Perché mai trattare alcuni aspetti centrali
per i personaggi ma poi non svilupparli o abbandonarli, lasciando lo spettatore
con alcune domande alle quali gli autori non danno risposte.
Ad esempio…
Perché Claudia
Mares, in un video per Domenico Calcaterra, gli disse che non era il padre
del figlio che aspettava?
Possibile che Domenico Calcaterra, pur
indaffarato nella ricerca degli assassini della Mares, pur “attirato” da una
diversa Rosy Abate (quarta e quinta serie), pur impegnato a sgominare l’organizzazione
Stato-mafia Crisalide (sesta serie) non si sia mai posto questa domanda?
Se anche la Mares avesse tradito Calcaterra,
come poteva essere certa che lui non fosse il padre. Significava che aveva
mentito sull’inizio della gravidanza. E’ vero che le fiction italiane non
primeggiano per credibilità di racconto, ma, mi sembrerebbe un’ipotesi pacchiana
per una serie prodotta da Taodue che è – mediamente – il meglio che si possa
trovare nella tv generalista.
E…allora. Se la Mares mentì sapendo di
mentire, avrà avuto un motivo per allontanare e allontanarsi da Calcaterra.
Sarà mai rivelato? Oppure gli sceneggiatori non hanno nessuna intenzione di
svelare un aspetto non proprio
irrilevante di un rapporto che, per quanto non
più esistente, è stato significativo nella storia del personaggio Calcaterra.
Altra domanda: perché De Silva – che il bravissimo Pierobon fa sembrare simpatico
e piacevole – ma si tratta del peggior personaggio della serie considerando che
è il fautore e “gestore” della trattativa Stato-mafia, ergo: quanto di più
negativo vi sia, ha risparmiato la vita a Domenico Calcaterra e anche a Rosy
Abate che gli chiedeva, davanti alla tomba del figlio Leonardino, di spararle?
Beh…qui si può azzardare l’ipotesi che a De
Silva possano ancora servire Rosy Abate e Domenico Calcaterra. Ma anche questa
domanda chiederebbe una risposta credibile da parte degli sceneggiatori. Che non
sia: Calcaterra deve salvare la vita di De Silva minacciata dalla scontata non-morte
di Veronica Colombo, pertanto, De Silva non gli spara. Fa ridere sta roba.
Bastava evitare di mettere il De Silva in questa situazione. Cioè nella
condizione di poter sparare o salvare Calcaterra.
Fa ridere anche De Silva “buono”. Toglie
credibilità al personaggio. Un De Silva opportunista che risparmia Rosy e
Calcaterra perché potrebbero ancora essere utili ma che abbia qualche rigurgito
emozionale è più verosimile. E in questo connubio: ‘deviato opportunista-che ancora prova qualche emozione’ gli
sceneggiatori potrebbero mostrarci una risposta credibile.
Ma…anche questa domanda potrebbe essere
ignorata dagli sceneggiatori di Squadra Antimafia 6.
E arriviamo alla domandona finale che,
invece, potrebbe trovare risposta nell’ultima puntata in onda lunedì 10
novembre: che fine farà Rosy Abate?
Secondo alcune “voci” web, Giulia Michelini farebbe comunque parte
del cast di Squadra Antimafia 7, seppure
con il contagocce. Ergo: nulla vieta
che nella decima e ultima puntata della sesta serie Rosy Abate sia uccisa o
riesca a suicidarsi (ci ha provato più di una volta) per poi “riapparire” con
qualche flashback nella settima serie. Non avrebbe senso ma….non stiamo mica
trattando di una serie americana.
Non avrebbe senso perché i flashback sono
di due tipi. Il primo, riguarda il flashback che mostra alcune scene di momenti
passati. Vale a dire: scene già girate. Quindi: non ci sarebbe bisogno di
Giulia Michelini sul set di Squadra Antimafia 7. L’altro tipo di flashback
attiene a momenti che non abbiamo ancora visto ma che sono legati a scene, a
parti del racconto precedenti. Queste sì, sono scene da girare se non già fatte
e “congelate” per essere inserite in momenti successivi. In questo caso, Giulia
Michelini potrebbe trovarsi a dover girare qualche scena anche per la settima
stagione. E questo spiegherebbe la sua presenza seppure limitata.
Ma che senso ha (se non una certa crudeltà
nei confronti dei fans della Michelini-Rosy Abate) farla morire per poi
mostrarla in qualche flashback nella prossima stagione? Meno traumatico è più
digeribile sarebbe mantenerla in vita ma allontanarla da Calcaterra ed
eventualmente farla rispuntare in qualche circostanza con uno sviluppo sensato del
personaggio rispetto all’attuale momento della storia che la vede ancora
distrutta dal dolore, in preda a un’auto punizione.
Tralascio ipotesi su presunte gravidanze perché mi pare che qui siamo nel mondo dei sogni
dei fans della coppia Abate-Calcaterra
anche se, va detto, una nuova vita, una rinascita della persona, avviene anche
tramite una gravidanza. Ma Rosy Abate che torna a fare coppia con quel Calcaterra
che continua a fare il poliziotto, che, seppure dalla parte della cosiddetta
legalità, rimane in quell’ambiente da cui deriva la sua sofferenza, da cui lei sta
scappando mentalmente, prima ancora che fisicamente, mi pare in contrasto con il
racconto attuale di una donna piegata da dolore e rimorsi.
Ovviamente, ci starebbe anche l’evoluzione
di Rosy Abate, la sua uscita dal tunnel. Ma la Michelini vuole lasciare la
serie, quindi, se anche gli sceneggiatori fossero ispirati, viene a mancare il
presupposto fondamentale: il personaggio Rosy Abate.
Però…questa è fiction. Italiana, per
giunta.
E…allora. Ci sta tutto e il contrario di
tutto. E ci sta qualcosa che nessuno può ipotizzare perché gli sceneggiatori
possono sempre barare. Ciò buttare sul tavolo qualche carta che non era nel
mazzo.
A lunedì, l’ardua sentenza…
P.S: Tralascio considerazioni su alcuni momenti
“comici” di questa sesta stagione. Ne cito uno: Rosy Abate che cuce la ferita
di Domenico Calcaterra senza manco dargli una botta in testa prima dell’”intervento”,
o, come nei film western, ubriacandolo con del whisky per stordirlo. Avrebbe
fatto ridere la bottiglia di whisky? Certo. Ma anche questa operazione di
salvataggio a “mente serena” senza neppure un antibiotico post operazione fa
ridere.
A ciò aggiungiamo il Calcaterra che anziché
morire – quanto meno di tetano – ritorna in forma in sella a un sidecar e
arriva alla sede di Crisalide.
Ok che siamo in una serie televisiva. Ma
fiction non significa approssimazione, superficialità. Che è quella che fa
diventare “comico” qualcosa che dovrebbe essere avvincente e con pathos.
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