco dopo il colpo inflittogli dal decreto sugli 80 euro, che ha alzato l'aliquota (dal 12% deciso da Letta al 26%) sulle plusvalenze derivanti dalle rivalutazioni delle quote della Banca d’Italia in pancia a molti istituti. Il riavvicinamento passa soprattutto dal lavoro sotterraneo compiuto in questi mesi dal sottosegretario e uomo ombra di Renzi, Luca Lotti. L'interesse degli ambienti finanziari è alto, meno quello industriale. Non è un caso se ieri la berlusconiana Daniela Santanchè se la sia presa con Confindustria: “Il suo silenzio è ipocrita”, ha attaccato. Il Sole 24 Ore ha più volte messo in evidenza gli aspetti critici del testo e, in ultimo, attaccato la norma pro-Berlusconi.

Qui, i possibili beneficiari sono molti, da Prada, che ha pagato 470 milioni (ma c’è un fascicolo aperto dalla Procura di Milano per “omessa o infedele dichiarazione dei redditi” nei confronti di Miuccia Prada, Patrizio Bertelli e il loro commercialista, ad Armani (270 milioni). Tornando alle operazioni strutturate, ad avere contraccolpi potrebbe essere anche il processo al patron dell'Ilva Emilio Riva – morto nell'aprile scorso – due ex dirigenti del gruppo e un ex manager della filiale di Londra di Deutsche Bank, in relazione a una maxi evasione da 52 milioni. Soldi sottratti al Fisco con una falsa rappresentazione nelle “scritture contabili obbligatorie”, proprio la circostanza esclusa dal comma inserito in calce all'articolo 4. Lo stesso che viene depotenziato da un'altra incredibile modifica che separa “l'ostacolo all'accertamento”, dall’“induzione in errore dell'amministrazione finanziaria (il Fisco, ndr) ” con una “e” anziché una “o”: stando al testo, quindi, se entrambi i casi non si verificano il reato non si commette.
Peggio ancora accade con l'articolo 17, che elimina la possibilità di raddoppiare i tempi di accertamento (da 4 a 8 anni). Fonti di governo fanno sapere che verrà modificata perché “è impossibile che la Ragioneria possa farla passare”. Il motivo è semplice: “Cancellerebbe centinaia di accertamenti, facendo perdere molti miliardi all’Erario”. Il combinato disposto fra tutte queste norme - spiegano fonti della magistratura – cancellerebbe circa 8 processi su 10 in materia di reati tributari. Intervistato dal Tg5, il premier ha chiarito che la norma incriminata (e l'intero decreto) per ora è solo congelata: “Ne riparleremo dopo l'elezione del Quirinale, quando Berlusconi avrà completato i servizi sociali”. “L'impianto dell’articolo (quello sul 3%, ndr) è condiviso dal ministro Pier Carlo Padoan”, confermano dal Tesoro: “Andranno però rivisti gli effetti: nessuno poteva prevedere favorissero una persona specifica (Berlusconi, ndr) ”. La partita è solo rimandata.

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